Dopo le minacce Belgrado scopre il dialogo

Dopo le minacce Belgrado scopre il dialogo JUGOSLAVIA Ma gli indipendentisti: nessuna trattativa finché i serbi non fermano i bombardamenti Dopo le minacce Belgrado scopre il dialogo Il governo offre un tavolo agli albanesi del Kosovo ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Di fronte alle minacce sempre più pressanti di un intervento della Nato contro le postazioni militari serbe, Belgrado ha nominato ieri un consiglio provvisorio per il Kosovo che ha U compito di organizzare elezioni amministrative e riportare la calma in questa regione. Costituito da 18 componenti, compresi alcuni esponenti albanesi, il consiglio è stato però sconfessato dalle autorità politiche kosovare. Dopo che a Pristina è stata pubblicata la lettera del viceprimo ministro della Serbia Ratko Markovic che invita la controparte albanese a riprendere le trattative, il capo della delegazione albanese Fehmi Agani ha risposto che non sono cambiati i presupposti di base per la ripresa del dialogo. «Nel Kosovo continuano i combattimenti. Dal 20 luglio ad oggi le truppe serbe hanno ucciso, in media, 15 albanesi al giorno. Finché le cose stanno così, non ci sono le condizioni per negoziare», ha detto Agani. A detta della Lega Democratica del Kosovo, l'artiglieria pesante jugoslava ha continuato anche ieri ad attaccare i villaggi albanesi lungo il confine con l'Albania. Sono stati bombardati i paesi della zona intorno a Djakovica. Per via della vicinanza con la frontiera ancora una volta i governi di Belgrado e Tirana si sono accusati a vicenda di violazioni territoriali. Un soldato dell'esercito jugoslavo sarebbe stato ucciso da colpi di arma da fuoco provenienti dall'Al- bania, ma gli albanesi affermano che le forze di Milosevic hanno sparato contro un loro posto di frontiera. Sempre secondo fonti albanesi, nel Comune di Glogovac sono state ritrovate le salme di 20 civili uccisi durante l'ultima offensiva ser- ba nella zona di Drenica. I cadaveri di 11 vittime di un altro massacro sono stati scoperti in un villaggio vicino a Suva Reka. Anche il New York Times parla di un eccidio nei pressi di Gornje Obrinje dove sono stati trucidati 13 albanesi. «Le forze di Slobodan Milosevic si troveranno di fronte ai bombardamenti aerei della Nato in meno di due settimane se non soddisferanno le richieste del Consiglio di Sicurezza dell'Orni di terminare il conflitto nel Kosovo», ha dichiarato il ministro della Difesa americano William Cohen, aggiungendo che la portaerei Eisenhower è salpata in direzione di Rodi con 50 cacciabombardieri a bordo. Da parte sua il segretario di Stato Usa Madeleine Albright ha sottolineato che «si può attaccare senza il sì di Mosca». Ma il senatore repubblicano della Virginia John Warner, che dovrebbe diventare presidente della Commissione delle Forze Armate, ha ribadito che gli Stati Uniti dovrebbero fornire i loro aerei per i bombardamenti della Nato soltanto se gli alleati europei manderanno truppe di terra nel Kosovo per mantenere la pace nella regione. «I soli bombardamenti non servono per risolvere la situazione», ha detto Warner. Un atteggiamento cauto è stato adottato anche dal ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini. «I preparativi della Nato sono di per sé mezzi persuasivi. Ci sono segnali che la vicenda si può accomodare, ma è ancora presto per dirlo. Se non ci sarà un adempimento sufficiente da parte dei serbi, un intervento militare diventerà inevitabile, ma le regole internazionali richiedono che un inter¬ vento militare abbia il mandato del Consiglio di Sicurezza dell'Orni. Ci siamo sempre attenuti a queste regole», ha dichiarato il capo della diplomazia italiana. La decisione per l'intervento della Nato verrà preso all'inizio della settimana dopo che il segretario generale dell'Orni Kofi Annan avrà presentato il suo rapporto sul Kosovo al Consiglio di Sicurezza. «La Nato dovrebbe intervenire con urgenza per fermare gli attacchi delle truppe serbe», ha dichiarato il ministro degli Esteri albanesi Paskal Milo, aggiungendo che Milosevic dovrebbe essere accusato come criminale di guerra per via dei massacri compiuti contro i civili albanesi. «Dev'essere trovata una soluzione politica alla crisi che rispetterà la volontà di autodeterminazione della maggioranza albanese nel Kosovo, ma senza cambiamenti violenti dei confini jugoslavi», ha detto Milo. Ingrìd Badurina Dini: senza una svolta di Milosevic l'intervento Nato sarà inevitabile Bambini di etnia albanese rifugiati in una tenda nella foresta vicino al villaggio di Damenek, in Kosovo