L'omaggio di Schroeder fa piangere Kohl di Emanuele Novazio

L'omaggio di Schroeder fa piangere Kohl GERMANIA Anniversario dell'unificazione a Hannover: la Baviera abbandona il palco prima dell'inno della Ddr L'omaggio di Schroeder fa piangere Kohl 77 vincitore allo sconfitto: i tedeschi non la dimenticheranno HANNOVER DAL NOSTRO INVIATO Per dire addio a Helmut Kohl e alla sua era, Gerhard Schroeder smette di leggere il discorso, alla cerimonia per l'ottavo anniversario della riunificazione nella Kuppersaal di Hannover: «Ancora una volta, signor Cancelliere, vorrei esprimerle tutto il mio rispetto», dice parlando a braccio. E lo guarda fisso mentre, in prima fila, Kohl non trattiene l'emozione e deglutisce, gli occhi improvvisamente acquosi, lustri. «Voglio esprimerle di nuovo tutto il mio rispetto per l'opera svolta nella riunificazione tedesca e per il lavoro compiuto nella costruzione dell'Europa. Sono sicuro che i tedeschi non la dimenticheranno, per questo», dice e adesso un singhiozzo attraversa Kohl e lo costringe a piegarsi un po' di lato. Il primo incontro fra il vincitore e lo sconfitto, sei giorni dopo le elezioni che hanno trasformato la Germania, è un obbligo imposto dalla casualità del rito: a organizzare la Festa dell'Unificazione, quest'anno, è la Bassa Sassonia della quale Gerhard Schroeder è ancora presidente, e come Cancelliere in carica Helmut Kohl non può sottrarsi. Per tutto il giorno, tuttavia, i due Cancellieri si parleranno soprattutto per mediazioni e da lontano, eviteranno contatti confidenziali, lasceranno che fra di loro si dilatino l'ufficialità e le cadenze scandite dal cerimoniale. Kohl, addirittura, rinuncerà a un discorso che gli spettava di diritto. Resterà in disparte, il primo posto a destra in prima fila come già nella Marktkirche intitolata ai santi Georg e Jakobus: il presi dente federale Roman Herzog e la moglie Christiane, il presidente ceco Vaclav Havel e Doris Schroeder-Koepf fra lui e il sue cessore designato. Vinta l'insidia dell'emozione, Kohl tornerà a sorridere e ad applaudire con convinzione (le riflessioni di Herzog, l'intervento di Havel) o con riserva (l'«Inno misto» con brani dell'inno nazionale Ddr, la cui esecuzione all'avvio della cerimonia ha spinto la Baviera a disertare). Senza mai volere attirare l'attenzione, però, attenuando il proprio ingombro di sconfitto accanto al vincitore. Anche l'assenza della moglie Hannelore, rimasta a Bonn, conferma che in questa sua ultima cerimonia prima di passare le consegne il vecchio Cancelliere ha voluto smorzare, ha preferito i mezzi toni, ha lasciato ad altri il podio. Gerhard Schroeder, naturalmente, non si è sottratto. E una volta esaurito il suo tributo al Cancelliere dell'unificazione e dell'Europa, ha tenuto a smarcarsi: «Non si può e non si deve rimanere indifferenti, quando nelle regioni orientali del Paese continuano a mancare centomila posti per giovani apprendisti. Non si può rimanere indifferenti quando i giovani denunciano: "Qui la frustrazione è dappertutto"». E se è lecito rallegrarsi della sconfitta dell'estrema destra alle elezioni, «il fenomeno del radicalismo significa paura e insicurezza in tempi di cambiamenti». Significa che «con l'unità interna non si ci è spinti poi tanto avanti come sarebbe stato invece necessario». Significa che «la lotta a una disoccupazione che ha fatto vittime soprattutto all'Est dovrà continuare ad essere l'obiettivo prioritario». Come dire che se ha riunificato la Germania, Kohl non è stato in grado di colmare il fossato, non è stato capace di abbattere barriere altrettanto vistose e solide del Muro che adesso non c'è più. Come dire che era tempo di cambiare, e che il cambiamento per fortuna c'è stato. E' finita così fra il vecchio e il nuovo Cancelliere, sei giorni dopo le elezioni e in attesa che il passaggio delle consegne a Bonn interrompa una provvisorietà e un'ambiguità che - da domenica sera - è transizione ma soprattutto sovrapposizione d'immagine e di forma. E' finita con un riconoscimento al merito che è, anche, segnalazione accorta di responsabilità. E' finita con il canto collettivo dell'inno nazionale - il Cancelliere sconfitto in piedi accanto al Cancelliere vincitore - che se non annulla lo strappo bavarese ne fa avvertire almeno la sproporzione. E' finita con una lievissima e forse inconsapevole ripicca: il nuovo Cancelliere si congratula con l'autore dell'«Inno misto», Kohl gli gira le spalle e si allontana. Emanuele Novazio Gerhard Schroeder con la moglie Doris a Berlino. Alle loro spalle il cancelliere sconfitto Helmut Kohl