Deprecabili suicidi di lotta e di governo

Deprecabili suicidi di lotta e di governo PANEALPANE Deprecabili suicidi di lotta e di governo cittadini che non .siano fermamente schierati e non apprezzino le giravolte della politica, quello che accade sembra trascolorare dall'incubo alla farsaccia. Sembra legittimare antiche invettive suU'immaturità dell'Italia, indurre a nuove escogitazioni sulla sua anomalìa, adombrare il peso di un destino. Alludo a quello che si sta consumando al comitato politico di Rifondazione, dove un comunista d'acciaio come Cossutta viene doppiato in estremismo da un compagno di strada, 1'«intellettuale» Bertinotti: così qualificabile per il tratto personale e per il consenso di una variata fauna congenere. Una fauna che si è trovata spesso ad agire, in passato, come mosca cocchiera sui fianchi dell'elefante-partito. Bertinotti, al quale va riconosciuta una inalterata passione per le ragioni degli «ultimi», sembra tuttavia sprovvisto di ogni senso della Storia, se questo significa tenere conto delle sue ruvide lezioni. Così com'è appare insensibile alla natura della politica che è ^anzitutto,, capacità di mediazione, di" compromesso non necessariamente losco, almeno con gli interlocutori più vicini. Disprezza quello che è possibile ottenere, sia per le condizioni effettive della nazione, sia per la composizione delle forze di maggioranza. E mentre affossa una già risicata esperienza di centro-sinistra ipotizza, come ai tempi che furono, equilibri «più avanzati», giocando la carta di D'Alema contro quella di Prodi: affidandosi a una pentecostale discesa dello Spirito della Sinistra per incrementare i consensi elettorali che, malauguratamente, non si vedono. Incalzato da una presumibile ipertrofia dell'ego, è indotto a oscillare tra la spazialità visionaria e l'arroccamento bolscevico (preso nella sua accezione etimologica). Non sI cura cioè dei dati di fatto, che I è portato a eludere per virtù di immaginazione utopica e colpi di mano minoritari, «rivoluzionari». E paradossalmente, si adopera, ben più di Cossiga, per la rinascita del grande Centro, per dare consistenza a un organismo ancora informe, meduseo, allontanando indefinitamente le possibilità di governo della sinistra: in una Europa rosa nella quale si troverebbe comunque ad affliggersi e ad affliggere Blair, Jospin, Schroeder. Non si può pretendere, ovviamente, che Bertinotti sia diverso da quello che è e rinunci alle sue convinzioni. Può lascarci indifferenti che con il suo comportamento esasperi le lacerazioni della sinistra; ma resta inconcepibile che a lui e al suo piccolo partito siano affidate le sorti del governo e del bipolarismo, la tenuta stessa del paese. Che l'ala estrema di uno schieramento, altrove assorbita dalla maggioranza che ne valorizza gli stimoli, pretenda alla centralità e si faccia strumento di ricatto permanente e di rottura. Ha ragione Giuliano Amato quando sostiene che il governo «andrebbe al suicidio se seguisse la sinistra cosiddetta antagonista fino alle estreme conseguenze». La raccomandazione vale per l'oggi e per il domani. Al di là degli espedienti con cui Prodi potrà ottenere la fiducia al Parlamento e far passare la Finanziaria, resta il problema di fondo che non può essere eluso da chi rispetti l'idea e la pratica della democrazia. Piuttosto che snaturarsi, suicidarsi, sarebbe più onesto e vantaggioso passare la mano agli elettori. Lorenzo Mondo do |

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