«Prodi, non fare catastrofi»

«Prodi, non fare catastrofi» «Il premier, come chi perde nel Far West, vorrebbe buttare il tavolo per aria: ma ha la pistola scarica» «Prodi, non fare catastrofi» Cossiga: se chiede la fiducia voteremo no «IL FONDATORE DELLtIDR SENATORE Cossiga, ha visto: a Prodi il suo appoggio non interessa. Il presidente del Consiglio ha detto che in Parlamento chiederà i voti solo alla sua maggioranza. E se non li avrà, sarà crisi. «Secondo me Prodi sta scivolando fuori dalla realtà politica nazionale ed europea. Guardiamo quel che succede: l'ipotesi del centro sinistra e cioè dell'alleanza fra centro e sinistra per la formazione di un governo è la stessa ipotesi che si è realizzata in Belgio e nel Lussemburgo con l'alleanza fra cristiano-sociali e socialisti. Un centro-sinistra sarebbe stato la soluzione migliore forse anche per la crisi tedesca e rni chiedo anzi se Schroeder presto o tardi, con i grattacapi che gli daranno i Verdi, ad esempio sulla questione dell'intervento militare nel Kosovo, non sarà costretto a ripiegare su una grande cooalizione fra Spd, Cdu e Csu. Il centro sinistra, non dimentichiamolo, è stato per lunghi anni la formula di governo realizzato in Italia fra il centro, costituito dalla De e da altri partiti tradizionali come il Pri e il Pli, con l'unica sinistra allora utilizzabile: in un primo tempo quella dei soli socialdemocratici e poi sia di questi che del Psi. In via di principio nulla osta, ove sia necessario all'interesse del Paese, a un'alleanza fra grande centro e una sinistra democratica neoatlantica, europea e parlamentare quale oggi certamente è il Partito democratico della sinistra, anche se il grande centro, ideologicamente, non può che nascere come alternativa alla sinistra. La scelta di centro-sinistra che Prodi considera incompatibile col grande centro è dunque evidentemente quella stessa generosa utopia da lui coltivata di qualcosa che superi la dialettica esistente in ogni Paese tra popolari e socialisti, e cioè quella specie di laburismo con innesti cristiani sociali che è stato respinto dal socialismo spagnolo, francese, tedesco e adesso anche inglese. Romano Prodi deve scegliere e decidere se entrare o no nel Partito popolare italiano e attraverso quello nel Ppe europeo, fare una rispettabile scelta personale di sinistra da cattolico e da uomo di sinistra, raggiungendo l'area socialista dove già si trovano i cattolici Gutierrez, leader dei socialisti portoghesi, e Delors, padre storico del socialismo francese. Tutto il resto sono divagazioni giornalistiche alle quali non comprendo come una persona intelligente come lui si conceda, oberato com'è da drammatici problemi fra la crisi del Kosovo e quella del suo governo». Prodi annuncia di voler andare in Parlamento per regolare lì, in uno showdown finale, i conti con Bertinotti, chiedendo la fiducia. Lei che farà? E che ne pensa? «Che ne penso è semplicissimo: penso che sia una catastrofe. Che faremo è altrettanto semplice: voter»mo contro perche si tratterebbe di andare a dare la pura e semplice fiducia a un governo di fronte al quale noi siamo all'opposizione. Se la fiducia, come sembra, non verrà concessa, la crisi diventerebbe formale e si dovrebbe ricorrere all'esercizio provvisorio, aprendo la strada alle elezioni anticipate. E ciò in un momento di enorme delicatezza di punto di vista internazionale perché possiamo essere chiamati da un momento all'altro ad impegni politicomilitari attivi». Lei pensa che siamo alla vigilia di una vera guerra? «Beh, per parlare chiaro siamo in una situazione in cui possiamo essere chiamati a bombardare e ad aiutare altri a bombardare. Ad invadere e aiutare altri ad invadere, a sparare e ricevere colpi sul territorio di un altro Stato sovrano qual è quello della Re- pubblica federativa jugoslava, anche se per motivi plausibilissimi e anzi nobili. Una situazione del genere ci capiterebbe in un momento di crisi economico-finanziaria con turbamenti a cicli sempre più brevi sui mercati internazionali e con cenni pericolosi di recessione mondiale. E per di più alla vigilia della definitiva fissazione dei rapporto liraeuro e tutto questo a regime di esercizio provvisorio». Ma non è un elemento almeno di chiarezza il fatto che Prodi metta le carte in tavola con Bertinotti? «Ma quali carte in tavola! Nei saloon del Far West, o meglio nei film ad esso ispirati, la gente del saloon quando stava per perdere mandava all'aria le carte e rovesciava i tavoli. Ma almeno aveva le pistole. Il mio amico Prodi non ce le ha neanche scariche, le pistole. Ripeto: scelte catastrofiche e anche irresponsabili». E' vero che lei a Bruxelles è andato a dire che, finito Kohl, non c'è più ragione di accogliere Berlusconi e Forza Italia nel Partito popolare europeo? «Io mi ero sempre battuto affinché i deputati di Forza Italia, almeno a titolo personale, fossero ammessi nel Ppe. E certamente Kohl li ha aiutati moltissimo. Ma oggi, di fronte al duro atteggiamento di Forza Italia contro l'Udr, che ha fatto di quel partito una sorta di frangia estremista ed extracostituzionale, molto più estremista di Alleanza Nazionale, la questione si pone: se quel partito seguiterà ad avere Berlusconi come leader, noi ci opporremo anche all'iscrizione a titolo personale dei suoi deputati. A meno che non rompano con lui e con le sue posizioni insostenibili». E non le sembra di assumere lei un atteggiamento persecutorio? «Io? Ma neanche per sogno. Siamo stati tutti insultati con sciocca violenza e per un disegno che non ha niente a che fare con i motivi per i quali Forza Italia ha preso tanti voti». Per curiosità: e che ne sarà, nei suoi piani, del Ccd di Casini? «Quel partito sta scomparendo appiattito sul Cavaliere e usando un linguaggio che riesce persino a superare quello del Cavaliere. Comunque, porte aperte. Scelgano: o noi o lui. Con lui avranno gadget, sostegni, tangibili manifestazioni di solidarietà, una certa luccicante uniforme. Con noi avrebbero i fastidi di chi procede portando avanti le proprie idee». Insomma lei punta a formare un grande centro con Rinnovamento di Dini e con un Ppi che contenga anche Prodi, da proporre come alleato al Pds di D'Alema. In parole povere e per dirla con Totò, lei si butta a sinistra. «Tutto sta a intendersi, ai giorni nostri, con le parole, specialmente quelle più logore. Io non lo so se è di sinistra, come dice lei, volere i principi dello Stato costituzionale e di diritto, di una protezione sociale e di una libertà di mercato chiusa al capitalismo selvaggio sulla scia di grandi liberali come Keynes e Beveridge. Forse sì, e allora io sono e sono sempre stato di sinistra. Ma io sono anche per un welfare che non sia assistenzialista e che punti alla responsabilità personale. Certo, c'è quella grande zona di idee centrali che derivano dalla comune matrice cristiana perché, come scrisse Croce, laici o cattolici, protestanti o gnotistici, come europei non possiamo non dirci cristiani. La verità è che le persone di buona volontà si ritrovano sul cammino delle buone riforme» Ha davvero deciso di fare una guerra totale a Berlusconi? «Ma non sono io. E' lui che si è arroccato in questa assurda posizione di costringere deputati e senatori eletti per servire il Paese in Parlamento ad estraniarsi da una vicenda così essenziale come l'approvazione di questa finanziaria, chiudendoli in un isolazionismo antidemocratico». Insomma, guerra a morte, giusto? «Guardi che io ho sempre difeso Berlusconi da quello che considero un sospetto accanimento giudiziario. E l'ho difeso impegnando il mio nome e il mio prestigio di ex capo dello. Stato. Oggi trovo pericoloso per la democrazia il suo atteggiamento extrapolitico e non è colpa mia se si mette nella condizioni di illustrare magistralmente quello splendido saggio di Domenico Fisichella che si chiama "Democrazia e denaro"». Vuol dire che i ricchi non passano per la cruna dell'ago della democrazia? «Voglio dire che abbiamo trascurato questo problema: ricchezza economica e democrazia. C'è qualcosa di storto, che . non va e non può andare: c'è troppa possibilità di mostrare... solidarietà alla gente che ti sostiene. E poi non si tratta soltanto di denaro, ma di questo strapotere negli strumenti mediali, telegiornali e giornali, che contribuiscono alla formazione dell'opinione pubblica e quindi alla struttura della volontà politica popolare. Questa è la via del cesarismo, non della democrazia. Io sono e resto un cattolico liberale e il primo punto della mia formazione prevede la libertà nella formazione della volontà politica. Ed è su questi principi che si formano le alleanze e le intese, tenendo a bada le ideologie sia di destra che di sinistra». Ma come. Non erano morte? «Le ideologie? Morte? Ma che stupidaggine. Le abbiamo vive e vegete sotto gli occhi! Chi ha detto che il comunismo era morto soltanto perché crollava l'impero sovietico, per esempio, ha detto una stupidaggine. Il mondo è pieno di pessime ideologie e cova delitti e guerre, attacchi alla libertà e alla democrazia. Per questo è necessaria l'alleanza dei ragionevoli, di coloro che si ritrovano prima di tutto nei valori dello Stato liberale e del mercato ben regolato, con una grande e generosa visione del mondo e della solidarietà umana. Quando anche Prodi avrà capito che questa è la strada, e non il governo a oltranza con Bertinotti, avremo fatto un bel passo avanti». Paolo Guzzanti «Confermo che noi restiamo all'opposizione rispetto al governo» «E per il futuro nulla osta a una alleanza fra grande centro e sinistra democratica neoadantica» «Pds e Berlusconi che cosa faranno di fronte all'apertura formale della crisi?» Nella foto grande a sinistra il fondatore dell'Udr Francesco Cossiga Qui accanto il Cancelliere della Germania Helmut Kohl

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Germania, Italia, Kosovo, Lussemburgo