Veline, arsenico e vecchi trucchetti di Filippo Ceccarelli

Veline, arsenico e vecchi trucchetti Nelle ultime ore si è scatenata una «guerra mediatica» per orientare gli incerti Veline, arsenico e vecchi trucchetti Essa VelineROMA stamattina, prima di contare i voti, si conteranno gli articoli dei quotidiani, le riprese televisive, i contatti radiofonici, i lanci d'agenzia. Tot a favore di Bertinotti e tot a favore di Cossutta. Veline e veleni per orientare l'informazione, persuadere i giornalisti che una cosa è vera e l'altra no. Spifferi, trucchetti, disinformacjia: uno straordinario scontro nello scontro, quello fra gli apparati di comunicazione, al tempo stesso sottile e grossolano... «All'apertura dei lavori non mi volevano neanche fare entrare», accusa Gianni Cirone, ex dell'ufficio stampa di Rifondazione, ora - per forza - ufficio stampa cossuttiano. L'incongrua definizione dipende dal conflitto interno che ha moltiplicato il numero degli addetti, alcuni dei quali risultano esautorati, per quanto continuino a fare il loro lavoro. Della stessa corrente cossuttiana è ad esempio Gianni Montesano, già portavoce, che si aggira nei sotterranei dell'Ergife discettando da tecnico sull'errore comunicativo di Bertinotti «che ha creato attesa sulla "sorpresina" e invece non ne ha presentata nessuna, o meglio gliele hanno già bruciate tutte». La portavoce vera e propria la incontri invece su una poltroncina al piano terra, stravolta ma di ottimo umore, a un passo da lei c'è Ferrando, il trotzkista che fa l'ufficio stampa di se stesso, ma adesso dorme come un ciocco. Si chiama Ritanna Armeni e fino a un paio di mesi orsono faceva la giornalista all'Unità e ora, per forza di cose, è costretta a vendere il prodotto Bertinotti e a sconsigliare vivamente il prodotto Cossutta, ma ci tiene anche a dire: «Guarda, le bugie possono anche essere comode, però ho imparato che la verità è meglio». Bene: e i cossuttiani? «A lungo hanno presentato un partito preoccupato e diviso a metà, mentre adesso devono riconoscere che c'è una bella maggioranza». Non è gravissimo. «Quando in estate lo scontro è cominciato a farsi duro, ho sentito uno dei loro dire: "Bene, da oggi su di voi dirò una bugia al giorno". Il giorno dopo, sui giornali, si leggeva che Bertinotti aveva promesso 76 posti». Ma è anche successo di peggio. Un mesetto fa dalla sede del partito è stato spedito un fax con la firma falsa di Cossutta. Mentre su Bertinotti, per il grazioso interessamento dei suoi avversari, è in voga un costante esame di tipo neurologico a beneficio dei giornalisti. Ci si è lacerati, del resto, sulla partecipazione a Pinocchio. In sala stampa il clima è peggio che in Comitato. Il cossuttiano Cirone racconta con insolita spontaneità un orrifico, ma veridico, quadretto giornaliero di pedinamenti («appena hai parlato con un giornalista, l'avvicinano per capire che gli hai detto»), delazioni («c'è uno che si mette a sentire le interviste televisive e va subito a riferire») e favoritismi a certi cronisti («c'è chi li usa per farci filtrare le cose») da parte degli apparati bertinottiani. Che pure, aggiunge, peccano di dilettantismo, non conoscono tanto bene il gioco dei tempi, aprire la giornata con una notizia, ad esempio, concluderla a tarda serata con un'altra, meglio se difficile da verificare. «Sono stati falsificati anche i dati elettorali...... Non è così ingenuo, Cirone, da nascondersi che tutto questo marcarsi a uomo sul chetti terreno scivoloso della comunicazione è inevitabile. Nella guerra mediatica, infatti, non si può che rispondere colpo basso su colpo basso, disinformacjia contro disinformacjia. E non è, al dunque, una questione che riguarda solo lui e Montesano, per Cossutta, e l'Armeni per Bertinotti. E nemmeno, salendo un gradino nella gerarchia, ma anche nell'intensità dei colpi bassi, due cuoricini di rifondatori come il capo della segreteria bertinottiana Gianni o come il cossuttiano Rizzo (che in una botta sola ha evocato sua figlia di 9 anni e il possibile ritorno di Previti al Viminale). Con tutto il rispetto per Hanna Arendt, che forse è ingiusto piombare in un contesto del genere, «la politica è fatta per una parte dalla fabbricazione di una certa immagine e per l'altra dall'arte di far credere nella realtà di tale immagine». Ecco dunque il giochetto dei numeri (per convincere gli incerti), il giochetto delle mappe interne (per bruciare gli eventuali passaggi) e il giochetto della scissione («E' come quando qualcuno ti vuol far scendere dalla macchina - sintetizza Mon tesano - non parla, ma tiene la portiera aperta»). Guerra politica: Cossutta che ti annuncia l'apocalissi, la catastrofe, Anni baie alle porte e Bertinotti che ti lascia appena capire che è d'accordo con D'Alema. Ma anche guerra di messaggi. Filippo Ceccarelli Colpi bassi, sotterfugi portavoce moltiplicati e fax con firme false Un cossuttiano accusa «Hanno falsificato anche i dati elettorali»