Cossutta: caro Fausto sei proprio velleitario di Fabio Martini

Cossutta: caro Fausto sei proprio velleitario Cossutta: caro Fausto sei proprio velleitario ROMA i tavoli sono tutti vuoti, ArH mando Cossutta attraversa in silenzio il salone del ristorante, va a sedersi in fondo e si riempie il piatto da solo. Pomodori e insalata. Si è da poco conclusoj'atteso dueUojpubblico tra lfiNe Bertinotti^ ora, nel tavolo dell'Armando, c'è un'atmosfera freddina. Ma sulla porta del ristorante dell'hotel Ergife appare Fausto Bertinotti. Un cameriere con la giacca rossa indica candidamente il tavolo di Cossutta e dei suoi: «Lì c'è un posto, se si vuole accomodare...». Momento di imbarazzo, con Bertinotti che chiede: «Se non mi cacciate, mi siedo...». Ma no che non lo cacciano, Bertinotti si accomoda e per ben quindici minuti mangia le sue cose - un'insalata e lo spezzatino - senza guardare in faccia Cossutta. E viceversa. Certo, poi per cortesia i due si sbloccano, finalmente si guardano negli occhi, si parlano («Quanti sono gli iscritti a parlare?», chiede Bertinotti), ma evitano discorsi politici («Era buono il surrogato di cioccolato di una volta...», dice il segretario, con il presidente che sorride) e l'imbarazzante pranzo finalmente si chiude quando Cossutta - accompagnato da Nerio Nesi e Marco Rizzo - si alza e lascia il «suo» tavolo a Bertinotti e ai suoi. Armando Cossutta non ha ancora deciso se fra qualche giorno si alzerà per andarsene per sem pre da Rifondazione, anche se ieri con pennellata melodrammatica ha detto di non volere «togliere la vita alla sua creatura». Ma la scissione da ieri sem bra un po' più vicina anche perché il discorso di Cossutta al «parlamentino» comunista non deve aver spostato un voto, se è vero che ieri sera Francesco Spe ranza, il cossuttiano delegato all'organizzazione, confidava ai suoi: «Compagni, finirà male...». Un discorso da vecchio Pei, quello di Cossutta: l'Armando si è presentato con la giacca scura, la cravatta e il distintivo dell'Anpi all'occhiello, preceduto da un Bertinotti in maniche di camicia. Un discorso culminato in quel vibrante passaggio: «Sono tormentato perché sono cresciuto nella convinzione che non è disgiungibile mai l'interesse del Paese da quello del partito» Un discorso pieno di appelli al buon senso («Lasciamo aperto uno spiraglio!», di evocazioni del vecchio partito («Stanno preva lendo concezioni che non appartengono alla migliore storia dei comunisti italiani»), ma con un limite oggettivo: «La Rifonda zione di oggi purtroppo ha poco a che vedere sia con il Pei che con la Rifondazione delle origini...», spiega Oliviero Diliberto Tra gli iscritti, ogni anno, c'è un ricambio sensibile e l'anima «piccista» si è via via sfumata. Cosa faranno ora l'Armando e i suoi? Non è stata ancora presa una decisione definitiva, demandata ad un vertice dei big della corrente. Una cosa è certa: da qualche giorno Cossutta ha aperto un filo diretto con il segretario del Ppi Franco Marini. Poco prima della riunione del «parlamentino» comunista, i due si sono parlati e hanno proseguito la trattativa nel caso in cui i cossuttiani dovessero uscire dal partito. Ma come ha spiegato Cossutta a Marini molto dipenderà dalla conta di oggi: tanto più netta sarà la vittoria di Bertinotti, tanto più probabile si profila la scissione. Sandro Valentini, nel Pei strettissimo collaboratore di Cossutta, oggi segretario bertinottiano della Sardegna, fa una previsione: «Se i numeri saranno quelli che tutti sappiamo, con Bertinotti vincitore e autosufficiente, è opinione comune che ad un congresso straordinario lo spazio per i cossuttiani si ridurrebbe di molto. E inevitabilmente anche quello delle due corren¬ ti di sinistra». Finora i cossuttiani hanno deciso soltanto il percorso della prima tappa: se questa settimana Prodi si presenterà alla Camera, dopo il discorso di Bertinotti («No alla Finanziaria e no alla fiducia al goyemo»)^ si alzerà Cossutta per annunciare anche il suo «no per disciplina di partito», ma anche per spiegare il dissenso e per annunciare che farà di tutto «per evitare che il Paese finisca in mano alle destre». Soltanto a quel punto si apriranno i giochi. Gli uomini di Cossutta fanno sapere di avere dalla loro 21 deputati (a Prodi per sopravvivere ne servono 24) e soltanto oggi si verificherà l'attendibilità: ma i 21 (o i 19 secondo le stime «nemiche») seguiranno tutti l'Armando in un'eventuale scissione? O qualcuno si perderà per strada? Tanto più che nel gruppo cossuttiano convivono spinte diverse: il presidente dei deputati Diliberto è più prudente, altri come Rizzo sono più esasperati. Intanto Cossutta ha deciso di puntare tutte le sue fiches su Prodi e di tagliare i ponti con D'Alema. Mentre Bertinotti era stato rispettoso con il leader Ds, Cossutta ha ironizzato su un governo D'Alema-Bertinotti («Mi piacerebbe molto, ma non ci credo») e ha liquidato come «arrogante» l'atteggiamento tenuto fin qui dai Ds. Fabio Martini Anche ieri una lunga telefonata con Marini La trattativa: che fare se il partitosi rompe?

Luoghi citati: Roma, Sardegna