COSA MANCA AL D'ALEMA EUROPEO di Barbara Spinelli

COSA MANCA AL D'ALEMA EUROPEO COSA MANCA AL D'ALEMA EUROPEO SEMBRA molto lontano, d'improvviso, il tempo in cui la morte della socialdemocrazia europea era data quasi per certa. Era data per certa a Bonn, da quando il Muro di Berlino era caduto lasciando impietriti gli eredi di Brandt: la nuova Germania che aveva saputo ingrandirsi e al contempo divenire più europea era opera sapiente di un Cancelliere democristiano, non delle sinistre. Ma anche in Francia, in Inghilterra, in Italia, si diagnosticava il deperimento delle vetuste socialdemocrazie: quando nacque l'Ulivo, nel '96, non c'era che D'Alema a scommettere con tenacia, con solitaria caparbietà, sulla rinascita di forze che la storia sembrava aver sconfitto. Attorno a lui e dentro il suo stesso partito gli scettici si moltiplicavano, vogliosi di bruciare i ponti verso il laburismo, verso la Spd tedesca, che uomini come Napolitano avevano costruito con lenta pazienza: il Zeitgeist non era socialdemocratico, lo Spirito dei Tempi esigeva sinistre assolutamente nuove, l'Ulivo stesso prefigurava tali formidabili novità con la sua alleanza diffi cile ma vincente tra cattolici centristi, sinistre postcomuniste partiti verdi, ex socialisti, neocomunisti. Si aggiungeva infine una sorta di millenarismo, attratto da sentenze terminali sul Novecento agonizzante o sulla Storia destinata a finire: il sociologo Dahrendorf aveva annunciato che il secolo so cialdemocratico era finito, che il li beralismo celebrava un suo finale trionfo, e nessuno osava contraddire sicurezze così limpide, lineari La realtà si è rivelata invece as sai meno lineare, più ciclica e tor- Barbara Spinelli CONTINUA A PAGINA 5 PRIMA COLONNA

Persone citate: Brandt, D'alema, Dahrendorf, Napolitano

Luoghi citati: Berlino, Bonn, Francia, Germania, Inghilterra, Italia