Gazzara: la musica amo il cibo e le donne
Gazzara: la musica amo il cibo e le donne L'attore è a Roma per una fiction con Nero Gazzara: la musica amo il cibo e le donne IO, SICILIANO D'AMERICA PROMA OTREBBE cantare «May way», Ben Gazzara, se ne avesse la voce, ora che Frank Sinatra non c'è più. Stesso stile spiccio, stesso sguardo acchiappafemmine, stessa capacità di prendere la vita come viene, senza starci tanto a pensar sopra. Un altro, con la sua carriera scombinata, cinema d'autore ma anche cinema commerciale, teatro colto ma anche televisione popolare, molto lavoro negli Stati Uniti ma anche molto lavoro in Europa, non avrebbe retto quarant'anni. Lui, invece, ce l'ha fatta e, a sessantasette anni portati come fossero cinquanta, può ancora vantarsi di aver fatto sfilare, quest'anno, due nuovi film al Sundance Festival, «Buffalo 66» di Vincent Gallo e «Prigioniero spagnolo» di Mamet, e due altrettanto nuovi all'ultimo Cannes, il supermiliardario «Illuminata» e l'assai meno costoso «Happiness». Adesso è qui, a Roma, per presentare in coppia con Franco Nero «Il tesoro di Damasco» di José Maria Sanchez, film-tv prodotto da Angelo Rizzoli, in onda per ora su Canale 5 il 6 e 1' 8 di ottotìre, poi in vendita per l'estero. Perché un seriale televisivo, Gazzara? «Perché somiglia a un film d'alto costo: ben girato e ben interpretato. E poi non è la prima volta: avevo già fatto "Don Bosco" per la tv». Figlio di una coppia di emigranti (A casa nostra si parlava il dialetto siciliano: mio padre stendeva l'asfalto sulle strade e mia madre rifiniva i vestiti in fabbrica. L'italiano l'ho imparato a Cinecittà, da grande» - si divide, da anni, tra l'Italia e l'America. Ha una villa in Umbria, dove passa le vacanze, e un appartamento a New York, la città dove è nato: «A Los Angeles, quando ci vado, preferisco starmene in albergo». Padre di due figlie fernmine, una naturale e una adottiva, entrambe adulte, ha sconsigliato fermamente loro di entrare nel cinema: «Per una donna è impossibile, guardano solo alle tette e al sedere. I matrimoni non reggono e il cuore si spezza. Che una faccia la montatrice e l'altra la pr mi sta benissimo». Per lei, invece, è stato tutto molto facile? «Mah. Sono entrato all'Actors' studio che avevo 18 anni e ho guadagnato il mio primo dollaro lavorando con Sidney Lumet per la tv. Ma i sacrifici sono stati lo stesso tanti. Oggi è più facile perché le tv hanno bisogno di molti "prodotti". Allora i prodotti non c'erano perché c'erano solo i film, ma entrare in un buon cast era un'impresa». I suoi registi più cari sono «Cassevetes, che mi manca molto, e Bogdanovich, col quale continuo a vedermi». Quanto ha contato il teatro nella sua carriera? «Di sicuro più della bellezza. "La gatta sul tetto che scotta" con Elia Kazan fu un'esperienza fondamen¬ tale. Adesso, però, non si può più fare. Vogliono lo spettacolo musicale, gli americani, e basta una critica negativa per decretare un flop miliardario». Ha diretto anche un film: lo rifarebbe? «No. Ci vuole troppo tempo. Un anno per scrivere, due anni per trovare i soldi, un anno per girare, un altro per montare il film. Sono vecchio: non ho più tempo». Quando non gira che fa? «Veramente sto sempre su un set: ora sono con Spike Lee per "Summer's Sam". Comunque, quando non giro, lavoro a un mio libro: voglio raccontare, incrociandole, la vita mia e quella di mia moglie». Scrivere gli piace. «Sì, ma mi piace di più la musica, il cibo, le donne». Che pensa del presidente Clinton? «I politici sono tutti bugiardi. La politica non mi interessa. Io sono un artista». Simonetta Robiony Ben Gazzara, 67 anni, ha girato con Franco Nero «Il tesoro di Damasco» di José Maria Sanchez, film-tv che andrà in onda su Canale 5 il 6 e P8 ottobre Racconta: «A casa nostra si parlava in dialetto siciliano. L'italiano l'ho imparato a Cinecittà, da grande»
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