Le cinture e il libero arbitrio di Oreste Del Buono

Le cinture e il libero arbitrio LA LETTERA DI O.d.B. Le cinture e il libero arbitrio Come deciso sostenitore delle «cinture» mi sono sentito chiamato in causa per la recente lettera che ne farebbe una quesione di Libero Arbitrio. I miei 12 anni di attività deltaplanistica, infatti sembrerebbero far parte (a detta della lettera in questione) di un certo tipo di rischi «consentiti», anche a scapito di eventuali conseguenze per la collettività, mentre per la cintura il Libero Arbitrio sarebbe ingiustamente violato, dico bene? Beh, direi che la cosa «non funziona» per almeno due motivi... Carlo Incarbone, Collegno (To) Lm ARGOMENTO è intcressante, quindi proseguo nella trascrizione: «Innanzitutto gli sport "pericolosi" sono chiaramente ed inequivocabilmente tali, tanto è vero che pochi li praticano (lo dimostrano le poche decine di morti all'anno... contro la media di 20 vittime della strada al giorno). La pericolosità, invece, del "non incinturarsi" sfugge alla massa di automobilisti, per cui l'indicazione legislativa diventa necessaria. I nostri Liberarbitristi non sono, infatti, quasi mai in grado di vedere un po' più in là del proprio naso, pensano magari che con la "loro" prudenza non succederà mai niente, e non passa quasi mai per l'anticamera del loro cervellino che (tanto per fare un esempio) l'urto laterale da parte del solito cretino irrispettoso delle precedenze, potrebbe farli finire sull'asfalto... con Le cine il liarbi nture bero trio tutte le conseguenze che si possono immaginare. D'altra parte c'è un altro fatto: gli sport "pericolosi" non si praticano di solito per il puro gusto del "rischio". Arrampicarsi in montagna o volare appesi ad una vela (magari assieme a qualche docilissimo falchetto) sono attività che offrono sensazioni incredibili e difficili da descrivere: è di solito per questo che si accetta consapevolmente il "rischio", pur remoto, di finire i propri giorni in carrozzella. Non allacciando le cinture, invece, qua! è la sensazione che può provare il nostro Liberarbitrista se non quella, piuttosto risibile, del Bastian Contrario?...». Gentile signor Incarbone. Non gliene importerà nulla di quanto le posso dire. A ogni modo, dato che si è rivolto a me, le rispondo volentieri che sono del tutto d'accordo con lei quanto alla necessità di allacciarsi le «cinture». Ma non sono troppo convinto che la voglia di sfidare il «rischio» per sentirsi superuomini non sia alla base degli sport «pericolosi». E questa non è un'offesa o una disapprovazione. E' solo il riconoscimento di un modo di comportarsi mettendosi quotidianamente alla prova. Il guaio è coinvolgere altri. Oreste del Buono

Persone citate: Carlo Incarbone, Libero Arbitrio

Luoghi citati: Collegno