Doping, il Parma finisce nella bufera
Doping, il Parma finisce nella bufera L'esito degli esami svolti a luiglio. La società: «Colpa di una macchina tarata male, mai usato sostanze proibite» Doping, il Parma finisce nella bufera «Valori del sangue anomali per i calciatori» BOLOGNA. Ematocrito fuori norma, prossimo o superiore ai limiti d'allarme, per 24 giocatori del Parma. Valori sulla presenza di globuli rossi nel sangue elevati e insoliti, tanto che se il team parmigiano fosse una squadra di ciclismo, dovrebbe star fermo quindici giorni almeno. L'inchiesta del pubblico ministero della procura di Bologna, Giovanni Spinosa, è una piccola valanga che travolte nomi eccellenti dello sport italiano. Durante la perquisizione di Alberto Bargossi, un medico del Laboratorio di analisi dell'ospedale «Sant'Orsola» di Bologna, collaboratore esterno del Parma e in rapporti diretti con la farmacia dei «Giardini Margherita», al centro dell'inchiesta per la vendita e la somministrazione di sostanze nocive alla salute, i carabinieri del Nas hanno trovato appunti e cartelle cliniche relative al sangue e alle urine dei giocatori gialloblù. Gli esami risalgono al luglio scorso, prima della partenza della squadra per il ritiro in Val d'Aosta, a Morgex-La Salle. Sui 24 giocatori di cui sono state sequestrate le cartelle cliniche, solo tre, Juan Sebastian Veron, Diego Fuser e Luigi Apolloni, sono risultati entro il limite del valore (45) oltre il quale scatta un livello di attenzione. Secondo i dati della procura bolognese, il 27 luglio scorso il portiere di riserva Alessandro Nista registrava nel sangue una presenza di ematocrito pari a 63: «Un valore da malattia», secondo il medico sportivo Daniele Tarsi. Non da meno quelli del nuovo acquisto Stellone, a quota 52, di Crespo (51,8), Guardalben (50,6) e Fiore (50,29). E per gli altri giocatori il livello non sforava la soglia di allarme, pur essendo molto prossimo. Una circostanza tanto univoca da far dire a Mauro Checcoli, il commissario della Federazione medici sportivi, che «il caso del Parma sembra essere un po' inverosimile». Inverosimile o creato da macchine tarate male, come dice Massimo Manara, uno dei medici sociali del Parma: «Abbiamo fatto fare gli esami ai giocatori in tre scaglioni prima che salissero nel ritiro in quota. E, come altre volte, li abbiamo replicati in un altro laboratorio. Questo perché basta che una macchina sia tarata in maniera diversa per dare risultati differenti. E infatti esami del secondo laboratorio danno esiti diversi da quelli in possesso della magistratura bolognese». Perché allora l'inchiesta non ha tenuto conto degli altri risultati? «Può darsi che la magistratura non sapesse neppure che gli esami erano doppi», è la risposta di Manara. Da parte della società la reazione è secca e fa riferimento all'ipotesi più grave ipotizzata dall'inchiesta: che così alti valori di ematocrito nel sangue siano dovuti all'uso di Epo, l'ormone che aumenta la produzione dei globuli róssi e di conseguenza il trasporto di ossigeno nei tessuti. «La squadra - scandisce una nota della società - non ha mai fatto uso di sostanze proibite». E la parola «mai» è l'unica scritta in maiuscolo. L'allenatore Alberto Malesani è indignato con i giornalisti: «Proprio adesso che veniamo da due vittorie importanti e siamo tranquilli ci ritroviamo nell'occhio del ciclone. Comunque siamo sereni perché non c'entriamo nulla». Poco lontano da Bologna, a Ferrara, un'altra inchiesta antidoping promette sviluppi clamorosi. Il pm Pierguido Soprani sta inda- gando su uno dei centri sportivi più importanti d'Italia, quello del professor Francesco Conconi, attuale rettore dell'ateneo ferrarese e presidente della commissione antidoping del Ciò. Nessun avviso di garanzia è stato finora emesso, ma oltre a Conconi risulterebbero oggetto di indagine, tra gli altri, i medici sportivi Michele Ferrari e Luigi Cecchini, preparatori di ciclisti e atleti famosi. E l'attenzione del magistrato arrivere fino ai vertici dello sport italiano: tra gli indagati ci sarebbe anche Mario Pescante, l'ex presidente del Coni, per il finanziamento e supporto dato alle attività del centro di Conconi. L'inchiesta, «ereditata» dal magistrato di Arezzo Vincenzo Scolastico che cominciò ad indagare al Giro d'Italia del 1996, si sviluppa su un arco temporale molto ampio (1980-96), interessa diverse discipline sportive (ciclismo, sci, pesistica) e coinvolge atleti di primo piano. E non è solo il mondo dei grandi campioni a riservare brutte sorprese. Un corridore ferrarese di soli 17 anni, vincitore del ^"Trofeo commercianti di Rubiera, è stato trovato positivo ai test su steroidi di anabolizzanti di categoria C. E ieri i Nas hanno perquisito la sua società, l'Italia Nuova di Bologna. Mentre diverse altre perquisizioni il pm Spinosa ha disposto attorno alla squadra «Riso Scotti». La valanga non si arresta. Marisa Ostolani II presidente della Juve contro Guariniello «Contesto indagini che sembrano non avere limiti di competenza e non si sa quanto dureranno» Il magistrato di Bologna che indaga ordina perquisizioni anche in due squadre di ciclismo LD Calciatori del Parma in allenamento. Il sangue di alcuni di loro, secondo un test, presentava valori sospetti di ematocrito
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