«Un cerotto per eludere i test»

«Un cerotto per eludere i test» «Un cerotto per eludere i test» «Fa abbassare i livelli di testosterone» RAPPORTO D'ACCUSA IROMA L doping è potere, fa fare carriera e consente di arrivare sui giornali)-, diceva il dottor Alberto Giarrusso quando dirigeva il laboratorio antidoping del Coni. Un laboratorio inefficiente e quasi inutile - denunciava lo stesso Giarrusso -, per carenza di personale e di strutture: «Quando abbiamo cercato campioni di Epo siamo andati a titolo personale al policlinico per cercarli», confessava il direttore. Un laboratorio sul quale pesava l'ombra onnipresente dell'ex segretario della Federazione medicosportiva, licenziato due giorni fa dal Coni: «Faccio capo al dottor Gasbarrone, in laboratorio nulla può essere fatto senza la sua autorizzazione, anche le visite devono essere permesse dal suddetto. Anche un servizio fotografico deve essere autorizzato dal dottor Gasbarrone». Così diceva, interrogato dalla procura antidoping del Coni, Alberto Giarrusso. Era il 20 dicembre 1996. Dieci giorni dopo fu licenzia¬ to in tronco. Difficile provare che Giarrusso venne allontanato per quello che aveva detto nell'audizione, ma la quasi contestualità dei due fatti rende fondato il sospetto. L'allora direttore aveva parzialmente anticipato lo scandalo che adesso ha travolto il «laboratorio dei misteri» che lui guidava tra mille difficoltà, impedimenti e incomprensioni. Quella struttura era isolata dal contesto medico-scientifico internazionale, accusava Giarrusso: «Per potere vincere nella lotta al doping occorre che non ci siano segreti. Non è sufficiente l'aggiornamento in letteratura, è più importante il contatto diretto con le persone che lavorano nella ricerca. Questo problema non è stato capito a fondo dalla Federazione medici sportivi... Al laboratorio non pervengono nemmeno le notizie sui convegni di approfondimento della materia del doping. Ad esempio, oltre a non avere partecipato, non ho mai avuto gli atti della riunione della Iaaf tenutasi nel settembre di quest'anno». A proposito dell'Epo, una" delle sostanze dopanti al centro delle inchieste attuali, Giarrusso dice: «Non sono mai stato interpellato sui programmi di ricerca sull'Epo». Una sola volta l'ex direttore partecipò a una riunione con Conconi, altri medici e naturalmente Gasbarrone, nella quale manifestò alcune perplessità sull'elettroforesi, ma non successe nulla: «Ritengo che Conconi stia ancora lavorando sull'elettroforesi capillare, in quanto non mi risulta che in Italia siano stati venduti gli strumenti necessari ad altro tipo di ricerche». Il sistema utilizzato per ricercare l'Epo, secondo Giarrusso, era inefficiente: «L'Epo, come gli ormoni anabolizzanti, è un ciclo di cure che va fatto per mesi prima della gara. E' inutile cercarlo al momento della gara... Mi pare strano che alcuni atleti scompaiono per lunghi periodi e poi ricompaiono e gareggiano. Per l'Epo il controllo utile è quello che si fa a sorpresa, ma i controlli a sorpresa fatti durante il Giro d'Italia erano perfettamente inutili. Le regole del Ciò specificano quali sono i controlli a sorpresa utili, con riferimento alle sostanze da cercare». Anticipando di non avere le prove, Giarrusso avanza un sospetto: l'utilizzo di un medicinale americano, il «testoderm», che usato sotto forma di cerotto fa abbassare i livelli del testosterone sotto la soglia che fa scattare l'ipotesi di positività. E a proposito del testosterone l'ex direttore del laboratorio spiega che c'era un caso di test probabilmente positivo per un pugile. Alla procura antidoping Giarrusso non parla (come ha fatto invece ieri in un'intervista) del caso Bevilacqua, l'atleta per la quale gli avrebbero chiesto di truccare le analisi. Denuncia però un'altra vicenda: «Un ciclista ha detto che gli avevano proposto una cura di Gh del costo di venti milioni di lire, oltre ad una percentuale sulle vittorie; un amico cicloamatore gli aveva suggerito di assumere il nandrolone. Sulla base di queste sole indicazioni il ciclista si era dopato. Teme di parlare perché perderebbe ogni possibilità di rientrare nel giro». Chi ne uscì, di sucuro, fu proprio Giarrusso, subito dopo aver sottoscritto il verbale di questo interrogatorio, [gio. bia.] le denunce dell'ex responsabile del centro che fu poi cacciato «Ecco l'elenco delle inefficienze»

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