Il Papa: «Basta massacri»

Il Papa: «Basta massacri» Il Papa: «Basta massacri» A Zagabria per beatificare il discusso cardinale Stepinac ZAGABRIA DAL NOSTRO INVIATO Basta guerre e violenza nell'ex Jugoslavia: Giovanni Paolo II arriva a Zagabria mentre la crisi del Kosovo raggiunge il suo acme, e lancia un appello e un augurio. Venne qui una prima volta nel 1994, quando ancora c'era guerra, i confini, gli sfollati riempivano le città, e la gente portava all'occhiello tristi «bottoni» che chiedevano: «Dove sono i nostri scomparsi?». «Ho ardentemente desiderato di compiere questa seconda visita in Croazia - ha detto ieri arrivando per poter continuare il pellegrinaggio di fede, di speranza e di pace iniziato nel settembre del 1994. Ora fortunamente non c'è più la guerra. Il mio augurio è che non ci sia mai più la guerra in questo nobile Paese». Ma ha ampliato lo sguardo verso Sud, al di là dei confini: «Possa esso diventare con l'intera regione una dimora di pace: di una pace vera e duratura, la quale suppone sempre giustizia, rispetto per gli altri e convivenza fra persone e culture diverse». E ha citato Pio XII: «Un postulato fondamentale di una pace giusta e onorevole è assicurare il diritto alla vita e all'indipendenza di tutte le nazioni, grandi e piccole, potenti e deboli». Valido per la Croazia, e naturalmente per ogni altro Stato emerso dalla disintegrazione della Jugoslavia post-comunista. E ancora un augurio, ha aggiunto, alla Croazia, ma non solo: ((Auspico di cuore che in questo lembo d'Europa non si ripetano mai più le situazioni disumane che vi si sono verificate in questo secolo a più riprese. L'esperienza dolorosa e tragica dei passati decenni si trasformi in lezione capace di illuminare le menti e di corroborare le volontà». ((Angelo della nostra speranza» ha chiamato il Papa l'arcivescovo di Zagabria, mons. Josip Bozanic, e la gente qui l'ha accolto come tale. La strada «he dall'aeroporto conduce alla capitale presentava pochi spazi vuoti; e una volta in città il corteo pontificio era circondato ovunque dalla folla, che in piazza della Cattedrale e dintorni era fitta in maniera impressionante. La fede cattolica, tragica discriminante negli anni di guerra (molti sono morti perché si facevano il segno di croce toccando prima la spalla sinistra, al contrario dei serbi ortodossi) è vissuta come un elemento ulteriore di identità nazionale. Il Papa ha chiesto «un'autentica riconciliazione fra tutte le componenti etniche, religiose e politiche della popolazione, verso una sempre maggiore democratizzazione della società»; e in più ha lanciato un ammonimento: «I patrioti più grandi non sono quelli che gridano di più, bensì coloro che adempiono in modo coscienzioso la legge di Dio». La citazione era del card. Aloisio Stepinac, che sarà beatificato oggi. Una figura discussa: vittima di una «leggenda nera» creata dopo la guerra dai comunisti (che in pratica lo uccisero), e ancora ripresa oggi dai serbi strumentalmente e da qualche voce ebraica sempre critica della Chiesa, oppure realmente troppo poco critico del regime fascista di Ante Pavelic? Il Papa non sembra avere dubbi: «Martire della fede.... ha illuminato di vivida luce questo secolo». Ancor meno dubbi ha il presidentre Franjo Tudman: «Fu vittima di due delle grandi ideologie della prima metà del secolo XX: nazismo e comunismo». Marco Tosati!

Persone citate: Aloisio, Ante Pavelic, Franjo Tudman, Giovanni Paolo Ii, Josip Bozanic, Pio Xii