Su Bankitalia l'ombra dei fondi a rischio

Su Bankitalia l'ombra dei fondi a rischio Divampa la polemica. Anche Greenspan è sotto accusa. Negli Usa è saltato un altro hedge fund Su Bankitalia l'ombra dei fondi a rischio L Vie investì nel «Ltcm». Fazio: «Mai sentito nominare» MILANO. Quattro persone saltano al vertice di Ubs, compreso il presidente Mathis Cabialavetta, la Ing Barings, investment bank del gruppo olandese Ing, annuncia 1200 licenziamenti, negli Stati Uniti il presidente della Fed è sotto accusa da più parti per aver salvato sull'orlo della bancarotta ì'hedgefund Long Term Capital Management, in Italia gli occhi sono puntati sulle riserve investite in Ltcm dell'Ufficio italiano dei cambi. Un'ombra che si allunga sul governatore Antonio Fazio che lo presiede. E mentre Publio Fiori (An) chiede «urgenti chiarimenti», negli Usa è in bilico un altro hedge fund: Everest Capital, che secondo il Wall Street Journal avrebbe accumulato perdite per 1,3 miliardi di dollari (2200 miliardi di lire), e che ha tra suoi clienti due celebri università americane: Yale e Iowa. Al «buco» avrebbero contribuito due gestori specializzati in mercati emergenti: Marko Dimitrijevic's Hamilton con base nelle Bermude e Everest Capital Frontier Il nervosismo crescente sulla questione degli hedge fund, che stanno penalizzando le grandi banche di mezzo mondo e hanno abbattuto i listini d'Europa e Stati Uniti, non sembra tuttavia turbare il governatore di Bankitalia, nonostante la cattivissima Lex Column del Financial Times, scriva che, con questa operazione, la banca centrale italiana «ha perso la sua autorità morale». «Mai sentito nominare». Così, a Londra, risponde misteriosamente Antonio Fazio a chi gli chiede chiarimenti su Ltcm. Poi sull'investimento di 450 miliardi di lire effettuato dall'Uic in Ltcm aggiunge: «Non ne voglio parlare, non è questa la sede. Risponderò quando sarà il caso, se mi sarà chiesto nelle sedi opportune». E il ministro degli este- ri Lamberto Dini, che assieme a Fazio e Mario Draghi faceva parte del consiglio Uic, dice: «Non mi ricordo se ero presente alla riunione dell'Uic. Sapevo che c'era un piccolo investimento iniziale che ha prodotto profitti molto ragguardevoli perlomeno all'inizio. Poi non so». La sede opportuna sarà (forse giovedì prossimo) la commissione Finanze di Camera e Senato che ascolterà il governatore di ritorno dalla riunione del Fondo Monetario. Lo conferma il presidente Giorgio Benvenuto che osserva: «Si tratta di un problema che allarma molto e preoccupa ma, prima di dare giudizi su questioni così complesse, bisogna capire. Per cui preferisco rimandare ogni valutazione a dopo l'audizione del governatore». Un'audizione già programmata per chiarimenti sulla vicenda Comit e sulla evoluzione del sistema bancario, che verrà estesa al «caso Uic». Sempre da Londra, anche il direttore dell'Uic Pier Antonio Ciampicali ammette candidamente che, quando (1994) per la prima volta decise di investire nel Long Term Capital Management, l'Uic non sapeva che si trattasse di un hedge fund, ossia un fondo ad alto rischio. «Per quanto ne sapevamo - chiarisce - era un fondo di investimento di lungo termine». Dopo aver spiegato che la decisione di investire era stata presa dall'«unanimità dei presenti» (pur rifiutandosi di dire chi a quella riunione fosse presente), Ciampicali fa presente che l'investimento in Ltcm, a tutt'oggi, dà un saldo attivo di 70 miliardi, dal momento che, su una parte dei soldi (100 milioni di dollari) investiti sotto forma di finanziamento al fondo, l'Uic ha guadagnato 120 milioni di dollari. Getta acqua sul fuoco dello «scandalo» il direttore generale di Confindustria Innocenzo Cipolletta che dichiara: «Chi gestisce fondi, come è anche il caso delle riserve italiane, deve avere una visione equilibrata il che significa anche fare investimenti rischiosi se ci si è garantiti su altre investimenti meno rischiosi» E parole rassicuranti arrivano dal presidente dell'Abi. «Il nostro sistema è sano - afferma Maurizio Sella - e in questo momento la sua non grande internazionalizzazione costituisce un vantaggio. La vicenda Ltcm nasce dalla diversificazione degli investimenti». Ma non tutti la vedono così facile. L'amministratore delegato della Ras Attilio Lentati, a margine di un incontro con gli analisti, osserva: «Se sono qui, e non mi sono dimesso, è perché noi non abbiamo fatto operazioni di questo tipo», chiarisce Lentati che non nasconde l'irritazione per chi «ha tenuto comportamenti irresponsabili che poi hanno conseguenze negative anche sugli altri. Qualcuno dovrebbe dimettersi». Lentati ricorda che Alberto Giovannini (consulente di Ltcm e già consulente del Tesoro) aveva proposto alla Ras nel '97 un investimento in Ltcm, ma la compagnia aveva preferito restarne fuori. Valeria Sacchi Dini: «Non ricordo se ero presente a quella riunione» Il direttore Ciampicali «L'operazione fu votata all'unanimità» Il governatore sarà sentito in Parlamento Cipolletta getta acqua sul fuoco Lentati (Ras): io mi sarei già dimesso ppguestioni così complesse, bisocapire. Per cui preferisco ridare ogni valutazione a dopo izione del governatore». udizione già programmata per imenti sulla vicenda Comit e evoluzione del sistema bancahe verrà estesa al «caso Uic». mpre da Londra, anche il diretdell'Uic Pier Antonio Ciampi ammette candidamente che, do (1994) per la prima volta e di investire nel Long Term Ciampi è pWASHINGTON. Carlo Aznato presidente dell'Interimannunciato un comunicatternazione. I membri desorta di consiglio di amminno scelto Carlo Azeglio Ciasto del belga Philippe Magiugno. Per far parte del coessere ministri in carica e verno del suo Paese. L'Intdel suo nome, non è affatt