Il boss cerca la strage con l'autobomba di Fulvio Milone

Il boss cerca la strage con l'autobomba Escalation nella guerra dei clan. Bassolino: «Una tecnica che ricorda quella della mafia» Il boss cerca la strage con l'autobomba Vendetta camorristica in un vicolo di Napoli, 13 feriti napoli. Lo scenario è spaventoso. La strada è coperta da un tappeto di schegge di vetro, ai lati le facciate dei palazzi sono annerite dal fumo. Le lamiere accartocciate delle auto e dei motorini sono state scaraventate a decine di metri di distanza. Le auto di carabinieri e polizia vanno e vengono con gran stridore di pneumatici che mordono l'asfalto, mentre un funzionario della questura legge un lungo elenco dei feriti. Sono 13, di cui quattro in gravi condizioni e uno in fin di vita. C'è anche un ragazzo di 14 anni. Qua e là larghe macchie di sangue sull'asfalto raccontano il dolore di chi ha pagato a caro prezzo un'innocente passeggiata in un vicolo del centro storico di Napoli, proprio mentre un killer della camorra, con un gesto da freddo ragioniere deUa morte, premeva il pulsante di un telecomando collegato a un'autobomba. Come un terrorista, proprio come un terrorista. Finora i clan che si affrontano in piazza non si erano preoccupati di colpire un passante con un proiettile vagante durante i loro regolamenti di conti. Ieri, però, è accaduto qualcosa di molto più grave: chi ha imbottito di tritolo l'Uno bianca sbriciolata come un grissino dall'esplosione sapeva quello che stava facendo. Era consapevole del fatto che a quell'ora, le quattro del pomeriggio, il vicolo pullulava di gente. Voleva la strage, e se non l'ha avuta è stato solo grazie al caso. Forse, con l'attentato, voleva semplicemente dimostrare che il vecchio boss del quartiere non contava più nulla, e che da quel momento nessuno poteva più sentirsi al sicuro. Via Cristallini è poco più di un vicolo nel rione Sanità, il cuore malato della Napoli raccontata da Eduardo De Filippo nelle sue commedie. Un tempo il guappo della zona era considerato al pari di un «sindaco», dirimeva le liti e l'ultima parola era sempre la sua. Sembrano trascorsi secoli da allora. Non esi- stono più guappi, ma boss in guerra per accaparrarsi il traffico della droga, il racket delle estorsioni e il contrabbando di sigarette. Qui i nomi dei contendenti non sono un mistero per nessuno: da un lato della barricata c'è il gruppo Misso-Pirozzi, dall'altro le famiglie Tolomelli e Vastarella. Al centro, la gente della Sanità. Il 18 aprile scorso, poco lontano da via Cristallini, c'era stata la prova generale: un'auto imbottita di esplosivo era stata fatta saltare sotto casa di un camorrista. Allora, al contrario di ieri, non vi furono feriti. Ma questa volta i killer hanno cercato la strage. L'obiettivo era un circolo ricreativo frequentato da un certo Mario Savarese, anche lui finito in ospedale: è un uomo dei Misso, il gruppo perdente in una guerra che non conosce tregua. L'auto, una Uno bianca rubata, è stata parcheggiata proprio davanti all'ingresso della sala giochi, accanto a una dozzina di motorini lasciati sul marciapiede dai ragazzi che armeggiavano sui videopoker. Lo scoppio è stato violentissimo, lo hanno sentito in tutto il rione. I vetri delle finestre dei palazzi circostanti sono andati in frantumi, i ciclomotori sono stati scagliati a decine di metri di distanza. L'autobomba si è spezzata in due, la parte anteriore è stata catapultata sull'altro lato della strada. I testimoni dico¬ no che al boato assordante è seguito un silenzio irreale, rotto solo dai lamenti dei feriti. Uomini, donne, ragazzi che fino a pochi istanti prima si trovavano nella panetteria, nell'edicola di giornali, dal fruttivendolo o nel circolo ricreativo si sono ritrovati a terra senza sapere perché, con gli abiti a brandelli e sporchi di sangue. Poi in via Cristallini è giunta l'eco lontana delle sirene delle auto della polizia e dei vigili del fuoco che si avvicinavano a tutta velocità. Dagli ospedali sono arrivate anche le autoambulanze, che hanno dovuto fare a lungo la spola fra il pronto soccorso e il luogo dell'esplosione. A poco a poco il bilancio dell'attentato si è delineato: dei 13 feriti solo uno sta lottando contro la morte. Con il passare delle ore, la notizia dell'autobomba è arrivata anche a Capri, ad un meeting dei giovani imprenditori a cui partecipava il sindaco Antonio Bassolino. «Ciò che secondo me allarma in questo attentato è il metodo, che richiama alla memoria le tecniche della mafia - ha detto -. Ora occorre una risposta pronta delle forze dell'ordine: è già in corso una riunione del comitato provinciale per l'ordine pubblico». E' molto preoccupato anche il presidente del Senato, Nicola Mancino: «Nel Sud, accanto agli altri problemi, c'è quello del controllo del territorio che lo Stato ancora non ha acquisito del tutto - ha detto -. Episodi come quello dell'autobomba esplosa a Napoli e lo scontro fra i clan della camorra disincentivano gli investimenti». E il ministro degli Interni Giorgio Napolitano ha ribadito: «E' indispensabile il massimo sforzo per l'individuazione e la cattura dei responsabili dell'autobomba. Ed è necessario proseguire nell'azione volta a colpire ancor più duramente i più agguerriti clan camorristici». Fulvio Milone Quattro passanti in gravi condizioni e uno in fin di vita. Tra i colpiti anche un quattordicenne /a

Persone citate: Antonio Bassolino, Bassolino, Eduardo De Filippo, Giorgio Napolitano, Mario Savarese, Misso, Nicola Mancino, Pirozzi, Tolomelli

Luoghi citati: Capri, Napoli