Scalfaro: «Nervi saldi» di Renato Rizzo

Scalfaro: «Nervi saldi» Scalfaro: «Nervi saldi» «Non serve la demagogia del gridare e accusare» TERNI DAL NOSTRO INVIATO «Nervi saldi»: Oscar Luigi Scalfaro dà l'ultimo consiglio ai politici che tra «promesse e proteste» si avvicinano al momento della resa dei conti. E l'invito suona come una sorta di «allacciate le cinture» rivolto a e chi, ormai, non può più sottrarsi alla sfida che ha come unica alternativa quella di mantenersi più freddo dei suoi avversari. Aveva, nei giorni scorsi, sciorinato tutte le sue argomentazioni istituzionali, il Presidente: due appelli duri ed accorati a Bertinotti perché recedesse dalla sua intransigenza, un fermo «no» a qualsiasi ipotesi di elezioni anticipate chiarendo che la crisi andrà risolta in Parlamento. Oggi, a Terni, durante la visita in Umbria, ecco l'estremo avvertimento - «Sono momenti in cui serve serenità ed attenzione» - che si intreccia con una fulminea rasoiata ad un mai nominato eppure ben identificabile Fausto Bertinotti: «Non serve la facile demagogia del gridare e dell'accusare» sbotta Scalfaro parlando della disoccupazione, uno dei nervi scoperti di questo collasso politico. «Ognuno di noi è consapevole di tale malattia e dell'impegno a fare tutto il possibile in difesa del lavoro». Il segretario neocomunista che critica le scelte del governo in questo campo e avanza proposte d'assunzioni giudicate indeclinabili con gli attuali scenari economici, è avvertito: la gravità del tema deve portare tutti a considerazioni concrete lasciando nel cassetto delle utopie obiettivi che i più giudicano lunari. Il lavoro che manca è una malattia che non colpisce solo l'Italia, «ma l'Europa e il mondo intero», è il contagio avvelenato della globalizzazione. E, allora, chi non gradisce le manovre varate dall'esecutivo in particolare per il Mezzogiorno - sembra dire Scalfaro puntando il dito sul segretario neocomunista - si sforzi di «collaborare» senza abbracciare atteggiamenti tribunizi. Certo Scalfaro si guarda bene dall'entrare con giudizi espliciti nei contenuti della Finanziaria che ha appena controfirmato e che ha attizzato i fuochi della crisi: «E' un giudizio politico che tocca al Parlamento al quale 10 non posso sostituirmi». Anche se, poi, parlando agli operai delle acciaierie ternane, il Capo delio Stato non lesina lodi al sottosegretario Micheli che gli sta accanto e che, del dispositivo di bilancio, è stato l'attento curatore. Lei, Presidente - domandiamo - parla della necessità di professare ottimismo ed attenzione, ma intanto la situazione scivola verso 11 collasso... «Le giornate vanno affrontate ad una ad una» risponde il Capo dello Stato teorizzando il principio dei piccoli passi. E aggiunge: «Se si perde la serenità si perde la componente fondamentale per valutare e per decidere». Quindi confessa che egli stesso attinge a questa tranquillità e a questa «calma» mentre registra «voci con varie preoccupazioni». Un'imperturbabilità che, probabilmente, D'Alema ha sconcertato un po' evocando lo spauracchio di elezioni anticipate proprio poche ore dopo che il Quirinale aveva garantito di non volerle concedere. Ma, tant'è, Scalfaro pubblicamente professa tutto il suo ottimismo e alle orecchie di qualcuno questa ostentazione suona quasi come autoreferenziale: l'Arbitro, «che in più di cinquantanni di politica ne ha sentite tante» è certo di poter guidare al meglio la partita anche se questa appare più confusa e rischiosa di quella che vide la caduta di Berlusconi e l'ascesa di esecutivi di altro segno. Allora, infatti, il Quirinale «gestì» il cambiamento; oggi si trova di fronte ad un governo che ha sempre sostenuto, magari con la necessità di individuare un nuovo premier. La situazione richiede «nervi saldi», certo, ma, soprattutto, occhio lungo. Renato Rizzo

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