«Meglio la crisi che i compromessi»
«Meglio la crisi che i compromessi» «Meglio la crisi che i compromessi» Marcegaglia (giovani industriali): clima squallido CAPRI DAL NOSTRO INVIATO Passa il tempo. Ma resta la rabbia. E non cambia il nemico: gli imprenditori ce l'hanno sempre con Rifondazione di Bertinotti e la minaccia di crisi che incombe sul governo Prodi. E' con una nota amara che Emma Marcegaglia, presidente dei giovani di Confindustria dà il via ai lavori del tradizionale convegno di inizio autunno a Capri: «E' triste - dice aprire di nuovo il nostro convegno a distanza di un anno nella stessa assurda e squallida situazione» del 1997. Secondo la Marcegaglia, adesso come un anno fa un intero Paese è «soggetto al ricatto di chi vuole sfasciare tutto, di chi per affermare a tutti i costi la sua identità di forza antisistema sta distruggendo ciò che abbiamo costruito con anni di pesanti sacrifici». E, se le cose stanno così, per gli industriali è preferibile dare l'altolà a Bertinotti, costi quel che costi: «E' meglio una crisi che compromessi che potremmo pagare duramente nei prossimi anni» scandisce fra gli applausi la Marcegaglia. Insomma «non accettare alcun ricatto» è un imperativo categorico. Brucia ancora l'epilogo della rientrata crisi di un anno fa, risolta anche grazie al varo del disegno di legge sulle 35 ore, provvedimento inaccettabile per la Confindustria. Meglio la crisi che pasticci: sembra quindi questo lo slogan rappresentativo dell'umore della platea dei duemila imprenditori al Quisisana. Innocenzo Cipolletta, direttore generale di Confindustria, non ha alcun dubbio: «I Paesi democratici debbono prevedere anche crisi, se le forze politiche che sostengono un governo non sono più in accordo, piuttosto che soluzioni pasticciate». In nome della chiarezza, un'eventuale crisi non sarebbe dunque uno scandalo per gli imprdenditori. Ma dopo cosa succederebbe? Non sarebbe obbligatorio, a giudizio di Cipolletta sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni: non è detto che «debba terminare la legislatura, ma semplicemente si prende atto che una parte della maggioranza remava contro e quindi bisognerà cercarsene un'altra in Parlamento». L'ipotesi di una crisi aperta per non cedere a Rifondazione non significa desiderarla: semmai si tratterebbe del male minore. Anche perché la finanziaria, sottolinea la Marcegaglia, «non può essere peggiorata». I giovani imprenditori riconoscono infatti l'esistenza di alcuni elementi di novità, cioè il tentativo dopo tante stangate di cominciare a favorire lo sviluppo, ma non sono del tutto soddisfatti: è «un primo piccolo insufficiente passo» e «manca il coraggio di proporre e realizzare riforme profonde». Apprezzati gli sgravi contributi per i neoassunti, viene chiesto di non toccare la finanziaria «in alcuna sua parte, né con aumenti di spesa, né resuscitando mostri di assistenzialismo e programmazione di Stato». Osserva la Marcegaglia: «Il Paese non ha più voglia di assistere a questo balletto della politica pronta a sacrificare il bene del Paese per assicurare la propria sopravvivenza e il proprio potere. Chiediamo all'esecutivo di non accettare compromessi anche perché, ne siamo certi, con questa maggioranza l'accordo si tro¬
Persone citate: Bertinotti, Cipolletta, Emma Marcegaglia, Innocenzo Cipolletta
Luoghi citati: Capri
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