«Fausto, non fare il matto» di Fabio Martini

«Fausto, non fare il matto» «Fausto, non fare il matto» Amici e rivali d'accordo: è difficile capirlo VERSO L'ORA X OROMA RAMAI lo chiamano «il matto». In queste ore, nelle chiacchierate molto private tra segretari di partito, qualcuno ha affibbiato a Fausto Bertinotti il perfido nomignolo. Certo, il doppio nome è il destino dei politici che lasciano il segno: Francois Mitterrand era «il fiorentino», Amintore Fanfani «il nano», Alessandro Natta «Capannelle». Per non parlare di Bettino «Bokassa». 0 di Togliatti, «il Migliore». E in fondo per Bertinotti non è una novità: già un anno fa, ai tempi del primo strappo, aveva acceso la fantasia linguistica dei suoi detrattori. La ministra Anna Finocchiaro aveva parlato di «egotismo dei leader», l'alleato Luigi Manconi di «ego ipersviluppati», Massimo Cacciari aveva evocato la categoria del narcisismo «anale». Un anno dopo, ecco Fausto «il matto». Ma Bertinotti è per davvero un po' pazzo politicamente? Oppure sono gli altri che non lo capiscono, perché parla ad un elettorato selezionatissimo? Paolo Villaggio ha sempre militato a sinistra, è stato persino eletto deputato nelle liste di Democrazia proleteri e proprio lui che è un antesignano di Fausto, non ha dubbi: «Matto? Direi che e vetusto. Obliterato... E poi Bertinotti ama troppo il personaggio Bertinotti, con quella ewe sembra un dandy molto snob. Uno come lui come fa a reclamare salari più alti, pensioni meno misere, più posti di lavoro se rifila quelle accettate ai tendini del Paese e del governo?». Rieccoci: Bertinotti si piace troppo, ama comparire, apparire. Tre anni fa, dopo averlo visto in tv minacciare (anche allora) la crisi di governo, il ministro Adriano Ossicini andò da Dini e gli disse: «Ti parlo da psichiatra: quell'uomo è molto turbato. Secondo me c'è uno spiraglio». Aveva ragione Ossicmi: quella volta non fu crisi. Ma l'idea di Bertinotti irrazionale e un po' matto politicamente fa imbestialire chi lo conosce bene. Per esempio il regista Citto Maselli. colui che ospitò a casa sua l'incontro decisivo tra Armando Cossutta e l'allora semisconosciuto Bertinotti: «E sia - dice Maselli dopo i golf di cashmere, adesso l'irrazionalità caratteriale. A me sembra patetico che si debba ricorrere all'analisi della personalità psichica per giudicare una linea politica». Anche un personaggio lontanissimo da Bertinotti e Maselli come il cardinale Ersilio Tonini sorride all'idea di Fausto «il matto» e non la condivide: «Ha una sua visuale del mondo, ma io gli voglio bene a Bertinotti. L'ho conosciuto, l'ho incontrato a lungo, possiamo dire che siamo amici: l'ho trovato rispettosissimo e schietto». Ma poi con sapienza antica il cardinale trova parole inattese per raccontare Bertinotti: «Non lo penso per niente marxista. E neanche leninista. Se ci fosse un po' di leninismo in lui, si sarebbe ricordato di quel famoso libro: "L'estremismo malattia infantile del comunismo". La sua passione per il miglioramento della classe operaia? Credo sia sincera, ma insomma un po' di duttilità... Bisogna sapere patire con la gente, perché poi la gente abbia a godere assieme. Un politico deve saper mediare. E se fosse possibile fargli avere una parolina all'orecchio gli direi: ci pensi un po' su...». Bertinotti «malato» di estremismo: ecco un'altra chiave, ecco un altro filone interpretativo solitamente condiviso dagli avversari di Bertinotti. E invece ecco la sorpresa: Enzo Iacchetti, comico di punta di «Striscia alla notizia» e comunista dichiarato, bolla così 0 compagno Fausto: «Gli consiglierei di pensare alla catastrofe che succederebbe. Tra l'altro tornerebbe sulla scena un leader di stampo cabarettistico, convinto ancora che i comunisti mangino i bambini!». Dunque, Bertinotti è politicamente uno «squilibrato»? «No, matto no - dice ancora Iacchetti -. Lui è una minoranza, come gli indiani e i panda. Adoro le minoranze e lui non deve scomparire. Anche se sono convinto che lui rientrerà. L'anno scorso fino all'ultima ora sembrava che si andasse al casino generale e invece.... Non si sa mai quando i politici dicono la verità. Bisognerebbe risentirli nei "fuori onda" e scopriresti che parlano malissimo l'uno dell'altro: "quello è uno s..."». Un po' «piacione», un po' estremista, ma neanche un po' irrazionale? Pochi conoscono Fausto Bertinotti come il compagno Ferruccio Danini: con lui Bertinotti ha iniziato a fare il sindacalista negli Anni Sessanta a Novara: ((Alle due di notte, al cambio turno - ha raccontato una volta Bertinotti - poteva capitare che Danini suonasse al campanello, svegliando me e mia moglie Leila, per raccontarci cosa era successo nel reparto e quale scontro si organizzava l'indomani...». Compagno Danini, almeno nella giovinezza qualche bizzarria l'avrà fatta Bertinotti? «Magari fosse un po' matto Fausto! Purtroppo è sempre stato molto razionale, uno che studia i problemi, li discute per ore e ore. Ai tempi di Novara sa come lo chiamavo? Ehi, Malabrocca! Come la maglia nera del Giro d'Italia lui usciva dalle riunioni sempre per ultimo, perché ascoltava e discuteva per ore e ore. Un difetto di allora e di adesso? Quasi mai cambiava opinione...». Fabio Martini Il cardinale Tonini «Ma gli voglio bene» Iacchetti: pensi alle conseguenze SU A sinistra il comico Enzo Iacchetti Qui sopra il card. Ersilio Tonini A destra Paolo Villaggio e il regista Citto Maselli

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