Una lettera, l'ultimo appello di D'Alema

Una lettera, l'ultimo appello di D'Alema Si allungano i tempi della crisi. Attesa per la decisione di Rifondazione: Una lettera, l'ultimo appello di D'Alema «Compagni, pensateci bene». La replica: si rivolga a Prodi ROMA. Contrordine. Meglio temporeggiare, rallentare il corso (apparentemente ineluttabile) della crisi di governo, continuare a cercare spiragli e non dare subito per chiusa la partita se domenica Rifondazione comunista emetterà un «verdetto» di condanna per la maggioranza. «Io penso che serva affrontare le giornate una per una con grande serenità e grande attenzione» ha suggerito ieri mattina il Capo dello Stato. Ed è parso un invinto a Prodi a non preannunziare fin da oggi quel che potrà fare lunedì. Anche il presidente del Senato, Nicola Mancino, ha suggerito cautela: «Nel mutato panorama europeo, non sarebbe il caso di sollecitare ancora un dibattito aperto sui temi dell'occupazione con Rifondazione comunista?». Le parole della prima e della seconda carica della Repubblica sembrano un invito a Prodi ad andare incontro a Rifondazione comunista per riprendere il filo del discorso che sta per rompersi. Contemporaneamente, in una sorta di «manovra di persuasione» a tenaglia, Massimo D'Alema si è rivolto al «compagno Bertinotti» per pregarlo di lasciare aperto uno spiraglio: «Non pretendo che Rifondazione riconosca che c'è una svolta, ma che non ci sono nanche le condizioni per una rottura. For¬ se conviene prendere una decisione che mantenga aperto il confronto, che dia ancora una possibilità alla coalizione». Romano Prodi ha ascoltato tutti questi messaggi e ieri sera sembrava orientato a valutare con più calma i risultati che scaturiranno dal comitato politico di Rifondazione comunista, riunito oggi e domani a Roma. Bisognerà valutare bene come si esprimeranno le diverse anime di Rifondazione. Non ci sarebbe, quindi, una rapida salita di Prodi al Quirinale per riferire a Scalfaro che un partito della sua maggioranza gli boccia la Finanziaria. Per quel che si capiva ieri sera, il presidente del Consiglio potrebbe seguire il percorso abbozzato da Mancino: andare in Parlamento la prossima settimana (senza essere passato da Scalfaro) per sollecitare un ultimo dibattito sui contenuti della Finanziaria e sui problemi dell'occupazione. E potrebbe seguire un voto di fiducia. Insomma, Prodi è orientato ad ignorare quel che dirà Rifondazione domenica, nella convinzione che gli unici atti che politicamente contano son quelli che si compiono in Parlamento. Sarà lì che Bertinotti e Cossutta dovranno dire se vogliono o no affondare l'esperienza di centro-sinistra in Italia, mentre governi simili si moltiplicano in Europa (in 13 Paesi su 15). E qui entra in ballo l'accorato appello di D'Alema a Bertinotti (con una lettera aperta), per evitare «la lacerazione del popolo della sinistra». Il segretario dei democratici di sinistra arriva a considerare «comprensibile una battaglia per migliorare il contenuto» della Finanziaria. E, contemporanea- mente, tiene aperto il canale di comunicazione con Cossiga («ritengo che sia interessante che vi siano forze moderate che si distaccano dal Polo»). La svolta «temporeggiatrice» di Prodi, se sarà confermata dai fatti, potrebbe essere la contromossa studiata da un uomo che, negli ultimi giorni, si è sentito sempre più sotto assedio. Le voci ricorrenti sul possibile arrivo di Massimo D'Alema alla guida del governo, se ci fosse la crisi, non hanno fatto certo piacere al presidente del Consiglio. Ufficialmente nulla è stato detto da Palazzo Chigi a proposito della cosiddetta «staffetta». Si è udita solo la voce del vicesegretario (prodiano) del Ppi, Enrico Letta: «E' nocivo parlare di staffetta, è disinformazione. La staffetta non è all'ordine del giorno. Romano Prodi è il leader dell'Ulivo ed ha saldamente in mano il timone del governo». I cossighiani danno per quasi obbligato un «governo tecnico» o «istituzionale» se ci fosse la crisi (e Cossiga assicura che non ci saranno voti lìberi, ma tutti dovranno rispettare le decisioni dei gruppi, pena l'espulsione). «Prodi non ha possibilità» sentenzia Buttiglione, che punta su Mancino. Ma Mancino esclude che, «allo stato», ci sia l'ipotesi desiderata da Cossiga. Molto di quel che si va dicendo fa parte della tattica. Al di là del polverone delle dichiarazioni, Prodi deve aver capito che c'è come un patto ad ampio raggio, che in qualche modo coinvolge quasi tutti i suoi alleati (più Cossiga), per arrivare ad un nuovo governo con un nuovo presidente del Consiglio. Per tentare di rialzare le sorti elettorali della coalizione. Ed ecco che Mancino esorta Prodi, quasi come estremo rimedio, a fare «anche dei rimpasti». Proprio quello che il presidente del Consiglio (pressato invano da Marini e D'Alema) si è rifiutato pervicacemente di fare sino ad ora. Alberto Rapisarda LA RISPOSTA DI BERTINOTTI «Una lettera aperta è un segnale d'attenzione che va certamente riconosciuto. Tuttavia, è stato il presidente del Consiglio che, nella forma più autorevole, ha dichiarato la Finanziaria sostanzialmente immodificabile, rifiutando così tutte le richieste di Rifondazione». LA LETTERA DI D'ALEMA 'Caro compagno Bertinotti, ti rivolgo senza retorica ma con un forte sentimento unitario l'invito ad una decisione che non chiuda ogni prospettiva, che ci consenta di proseguire nella difficile ma positiva esperienza comune, che non produca un danno difficilmente riparabile». Il leader Ds corteggia rudr: importante che siano fuori dal Polo ©I MPOHgAXIONE COMPONENTI IL COMITATO POLITICO 338 DATI DEI BERTI NOTTIANI < CON COSSUTTA 1 PO CIRCA MINORANZA Di SINISTRA 48 INCERTI 20 CIRCA. - * CON BERTINOTTI 173 CIRCA CON COSSUTTA 8 SENATORI 13 DEPUTATI CON BERTINOTTI 3 SENATORI 17 DEPUTATI INCERTI 4 DEPUTATI DATI DEI COSSUTTiANi CON COSSUTTA 1*0- ' CON BERTINOTTI 138 MINORANZA DI SINISTRA 48 CON COSSUTTA 8 SENATORI 13 DEPUTATI CON BERTINOTTI 3 SENATORI 31 DEPUTATI II segretario del pds Massimo D'Alema

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