Clinton paladino dei diseredati. Roma ignora i granatieri

Clinton paladino dei diseredati. Roma ignora i granatieri lettere AL GIORNALE Clinton paladino dei diseredati. Roma ignora i granatieri Presidente infangato da lobby potenti Quanti Presidenti degli Stati Uniti d'America sono stati uccisi per ragioni politiche? Parecchi. Gli avversari hanno arruolato uno o più killer ed hanno risolto sbrigativamente il problema. Oggi hanno scelto un altro metodo meno violento, ma non meno perfido e volgare, per abbattere l'opposizione. E questo grande Paese, rappresentante della democrazia mondiale, già degradato da un permissivismo dissoluto, ci fa assistere in questi giorni a spettacoli nauseanti, in cui non un Presidente è messo alla gogna, ma tutto il popolo americano, che permette a uomini politici senza scrupoli di infangare un popolo, al quale si guardava come all'alfiere della liberta e della democrazia. Infatti noi italiani nell'ultima guerra mondiale abbiamo applaudito a questo popolo, che veniva a liberarci dalla dittatura, portandoci la democrazia. Qual è, oggi, l'identità del popolo americano? E' vero che è formato da popoli provenienti da tante nazioni, ma proprio per questo, per l'accoglienza che questi emigranti hanno ricevuto, trovando lavoro e benessere, dovrebbe nutrire sentimenti di gratitudine e di riconoscenza, perché li tutti hanno trovato il lavoro, che in patria non avevano, e una libertà, che in patria era negata. E' vero che è una Confederazione di 50 Stati con governatori propri, ma tutti riconoscono lo stesso Presidente, per cui, pur nella varietà ed autonomia, dovrebbero sentirsi orgogliosi di essere cittadini della più grande Nazione del mondo. E come non capire oggi che questa «pornomania» diffusa li degrada e li travolge insieme con il loro Presidente, che non hanno saputo difendere dal complotto degli avversari, i quali ipocritamente si appellano ad un falso puritanesimo, che hanno, invece, sempre tradito? E' vero che ci deve essere coerenza tra il privato e il pubblico, ma l'arte del «guardone» è l'atteggiamento più vergognoso che ci sia: non si può imbastire un processo su un «materiale», che of- fende la vita privata, che nessuno dovrebbe profanare. In nome del «dio» denaro una destra capitalistica e spregiudicata, che diffonde armi e droga in tutto il mondo, ha usato ogni mezzo per «annientare» un Presidente, che voleva frenare i loschi affari in tutti i continenti. Padroni di potenti «lobbies», pur di raggiungere i loro ambigui fini economici, non esitano a sacrificare qualunque vita umana, sotto la parvenza della moralità. Giovanni Migliore, Siracusa «Quel Comune rottama la storia» La Cerimonia commemorativa dell'8 settembre 1998, Sala della Protomoteca, a Roma, ha messo in evidenza la preconcetta volontà della Amministrazione Capitolina, presieduta da Rutelli, di condannare all'oblio il contributo dei Militari nella difesa di Roma e nella Guerra di Liberazione. Quando non si ricordano i Granatieri di Sardegna, i Lancieri di Montebello ed i Carabinieri, che sono stati gli artefici e sono, oggi, eredi e custodi delle eroiche gesta compiute nel settembre 1943, si ignorano i capitani Nunzio Incannamorte, Vincenzo Pandolfo, Camillo Sabatini, il tenente Raffaele Persichetti, i sottotenenti Vincenzo Fiòàtto, Luigi Perno, Ettore Rosso ed il sergente maggiore Udùio Bombieri, medaglia d'Oro al V.M. e gli altri decorati al V.M. e si tira in ballo, ancora e sempre, «la fuga del Re» (che fuga non è, ma semplicemente trasferimento in area sicura, cosa fatta anche da regnanti di altri Paesi), significa che abbiamo toccato il fondo e che il Comune di Roma, in combutta con altri, ha deciso di «Rottamare la storia». Quando si tira in ballo Priebke e non si commemora degnamente l'eroica figura del col. Corderò Lanza di Montezemolo, fondatore del Fronte Militare Clandestino, che ha dato il via alla Resistenza, occorre prendere atto che esiste la malafede. Se a questi fatti aggiungiamo che è in dirittura di arrivo la stipula di una convenzione con l'Anpi per la ricerca storica sui fatti della difesa di Roma e atti connessi, senza coinvolgere i Granatieri di Sardegna, i Lancieri di Montebello, i Carabinieri, l'Ancfargl, la Fvl, la Fiap ed altre associazioni, bisogna avere il coraggio di denunciare l'arroganza del potere e lo spreco di pubblico denaro per fini ideologici e politici. Anche a nome dei veterani della Guerra di Liberazione della sezione di Roma, che ho l'onore di rappresentare, la invito a rivedere la convenzione per evitare che la storia venga raccontata a senso unico, coll'intento di accreditare presso la pubblica opinione che l'Italia è stata liberata dai partigiani e dalla Resistenza, dalla quale sono stati esclusi, artatamente, i Cittadini con le stellette, ignorando e facendo ignorare che i primi nuclei partigiani sono stati costituiti dai militari, che, per sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi, si erano rifu giati in montagna. Per rinfrescare la sua e l'altrui memoria, riporto il contenuto delle lapidi del Monumento ai Militari Italiani nella Guerra di Liberazione, inaugurato anche alla sua presenza l'8 maggio 1995: 87.000 caduti, 530.000 combattenti, 80.000 combattenti nelle formazioni partigiane, 590.000 internati per aver rifiutato di collaborare. Dopo aver ascoltato l'introduzione del vice presidente dell'Anpi e gli altri interventi, si può immaginare il contenuto delle ricerche: c'era un Re fellone che è fuggito, lasciando l'Italia nel caos, l'Esercito si dissolse, i Militari trucidati a Cefalonia diventeranno «Partigiani Caduti all'Estero», le prese di posizione dei Militari del settembre 1943, non tutti a casa, la Guerra di Liberazione, il 1° Raggruppamento Motorizzato, il Gii, i Gruppi di Combattimento, le altre e numerose imprese dei Militari, il triangolo della morte, Morannino, Porzius, le lotte condotte, all'ombra della bandiera rossa con falce e martello, dal Pei, affiancato dai Sindacati, per portarci al «Paradiso rosso» ed al collettivismo, ecc. saranno rottamati; risultato: la Patria (declassata a Paese per fini ideologici) riscoperta è stata liberata dai Partigiani d'Italia. gen. b.t. Giuseppe Valencich presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti, Roma Il fascino discreto della torinesità Desidero rispondere alla lettera della signora XY, pubblicata su La Stampa del 31 agosto ne «Il lunedì di OdB», e dire alla signora che lei è giovane e romana e quindi non può sapere che Torino era detta «la piccola Parigi», sia per l'eleganza che per la raffinatezza della città. Nel tempo e con l'avvicendarsi di varie situazioni (emigrazione dal Sud nel '60, matrimoni misti e negli ultimi anni immigrazioni extracomunitarie) si sono in parte perdute quelle caratteristiche peculiari che identificavano il torinese come persona «speciale»: riservatissima, discreta, elegante, ironica, un po' sulle sue, disincantata e gentile. Lei, che ha la fortuna (mi creda) di respirare ancora quell'aria, un po' rarefatta ed esclusiva di certe case e di certi ambienti, se ne riempia l'anima e ne goda in pieno, non potrà farle che bene. Si adagi nell'innata eleganza delle sue conoscenti che le insegneranno, con l'esempio e se lei vorrà, a vivere in sintonia con la città e i suoi abitanti. Il grigio, cara signora, si addice al barocco. Lei si vesta come vuole: colorato, lungo, corto, sexy, in, out, punk, dark, faccia lei, ma non tolga alle poche tòte o madamine torinesi rimaste il piacere di essere e di vivere il loro «raffinato» grigiore. Legga la storia di questa città, si documenti, esca da quel suo recinto dorato e frequenti altri ambienti, culturalmente diversi dal suo, e vedrà e capirà che, forse, non siamo proprio come lei ci descrive, e, la prego non si sforzi ad essere quella che non è, ma rimanga romana. Celestina Marchisio, Torino Blocco degli sfratti e aiuti ai proprietari La Confesercenti chiede un rinvio indiscriminato degli sfratti per gli immobili commerciali. Vanno protetti i commercianti, dicono. Ma perché a rimetterci deve essere il proprietario, anche quando ha di fronte un inquilino che non paga? Chi propone un blocco degli sfratti di due anni, aggiunga quest'altra piccola norma: conto aperto per i proprietari in tutti i negozi di alimentari per lo stesso periodo di tempo. Vogliamo smetterla con questo schema demagogico del proprietario-padrone-sfruttatore e deU'mquilino-mdigente-vittima? Mauro Cesarini, Roma cesarini@hotmail.com Le lettere vanno inviate LA STAMPA /Via Marenco 32, 10126 TORINO fax 011 • 6568924 e-mail lettere@lastampa.it