Le anime segrete di un giardino di Marco Neirotti

Le anime segrete di un giardino La storia del parco e la memoria della casa di Villar Perosa in un libro di Marella Agnelli Le anime segrete di un giardino Alberi secolari e vicende di guerre e di pace che risalgono a Napoleone N'ANTICA dimora può essere memoria, luogo degli affetti, porto di ritorno, angolo letterario o monumento a una dinastia. Ma talora - e raramente - è l'intersecarsi di tutto ciò con una vita in movimento, con gli sbalzi della Storia e le intimità private, con le grandi evoluzioni economico-sociali e i destini personali. Antica residenza estiva, villa Agnelli di Villar Perosa, lungo la strada che collega Torino con le nevi del Sestriere, fa senza dubbio parte dei simboli di una famiglia. Ma conserva, e anzi riacquista sempre più la ragnatela di sentimenti nelle suggestioni che Marella Agnelli affida a Giardino segreto (Rizzoli), scritto con la nipote Marella Caracciolo Chia e con Paolo Pejrone, architetto paesaggista. Molte fotografie del parco di Villar Perosa, scattate da Marella Agnelli stes- sa, raccontano, alimentate dal testo, le varie «mani», cioè i vari animi, che su quella natura hanno inciso. Ricordi immediati, confidenze, documenti d'archivio e immagini soprattutto. Marella Agnelli scrive nella prefazione: «I giardini, così ricettivi a ogni influsso sono la metafora ideale per la comunione tra presente e passato». E Villar Perosa è un cammino tra sensibilità femminili che hanno firmato nel verde i loro sentimenti, ma anche fra periodi storici diversi, guerre¬ schi o di pace, di economia in corsa o di dolori personali. E' uno specchio a più strati: guardando oltre, ci si accorge che ciascuno ha lasciato una piccola immagine ad ogni passo. Immagini e parole. Le parole tagliano le generazioni dall'inizio dell'800 napoleonico a oggi, da quando Giuseppe Francesco Agnelli, nonno del Senatore, acquista la casa pensando più di tutto a un allevamento di bachi da seta. Poi vengono i figli e i nipoti e i pronipoti. Soprattutto le donne, da Aniceta a Clara, da Virginia Bourbon del Monte, madre di Gianni Agnelli, a Marella che, con l'inglese Russel Page, avvia una serie di interventi che non offendano il passato ma guidino il giardino verso un'idea nuova, moderna, anche magica, dalla «valle dei laghi» - con gli undici laghetti alimentati da un torrente - alla piscina di Gae Aulenti che scivola nel paesaggio. L'impatto con le inquadrature è suggestione, documento raffinato, inavvicinabile paradiso. Ma c'è dell'altro in quella terra che si fa impervia e trova con- forto negli innesti da tutto il mondo, gli antichi platani e il cornus del Giappone, l'araucaria e le tuie, roseti e limonaie, o le sequoie. E' un giardino mai tradito, sono gli strati che perso¬ naggi e sentimenti lasciano sul terreno. Il capolavoro artistico e umano - costruito da Marella Agnelli con Page è tutt'uno con l'insospettirsi, il ritrarsi del fedele capo giardiniere Aloisio, abituato a dominare foglie e rami e petali. Il nuovo grande disegno, il nuovo «paesaggio» ne accendono un'ostilità rispettosa e nel parco si gioca una partita fondata sulla storia delle persone e delle emozioni che di li sono passate, di quelle che verranno di un «giardinaggio» che diventa «arte» senza tradire. E Marella Agnelli deve decidere: il «giardino» non si sacrifica al rinnovamento. Giardino segreto. Ma un giardino ha radici e radici offre. Il testo si chiude con l'immagine dei nipoti che vengono a fine estate, come tutti i nipoti in tutti i tempi. Proprio Margherita de Pahlen, figlia di Marella, ha scritto di Villar Perosa nei suoi versi: «Ed allora riscopro io il ponte / i centenari faggi / l'assopito roseto / gli scalini di pietra / e la casa immobile...». Marco Neirotti Uno scorcio del parco di Villar Perosa fotografato da Marella Agnelli

Luoghi citati: Giappone, Sestriere, Torino, Villar Perosa