Malpensa, Kinnock gela Burlando di Francesco Manacorda

Malpensa, Kinnock gela Burlando Scontro al vertice di Lussemburgo: «L'Italia deve fornirci dati su cui decidere» Malpensa, Kinnock gela Burlando // ministro: noi apriamo lo stesso LUSSEMBURGO DAL NOSTRO INVIATO Su Malpensa l'Italia tira dritto per la sua strada e lo scontro con la Commissione europea rischia di tarsi più darò, visto che le posizioni tra Roma e Bruxelles - a tre settimane dall'apertura prevista del nuovo aeroporto - sono ancora molto distanti. Il governo italiano appare infatti intenzionato a presentare un nuovo decreto Burlando la settimana prossima senza consultare la Commissione, come questa aveva invece chiesto dopo la bocciatura del 16 settembre. E' questo lo scenario che emerge dal Consiglio dei ministri dei Trasporti che si è tenuto ieri a Lussemburgo, dove Claudio Burlando ha portato all'esame dei suoi colleghi la questione che da mesi divide Italia e Commissione. Una mossa, quella di collocare il caso Malpensa in una dimensione «politica», che ha irritato il Commissario ai Trasporti Neil Kinnock e che lascia abbastanza freddo anche il presidente di turno, l'austriaco Caspar Einem: «E' meglio per l'Italia che gli Stati membri non si immischino in questa vicenda - dice -, non avrebbe nulla da guadagnarci». E una lettera di Burlando ai suoi colleghi, spedita il 29 settembre per sostenere le buone ragioni dell'Italia, e stata seguita il giorno dopo da una missiva di Kinnock in cui si ribatte punto per punto alle posizioni italiane. Ma Burlando si dice comunque soddisfatto di aver portato il caso all'attenzione dei Quindici e anticipa che «le nostre proposte sono molto precise, in grado di spazzare via il tema della discriminazione; il problema che resta ò quello della proporzionalità (cioè della quantità e qualità dei voli che consentano a Malpensa di diventare un hub, ndr) che può essere interpretata in modo molto elastico». L'Italia punta quindi a presentare un nuovo decreto che non mantenga più tutti i voli Milano-Roma a Linate e leghi l'apertura graduale di Malpensa in modo automatico al completamento di ferrovia e austostrada con Milano; conta cosi di disinnescare la principale obiezione di Kinnock, secondo il quale le misure previste dal primo decreto Burlando «avrebbero un definitivo effetto discriminatorio e in pratica risulterebbero un vantaggio competitivo per l'Alitalia», data la difficoltà di raggiungere Malpensa con le attuali infrastrutture. Una volta risolto il problema della discriminazione, il governo italiano spera cosi di non incorrere in una nuova bocciatura da parte della Commissione. Ma, come ammette Burlando, se su alcuni punti c'è un'intesa di massima (cosa che comunque la Commissione non conferma assolutamente), la vera questione resta ancora quale percentuale dei voli - o dei passeggeri, anche su questo non c'è accordo debba restare a Linate. La cifra indicativa del 30% dei voli non è di per sé significativa perché, spiega Burlando, è legata ad almeno quattro problemi: il numero di passeggeri che resterà a Linate dal 25 ottobre; il numero di passeggeri che resterà a Linate quando Malpensa sarà servita dal collegamento ferroviario diretto e quindi potrà aumentare il volume di passeggeri; il criterio della flessibilità (cioè la misura in cui ciascuna compagnia potrà decidere quali voli mantenere a Linate all'interno della quota assegnata); la soglia di voli che identifica le piccole compagnie alle quali non verrà chiesto di spostarsi a Malpensa. Su questi problemi di merito si innesca anche una questione - solo in apparenza formale - che rischia di rendere ancora più difficile la necessaria intesa tra Roma e Bruxelles. Kinnock sostiene infatti di non poter impegnarsi in nessun negoziato con l'Italia perché dal nostro governo non ha mai ricevuto una proposta scritta. Come ha detto ieri: «Tutti possono capire che in termini legali e di procedura un'esposizione orale non è la stessa cosa che parole messe nero su bianco». Burlando gli replica pronto: «Io conosco esattamente i numeri di Kinnock e lui conosce i miei. E' stato lo stesso Commissario a chiedermi all'ultimo Consiglio dei Trasporti di non "cristallizzare" le nostre differenze di posizione. Se adesso vuole qualcosa di scritto glielo posso dare, ma sarà il mio decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale». A tambur battente arriva la controreplica di Kinnock: «Sono sbalordito: certo abbiamo parlato di cifre con Burlando, ma noi non possiamo formalmente proporre delle cifre e l'Italia non ha fatto delle cifre». Poi un messaggio direttamente al ministro: «Noi non cerchiamo una proposta scritta firmata da Prodi o da Burlando, una proposta conclusiva o dettagliata, ma solo dei numeri su cui basare la discussione. Se l'avessi non l'appenderei mica fuori dalla Commissione europea». Bruxelles, insomma, vorrebbe dire la sua sul testo che farà partire Malpensa dal 25 ottobre, «ma solo - dice Kinnock - per dare consigli in modo che sia compatibile con il diritto comunitario». L'Italia, invece, non pare fidarsi delle opinioni della Commissione, che secondo Burlando rischiano di compromettere il ruolo di hub assegnato Malpensa, ed è al limite pronta ad affrontare una nuova bocciatura. «Un conto è che Malpensa venga uccisa da altri - dice il ministro - e un conto è che venga uccisa da me». Francesco Manacorda «Per i voli da Linate ci sarà un trasferimento graduale e presto fornirò le cifre» Il ministro Claudio Burlando con (a destra) Neil Kinnock