«Pena più severa per Baudo»

«Pena più severa per Baudo» Secondo il tribunale il presentatore deve essere condannato per concussione «Pena più severa per Baudo» Respinto il patteggiamento MILANO. «La vita continua», assicura Pippo Baudo. E va avanti pure il suo processo, quello per le Telepromozioni, per il miliardo e ottocento milioni intascati «per un sorriso in più» durante le sponsorizzazioni televisive. Accompagnato dal suo avvocato, il presentatore tv aveva proposto di patteggiare la pena a un anno e otto mesi di carcere ma la settima sezione penale del Tribunale ha detto no. E ha stabilito che il processo si debba fare l'il novembre, che la pena vada ricalcolata sulla base del più grave reato di concussione e non di falso in bilancio, come sognava Pippo Baudo. «Questa è una valutazione strettamente giuridica», incassa il suo difensore, Delfino Siracusano. «Sembra che non si riesca proprio a chiudere questa vicenda», gli fa eco il presentatore, mentre stringe la mano al pubblico ministero Giovanna Ichino, che pure aveva dato parere favorevole al patteggiamento per lui e per i suoi manager e collaboratori. «Sono molto sereno», assicura Pippo Baudo, chiamato ancora una volta ad attraversare i corridoi di marmo del palazzo di giustizia milanese, prima di mettere la parola fine alla sua vicenda che si trascina da anni. Da quando i magistrati scoprirono lo scandalo, da quando venne fuori che determinate aziende - dalla Sperlari alla San Benedetto venivano presentate meglio in tv, in cambio di mazzette de stiliate a finire in Svizzera. «Io ribadisco sulla mia paro la che non ho mai concusso nessuno, né ho mai invitato qualcuno a elargirmi soldi. Ho la coscienza a posto», fa muro lui, che da sempre si dice ignaro di tutto. Che di quel miliar do e 800 milioni giura di non aver mai visto l'ombra. Ma nel respingere la sua proposta di patteggiamento, i giudici del Tribunale non risparmiano le parole. Delle attività di Pippo Baudo parlano come di «un programma preordinato a trarre vantaggio economico...», di «falsa rappresentazione del vero...», di «atti che si sono estrinsecati in comunicazione societaria non corrispondenti all'effettiva dinamica dei fatti...». E di «atti concussori che rispondono alla perseguita esigenza di conseguire vantaggi patrimoniali». Come se non bastasse, il Tribunale respinge anche l'attenuante che potrebbe scaturire dal risarcimento dei danni alla società «Star Programme». Prima di tutto perché la so- cietà, rivelano i giudici, ha sempre detto di non essere stata danneggiata. E poi perché tra i nomi dietro a quella sigla, c'è anche quello di Pippo Baudo. «Sì, ma io sono solo un socio. E per questo dicono "che non potevo non sapere..."», respinge i sospetti il presentatore. Prima di azzardare l'improbabile paragone: «E' una cosa che mi accomuna a numerosi personaggi italiani illustri, vorrà dire che mal comune è mezzo gaudio». Del gaudente, con quella voce bassa per mille tribolazioni, il presentatore in questo momento non ha proprio l'aria. Anzi, sembra più che infastidito da questo schiaffo che gli arriva dai giudici, che gli negano il sollievo di mettere una pietra sopra a tutta la vicenda. Come era successo con altri teledivi, anche loro caduti nel vizietto, come Rosanna Lambertucci e Mara Venier. «Avevo accettato l'idea di patteggiare come extrema ratio», fa il rassegnato. «Io que- sto processo avrei voluto farlo, ma i miei avvocati mi hanno spiegato che sarebbe andato per le lunghe. Sono stati loro a consigliarmi. E io li ho ascoltati», fa i conti Pippo Baudo. Mentre il suo avvocato, lì a fianco assicura «che non è detto che la pena proposta per il patteggiamento, sia destinata per forza di cose ad essere oltrepassata». E' l'ultima scommessa di Pippo Baudo, la sua linea di difesa invalicabile. Ora che il processo va avanti per un'altra puntata, con i riflettori accesi, che questa volta lui non avrebbe certamente voluto. tf. poi.] Processo a novembre «Ho la coscienza a posto, non ho mai chiesto soldi»

Luoghi citati: Milano, Svizzera