Perot lancia la marcia contro Clinton di Andrea Di Robilant

Perot lancia la marcia contro Clinton Il miliardario approfitta dei guai del Presidente («un coniglio») per rilanciare il suo partito Perot lancia la marcia contro Clinton «Ciò che ha fatto è peggio di una rapina» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ((Abbiamo messo un coniglio nella Casa Bianca!». Dopo due anni di silenzio la vocina nasale di Ross Perot - lo scricciolo miliardario che cercò di strappare la presidenza a Bill Clinton nel 1996 alla testa del Partito riformista - torna a farsi sentire in tutto il Paese. Il suo messaggio è come sempre semplice e tagliente: «Quell'uomo non può rimanere al potere dopo quello che ha fatto. Se ne deve andare. Non possiamo essere governati da qualcuno che non sa dire la verità». Perot ha deciso di lanciare una massiccia campagna televisiva e via Internet per convincere migliaia di americani a marciare su Washington all'inizio di dicembre. Allo stesso tempo ha messo i suoi soldi e centinaia di volontari al lavoro per far circolare una petizione che chiede a Clinton «di rassegnare subito le dimissioni per il bene del Paese e dei nostri bambini». Assieme alla petizione viene distribuito un questionario. La prima domanda è: «Vorreste che vostra figlia lavorasse nella Casa Bianca di Clinton?». Gli uomini del Presidente si grattano il capo. Perot sarà anche un personaggio curioso, eccentrico, ma continua ad esercitare una strana attrazione su una larga fetta dell'opinione pubblica americana disillusa dai due partiti tradizionali. Per cui la sua uscita improvvisa dopo due anni trascorsi ai margini della politica ha comunque fatto scattare il campanello d'allarme alla Casa Bianca. Anche perché Perot è venuto allo scoperto menando fendenti non da poco. Intervistato da Larry King sulla Cnn, ha accusato Clinton di fare uso di stupefacenti: «Stiamo parlando dell'uomo che potrebbe premere il bottone nucleare. Un uomo nella sua posizione dovrebbe essere mentalmente stabile e non lo è. E delle due l'una: o il cervello non gli funziona o la spiegazione si chiama droga». A nulla sono valsi gli inviti di Larry King alla calma. «No, no, diciamolo. E' importante», ha insistito Perot. «Quando venne eletto nel 1992 il nuovo staff della Casa Bianca non riusciva ad avere il nullaosta dai servizi di sicurezza perché facevano uso di stupefacenti. Ma poi i controlli saltarono. E c'era un'atmosfera strana lì. Erano sbarcati alla Casa Bianca i figli degli Anni Sessanta». Per un'ora intera, in diretta, davanti a milioni di telespettatori (Larry King è uno degli intervistatori più famosi d'America e la Cnn raggiunge il massimo della sua audience durante il suo programma) Perot ha accusato il Presidente di essere uno svitato senza alcun senso morale che usa stupefacenti, ha legami con i narcotrafficanti di Cali e con la mafia russa e non controlla i suoi istinti sessuali. «E' assolutamente disgustoso sedurre una giovane ragazza vulnerabile e manipolarla e usarla come un giocattolo. C'è una differenza tra gli uomini e i conigli. Ma evidentemente alla Casa Bianca abbiamo messo un coniglio. La gente dice "perdoniamo, perdoniamo". Che sciocchezze! Quel che ha fatto è peggio di una rapina in banca». Perot guiderà personalemnte la marcia su Washington all'inizio di dicembre, sempre che un buon numero di americani risponda alla sua chiamata alle armi. E poi? Tornerà a candidarsi nelle presidenziali del Duemila per portare «moralità, religione e i vecchi valori tradizionali» alla Casa Bianca? La sua vocina nasale torna a farsi sorniona. Il Reform Party, il partito che Perot aiutò a fondare, nominerà quasi certamente un candidato. E il piccolo populista texano che fece i miliardi nella gestione dei computer lascia sognare i suoi milioni di fans. Pur di cacciare questo Presidente, sì, sarebbe disposto a fare un'altra corsa. «Ma se Clinton se ne va, se rassegna le sue dimissioni, allora non mi ricandiderò». Andrea di Robilant I! miliardario Ross Perot e a destra Clinton con la madre Virginia

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