« Fermiamo i serbi o sarà l'esodo » di M. Mo.

« Fermiamo i serbi o sarà l'esodo » « Fermiamo i serbi o sarà l'esodo » Allarme di Napolitano. Prodi chiama Milosevic ROMA. Prodi telefona a Milosevic per indurlo a fermare l'orrore nel Kosovo, l'Italia teme una massiccia ondata di profughi ed annuncia di essere «pronta a fare la propria parte» in un blitz aereo della Nato autorizzato dalle Nazioni Unite, ma Rifondazione comunista non ci sta e ribadisce la sua opposizione a qualsiasi tipo di attacco militare contro la Serbia. E' stato il ministro degli Interni, Giorgio Napolitano, a far trapelare ieri i crescenti timori italiani per la minaccia di una nuova invasione di disperati. «Se non si riesce a stabilizzare il Kosovo c'è il rischio di un'ondata di profughi - ha detto - , ed è difficile immaginare verso quale Paese si dirigerebbero». Come dire: l'allarme riguarda anche le nostre coste sull'Adriatico. Per Napolitano l'unica via per impedire il peggio è «riconoscere lo status di autonomia effettiva per i kosovari» e «far terminare le attività di repressione o comunque di conflitto da parte dei serbi». Proprio per raggiungere questi obiettivi il ministro degli Esteri, Lamberto Dini ha annunciato che l'Italia è «pronta a fare la propria parte» in un'eventuale «e probabile» blitz della Nato, ma a condizione che vi sia «un mandato delle Nazioni Unite». A tal fine la Farnesina aspetta di leggere la relazione sul Kosovo che sta preparando il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. «Tale rapporto è ancora più urgente ■ ha sottolineato Dini - alla luce dei recenti massacri compiuti nei confronti della popolazione civile». Solo alla luce di quanto Annan dirà «ver- ranno prese in considerazione misure intese a restaurare la pace nell'area». L'Italia preme per un esplicito passo dell'Orni - dopo la già votata risoluzione 1129 del Consiglio di Sicurezza - anche per evitare uno scontro aperto con Mosca, dove il neo-premier Evgheny Primakov ha nominato ministro degli Esteri Ivanov, già inviato speciale proprio nei Balcani e vecchia conoscenza della Farnesina. A sostegno della linea del governo si sono espressi Quercia, Ppi ed anche l'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. La Lega Nord si spinge anche più là dicendosi a favore dei raid della Nato senza condizioni. Immutata invece l'opposizione di Rifondazione comunista, ribadita con forza dal segretario Fausto Bertinotti che ha chiarito al di là di ogni possibile dubbio che i suoi voti non autorizzeranno mai l'uso di basi o aerei italiani per attaccare l'esercito di Slobodan Milosevc. Giovanni Russo Spena, membro della commissione Esteri del Senato di Prc, ha spiegato la profondità della spaccatura con il resto dell'Ulivo: il «no ai raid Nato vale anche nel caso in cui fossero autorizzati dalle Nazioni Unite» perché Rifondazione ritiene che «un attacco contro uno Stato indipendente come la Serbia incendierebbe i Balcani». L'unica opzione che i comunisti italiani sarebbero disposti a sottoscrivere in Parlamento è quella di «azioni militari di interdizione per proteggere i profughi». Sulla stessa linea c'è anche Achille Occhetto, che invoca un «intervento umanitario che può usare la forza» giutificato da una «interpretazione avanzata del diritto umanitario». Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha rivolto ieri sera, nel corso di una conversazione telefonica, un appello al presidente della Repubblica federale di Jugoslavia, Slobodan Milosevic, affinché «ponga in essere tutte le misure necessarie a ripristinare un clima di fiducia tale da evitare un ulteriore aggravamento della situazione nel Kosovo nonché possibili ripercussioni internazionali», [m. mo.]