« Nel laboratorio clima da Ddr » di Francesco Grignetti

« Nel laboratorio clima da Ddr » UN TECNICO ALL'ATTACCO « Nel laboratorio clima da Ddr » Donati: coinvolti centinaia di medici AROMA L Coni c'è un grillo parlante che oggi è ascoltato e riverito, ma per qualche tempo se l'è vista davvero brutta. Sandro Donati, medico dello sport, dirigente della Divisione ricerca, bestia nera di quei suoi colleghi medici che «bombano» gli atleti, ha rischiato di restare travolto dalle sue stesse denunce. Dopo che aveva fatto esplodere lo scandalo del doping nel ciclismo, infatti, a fine '96, «casualmente» un'atleta che lui allenava risultò positiva agli esami antidoping. Scandalo. Ma era tutto falso. Un complotto di laboratorio su cui indaga adesso la magistratura di Roma e che getta una luce sinistra su quei tecnici antidoping che avrebbero dovuto vigilare sugli sportivi di casa nostra, famosi calciatori compresi. Donati non esita a sparare a zero sulle stesse strutture del Coni. Non salva i ricercatori del Cnr di Pisa, né i medici militari, né le federazioni. «Un clima da Ddr. Tutto per la medaglia, niente per l'atleta. In passato, il laboratorio ha addirittura fatto il contrario di quanto doveva: anziché cercare il doping, studiava il modo per eludere meglio i controlli». Dottor Donati, com'è che si trovò preso in mezzo? «Era il gennaio 1997. Da qualche mese ero segretario di una commissione scientifica sul doping che il Coni aveva dovuto insediare a furor di popolo. Era appena esplosa la storiacela dell'Epo nel ciclismo. L'Epo era una sostanza dopante che sfuggiva ai controlli, pagata carissima, importata in Itaha illegalmente. Ebbene, io avevo contribuito a far scoppiare lo scandalo. Qui non ero visto di buon occhio. Mi chiamavano il "Torquemada del doping". Insomma, nemmeno un mese dopo trovano positiva ai controlli Anna Maria Di Terlizzi, un'atleta che alleno io. Immediata parte una campagna di stampa contro di me». Elei? «Tramortito. Dò le dimissioni dal comitato scientifico. E mi preparo alla difesa. Ero sicuro che Anna Maria non usasse alcuna sostanza dopante. Ma nelle sue urine era stata trovata caffeina in quantità incredibili. Già al momento del prelievo avviene la prima stranezza. Il medico sportivo che procede al prelievo, ad Ancona, non aveva con sé il kit per misurare la densità e il Ph dell'urina. Era un medico abituato a prelevare urine ai calciatori: e infatti oggi si scopre che negli stadi, nonostante le norme intemazionali, i medici sportivi non calcolano la densità e il Ph. Aspetti tecnici si dirà. No! Perché il trucco è intuitivo. Se un atleta allunga con l'acqua le sue urine, e nessuno verifica la densità al momento del prelievo, è un gioco da ragazzi diluire le concentrazioni di sostanze dopanti e rientrare nei parametri. Con questo trucchetto non c'è laboratorio che tenga». Comunque, nel caso di Ancona la misurazione si fa. «Sì, grazie a mi giudice della Fidai che rimedia su due piedi un kit. Lui per primo era colpito dalla scorrettezza della procedura». I campioni di urine poi arrivano al laboratorio antidoping di Roma, nel complesso dell'Acqua Acetosa, che per inciso è l'ufficio accanto al suo, e si scopre il doping. «Nella prima misurazione, quando non c'è alcun rappresentante dell'atleta, si trova mi eccesso di caffeina. Nella seconda misurazione, invece, alla presenza di un perito, tutto è nella regola. Anna Maria Di Terlizzi è pienamente assolta. E anch'io». Parte l'indagine della procura antidoping. «Esatto. Scopriranno una bella raffica di irregolarità. E' tutto scritto nel loro procedimento. Nel campione di urine dopate, c'è stata "mia contaminazione non casuale". Vuole dire che gli hanno messo dentro la caffeina. Non entro nel dettaglio, ma quel risultato infamante è stato co- struito a tavolino. Per di più il liquido di partenza è sparito. "Desta perplessità l'apparente scomparsa dal campione di circa 30 millilitri di urina". Quanto all'allora direttore del laboratorio, il dottor Rosati, "non può non stigmatizzarsi l'esame effettuato autonomamente sui residui di campioni, trattandosi di espe¬ rimento ininfluente, effettuato in carenza di contraddittorio, e all'insaputa di questo organo di indagine". Insomma, noi ce la siamo cavata per un pelo e loro hanno fatto una bruttissima figura». Ma lei, dottor Donati, che cosa aveva denunciato di tanto clamoroso da scatenare una reazione del genere? «Che dal 1987 a oggi il fenomeno del doping e esploso. Che centinaia di medici sportivi sono coinvolti. Che c'è un giro vorticoso di miliardi. Che c'erano di mezzo tutti e il sistema funzionava per l'onore sportivo della patria. Che sono state dopate intere nazionali. Che molli medici dediti alla somministrazione di farmaci dopanti spesso passano da una disciplina sportiva più chiacchierata a una più protetta, come sembra stia avennendo oggi tra ciclismo e calcio. Però ci credo poco che vinceremo questa battaglia. Se Zeman non avesse parlato, io sarei di nuovo un isolato». Francesco Grignetti

Persone citate: Anna Maria, Anna Maria Di Terlizzi, Donati, Rosati, Sandro Donati, Zeman

Luoghi citati: Ancona, Ddr, Roma