«Schifato dalle illazioni» di Marco Ansaldo
«Schifato dalle illazioni» «Schifato dalle illazioni» Del Piero-, basta coi sospetti senza prove TRONDHEIM DAL NOSTRO INVIATO La Juve onnipotente, quella che condiziona gli arbitri e gestisce il potere del calcio, insomma la Juve come ci si immagina che sia, si rivela, oggi, un gruppo di giovani ricchi e sconcertati che si interrogano: cosa sta succedendo? Mentre dall'Italia rimbalzavano a Trondheim le voci incontrollabili di giocatori drogati e di analisi sospette, abbiamo osservato Tacchinardi, Monterò e gli altri e ascoltato Lippi spiegare che «siamo caduti in un vuoto di potere, sta uscendo di tutto». Erano i volti e le parole di chi ha scoperto tackles che non si imparano nelle scuolecalcio e dai quali nessuno ha insegnato a difendersi. La Juve non sa più come reagire al «blob» maleodorante che tracima e la tocca. C'è chi ruggisce (Monterò: «Io parlo solo di cose serie»), c'è chi si indigna (Tacchinardi: «La cocaina? E che ne so io?»). Qualcuno osserva che tutto il fango schizza da Roma. «Quando dicevo che gli attacchi ci avrebbero stimolato non pensavo che in un mese ci sarebbe piovuta addosso tanta infamia», confessa Lippi. Ogni giorno una goccia scava l'a- nima. «Sono allibito - sostiene Del Piero -. Alimentare i sospetti con le illazioni, senza che ci sia uno straccio di prova, è quanto di più schifoso possa esistere». Lei crede che tutte queste voci possano nascere dal nulla? «Se non è venuto fuori niente fino ad ora è perché non deve esserci niente». Oppure le irregolarità escono adesso perché prima non le si voleva scoprire. Non le sembra? «Non so. Non vorrei che noi giocatori ci finissimo di mezzo, toccati da problemi di altri». Vuol dire che gli ultimi veleni sono la vendetta di Pescante? «No, non lo credo. Dico soltanto che nessuno ci protegge e che tutto si ritorce contro di noi. Io non metto la mano sul fuoco per nessuno, tranne che per me stesso, ma conosco chi mi sta vicino e ho molta fiducia nei miei compagni. Nel calcio non esiste quello che è successo al Tour». Gli ultimi sviluppi delle indagini hanno portato alla droga. Siete giovani, ricchi, avete amici che spesso non sapete chi sono: perché il calcio non dovrebbe essere toccato dalla cocaina? «E' vero. Siamo un mondo a rischio. Però in dieci anni se ne è parlato per Maradona, per Caniggia e qualche altro. Se su mille calciatori ce ne sono 3 o 4 che sniffano cocaina si può parlar di un problema? Io scorgo la qualità di chi mi sta attorno: il campo di calcio è un posto puro, dove esistono valori». La gente crede in quanto emerge dall'inchiesta. A lei in tutti gli stadi urlano che è dopato. «Lo faranno per un pezzo, mi dovrò abituare benché non sia facile. La gente è disorientata, vor¬ rebbe capire cosa succede ma non si disamorerà del calcio». Voi, alla Juve, vi sentite perseguitati come dicevano gli inquisiti di Tangentopoli? «No, non si arriva a tanto. Purché ci si dia una regolata: si vuole fare chiarezza su cose cui prima non si badava? Ebbene si cerchi questo pelo nell'uovo, ma lo si faccia seguendo le regole. Chi ha sbagliato pagherà e io sono il primo che lo farà, se ho sbagliato. Non accetto però che ogni mattina qualcuno possa alzarsi e sollevare sospetti senza prove. E' come un tiro al piccione. E noi, i piccioni, non ci stiamo a farli». Marco Ansaldo Tacchinardi: cocaina? Non so nulla Lippi: non pensavo ci sarebbe piovuta addosso tanta infamia Da sinistra Alex Del Piero e Alessio Tacchinardi
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