Il centrodestra: meglio tardi che mai di Maria Grazia Bruzzone

Il centrodestra: meglio tardi che mai Il centrodestra: meglio tardi che mai Cauto l'Ulivo: iniziativa doverosa, non interferiamo ROMA. Pochi e cauti i commenti dell'Ulivo, difesa a oltranza del magistrato da parte dei dipietristi, gelida l'accoglienza del Polo: «Meglio tardi che mai». Sono queste in sintesi le reazioni suscitate dal duro atto di incolpazione del ministro di Giustizia Flick nei confronti del magistrato di Mani pulite Piercamillo Davigo, deferito al Csm per l'intervista data tre mesi fa a America oggi, in cui criticava, fra l'altro, l'opportunità dell'ex presidente del Consiglio Berlusconi di presiedere il G7 di Napoli. Il responsabile Giustizia dei Ds Pietro Folena non vuol commentare: «Il ministro di Grazia e Giustizia è titolare di questo potere, non voglio interferire». Il presidente della commissione Giustizia della Camera Guliano Pisapia, di Prc, si tratta di «un'iniziativa doverosa». Ed essendo avvocato, entra nel merito delle accuse: «E' evidente - spiega, dopo aver premesso che i magistrati, avendo dei poteri speciali, non hanno gli stessi diritti di al- tri cittadini - che con quella intervista si è violato il dovere di riservatezza sulle indagini in corso e, soprattutto, è stato dato un giudizio sulla consistenza delle asserite prove che non spetta mai al Pm ma solo al giudice». Insomma, Davigo ha sbagliato. Proprio quello di cui non vuol nemmeno sentir parlare Elio Veltri, deputato dell'Italia dei Valori, da sempre molto vicino a Di Pietro. «Io sto con Davigo, e il 13 presenterò il suo libro La giustizia del re» premette. Veltri giudica le parole usate da Flick, «pesanti e pericolose», anche se «il giudizio spetta al Csm». «Non vorrei che anche il ministro spo¬ sasse la moda di perseguire il pool», ironizza. E si chiede «perché invece non si perseguono le procure che non hanno mosso un dito nel perseguire gravi fatti di corruzione, che non sono mica accaduti solo a Milano». Il responsabile Giustizia del Ppi Pietro Carotti, pur sorpreso dalla «durezza delle parole di FUck» ritiene al contrario che vedere l'iniziativa disciplinare del ministro come un atto contro il pool di Milano sia «un'indebita strumentalizzazione». A suo avviso la pesante censura va invece letta nel suo significato «eminentemente simbolico»: «Il ministro segnala un dato che, al di là dell'episodio specifico, era da "insiderare patologico. Le esternazioni dei magistrati danneggiano alla fine non solo gli indagati ma loro stessi e, come ha sollecitato anche Scalfaro, andavano ricondotte nel giusto alveo». Un atto significativo, dunque. Ma non per il Polo dove, fatta eccezione per l'An Maceratini, che quasi si schiera con Davigo sottolineando che il mmistro Flick, «tira fuori il coraggio solo quando si tratta di colpire uomini che non appartengono allo schieramento di sinistra», è un unico coro: «Meglio tardi che mai». Un giudizio che non è affatto un plauso. Anzi. «E' questo il massi- mo che posso cure. Il ministro Flick non si aspetti un "bravo": queste cose avrebbe dovuto farle quattro anni fa», dice secco il capogruppo Giuseppe Pisanu. E commenti pressocché identici sono quelli di Peppino Calderisi e di Giorgio Rebuffa. Un po' più possibilista Giuliano Urbani, che da un lato si chiede con curiosità «quali conseguenze ne trarrà il Csm sul piano disciplinare», dall'altro si augura «che non si balli una sola estate», ammettendo mia sorta di «svolta». Un dato che viene registrato anche da Tiziana Maiolo: «Finalmente Flick ha compiuto il suo dovere e fatto valere le sue prerogative. Non so se questo scatto d'orgoglio è stato favorito dalla richiesta del dottor Borrelli di lasciare la procura della Repubblica di Milano». Ben più drastico il responsabile Giustizia di Fi Donato Bruno: «L'atteggiamento del ministro è sempre supino a tardivo, anche quando poi i fatti lo costringono ad ammettere che certi comportamenti sono incompatibili col mandato di magistrato. Parole pesanti? Lo sembrano a chi non si rende conto che, per una volta, si tratta solo di un atto dovuto». Nessun segnale, dunque? «Assolutamente no. Per voltare pagma, bisognerebbe cambiare ministro». Maria Grazia Bruzzone Pisapia (Prc): valutare le prove spetta al giudice, non al pm Pisanu (Fi): doveva agire prima Veltri: intervento grave Maiolo: il ministro parla ora perché Borrelli ha lasciato Il presidente dei deputati di Forza Italia Beppe Pisanu

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