Separazione delle carriere
Separazione delle carriere Separazione delle carriere Il Polo propone ruoli e concorsi distinti ROMA. Due ruoli distinti, due concorsi distinti con materie diverse e un corso di formazione. Si articola su questi capisaldi il disegno di legge con cui il Polo torna, al Senato, a spingere sul tasto della separazione delle camere dei magistrati. Una posizione che raccoglie, in questo caso, l'adesione dell'Udr e di Rinnovamento italiano. «Non vogliamo modificare ma attuare pienamente la Costituzione italiana», spiega Marcello Pera, primo firmatario insieme all'ex Capo dello Stato, e membro della Costituente, Giovanni Leone ed al presidente dei senatori di Forza Italia, Enrico La Loggia. «Il nostro Paese entra in Europa anche per quanto concerne l'ordinamento giudiziario e allora non è possibile che da noi accada ciò che non avviene in alcun altro Paese, cioè che pm e giudice condividano la medesima carriera». Anche la giustizia, osservano i promotori del ddl, ha standard europei da rispettare «e anche agli italiani deve essere assicurato ciò che lo è agli altri europei, e cioè la parità delle parti e la terzietà del giudice, a fronte di un pm che, il caso Alletto insegna, ha a sua disposizione anche tutto l'apparato repressivo dello Stato, a cominciare dai servizi segreti». Il disegno di legge prevede concorsi distinti per ciascun ruolo, sulla base di materie diversificate appunto secondo le funzioni e dopo un corso di formazione propedeutico. Il cuore della riforma risiede proprio nella affermazione per cui «i magistrati appartengono ai due distinti ruoli dei giudici e dei pm e sono inquadrati nei rispettivi organici». Augusto Portelloni da parte sua spiega la partecipazione di Rinnovamento: «E' un atto dovuto. Non è sicuramente un disegno di legge rivoluzionario, ma di buon senso, che contribuirà ad eliminare la confusione. Spero sia un primo passo. Subito dòpo,'infatti, si dovrà riformare il Csm». [r. i.J
Persone citate: Enrico La Loggia, Giovanni Leone, Marcello Pera
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