I Professori bocciano il Cavaliere di Filippo Ceccarelli

I Professori bocciano il Cavaliere L«anima liberale» di Forza Italia chiede il divorzio: no al partito del Papa I Professori bocciano il Cavaliere CROMA AMPIONATO di liberalismo correntizio - e di correntismo liberale con articolazioni accademiche - all'interno di Forza Italia. L'inedito torneo è partito in mattinata con la focosa conferenza stampa di presentazione del «Gruppo laico-liberale», a nome del quale l'onorevole professore Lucio Colletti ne ha dette tali e tante, su Forza Italia e il suo fondatore, e in modo così sferzante, da rendere indispensabile, nel pomeriggio, una nota in cui altri onorevoli professori laici e liberali hanno rivendicato il loro liberalismo a favore di Forza Italia e del suo fondatore. Oltre che da Colletti, la prima squadra è composta da Rebuffa, Melograni e Vertone (che però è già fuori dal mondo berlusconiano). E quindi, con l'esclusione del professor Pera e l'inclusione dei professori di complemento Calderisi e Taradash, risulta composta proprio da quegli intellettuali che nel marzo del 1996 Berlusconi accolse come «un fatto epocale» nelle liste di Forza Italia. Movimento su cui ieri Colletti ha avuto parole molto severe: «Inquadrato come una falange macedone e silenzioso come un cadavere», «struttura di cartapesta», «amalgama di dubbia consistenza guidata da ex de di quinta o sesta fila, che nella Prima Repubblica erano adibiti spesso alle mansioni più basse». In questa specie di caricatura partitica, ha aggiunto Colletti con evidente soddisfazione dei giornalisti convenuti, il clima è oltretutto illiberale; «parla uno solo», e sempre soltanto per contrastare l'accerchiamento dei giudici o vantare i propri successi di self-made-man; gli altri devono fare da coro, «possibilmente con ovazioni»; ogni critica è considerata «una pugnalata alle spalle» e via di questo passo. Il tutto per motivare la nascita della nuova creatura liberal-frazionistica - «un'allegra combriccola» l'ha poi definita con qualche ottimismo Taradash - dedicata alla salvaguardia dei valori laici del berlusconismo contro la deriva democristiana che sta spingendo Forza Italia verso orizzonti sciaguratamente papalini. Quale miglior mossa, a quel punto, che affidare una poderosa risposta a liberali insospettabili ancorché la maggior parte dei quali superstiti del vecchio pli. Ed ecco quindi la seconda squadra, diciamo liberal-legittimista, che vede schierati Urbani, Martino, Biondi e Costa, già ministri del governo Berlusconi. Costoro si sono puntigliosamente ed educatamente trovati d'accordo nel ritenere che il Uberalismo, insito in Forza Italia fin dalla sua fondazione, consiste in uno «spirito di collegialità e solidarietà politica con 2 movimento e il suo presidente». E hanno concluso invitando questi liberali che vengono quasi tutti dal comunismo a esprimere il dissenso nelle sedi opportune, senza fare troppe sparate alle agenzie di stampa. Non moltissima attenzione riscuoteva nel frattempo un dispaccio recante il pensiero del capo della segreteria del residuale partito liberale, Benedetto, che tuttavia per ragioni di orario ha fatto a tempo a prendersela solo con il gruppo laico liberale di Colletti, risparmiando gli altri liberali - che avrebbe probabilmente accusato di non essere veri liberali. Fatto sta che per chi ritenga l'appellativo «liberale» poco più che un comodo passe-partout, quella di ieri è stata comunque una grande giornata. Ma il campionato ha tutta l'aria di proseguire. Dopo le staffilate collettiane, si attende la risposta autentica del Cavaliere. Che però, superato un attimo di sbandamento - «Ma che vogliono questi Soloni?» si chiedeva già nel giugno del 1995 - deve essersi abituato all'incessante critica di quei professori, sulla cui «epocalità» deve aver cambiato idea. Tanto da avere già espresso un proposito radicale: «La prossima volta li prendo analfabeti». Filippo Ceccarelli