Allarme recessione, le Borse affondano

Allarme recessione, le Borse affondano Da Tokyo all'Europa una giornata da incubo. Anche il biglietto verde scivola sui mercati Allarme recessione, le Borse affondano Wall Street perde il2,6%. Milano brucia 33 mila miliardi MILANO. Pesa come un macigno, sulle Borse, il grido d'allarme del Fondo monetario: la recessione mondiale è un rischio concreto. L'altolà dell'Fmi era già costato caro mercoledì, subito dopo la presentazione del rapporto del Fondo, con l'immediato ruzzolone di tutte le Borse, compresa Wall Street. Ma ieri, sulla scia del nuovo indebolimento del dollaro e delle paure che altri hedge fund, altri fondi speculativi, siano a rischio dopo il salvataggio del Long term capital management, l'effetto recessione è costato ancor più caro. A Tokyo che ha collezionato l'ennesimo ribasso (-1,56 per cento) e dove ormai il Kabutocho macina record (negativi) dopo record (negativi), a Londra dove la City (-3,08 per cento) ha vissuto una giornata da tregenda, a Francoforte (-7,59 per cento) che per ore ha fatto da traino alla catena dei ribassi europei, a Parigi (-5 per cento), a Zurigo (4,76 per cento), a Madrid (-7,08 per cento), a Mosca (-6,02 per cento), all'America Latina (a metà seduta San Paolo -5,16 per cento, seguita da Città del Messico -4,81 per cento e Buenos Aires -4,54 per cento, fino a Piazza Affari travolta da un -4,69 per cento che significa 33 mila miliardi di capitalizzazione in meno. Una bufera che per il secondo giorno di seguito non ha risparmiato Wall Street, partita in leggero ribasso (-0,68 per cento) tanto da illudere per un attimo su un possibile rimbalzo, per poi riprecipitare ora dopo ora sotto il 2 per cento, il 2,5 per cento, il 3 per cento e chiuderà con un 2,68%, a quota 7632,53. Parte nel peggiore dei modi ottobre, mese che alla memoria degli uomini delle Borse richiama momenti difficili come i giorni caldi dell'ottobre '87, i giorni del crack a Wall Street che decretarono la fine dell'era degli yuppie e della finanza facile. Scenari completamente diversi da quelli di oggi, dove più che la montagna di carta, fanno paura i contraccolpi di una recessione mondiale ma certo sono un sinistro avvertimento gli scricchiolii dei fondi a rischio, diversi ma pur sempre imparentati con i loro antenati degli Anni Ottanta, i junk bond, i titoli spazzatura di Michael Milken. Quanti hedge fund, dopo il salvataggio in extremis dell'Ltcm, stanno vivendo ore disperate? La domanda rimbalza da un mercato all'altro, fa crescere il nervosismo dopo ogni nuovo ribasso che accresce le probabilità di clamorosi fallimenti, trasmette preoccupazione e nervosismo sui titoli delle banche che hanno investito in molti di questi fondi. Ieri, davanti al Senato Usa, il presidente della Federai reserve Alan Greenspan ha spiegato perchè la Fed e le grandi banche mondiali hanno versato 3,6 miliardi di dollari per salvare il Long term capital management: se non l'avessimo fatto, ha detto, i contraccolpi per il sistema finanziario mondiale, già colpito dalle crisi giapponese, russa e sudamericana, avrebbero potuto essere incalcolabili. Parole severe che hanno dato il senso e la misura dei rischi che corre il sistema. Parole ma anche fatti. Perchè dopo il piccolo ritocco in basso dei tassi americani, che ha solo deluso le aspettative dei mercati, e dopo l'invito del Fmi («L'Europa riduca il costo del denaro»), la decisione di ieri della Bundesbank di lasciare invariati i suoi tassi, decisione prevista, ha comunque pesato negativamente nel giorno del grande pessimismo delle Borse. Per non parlare dello scivolone del dollaro che ha perso sul marco scendendo sotto la soglia dell'1,65 (a quota 1,6490), il livello più basso dal febbraio del '97, ha perso sullo yen (135,75) ed è sceso a 1.631,75 lire dopo aver toccato le 1.627,85. Brutto giovedì, già di primo mattino. Bloccate dai ribassi asiatici, il -1,56 per cento di Tokyo e il -2,57 per cento di Singapore, le Borse europee aprono tutte male, -3,24 per cento Milano, -2,14 per cento Parigi, 3,2 per cento Londra, -3 per cento Zurigo e 3,5 per cento Francoforte. A mezzogiorno, al giro di boa, è allarme rosso. Francoforte cede il 6 per cento abbondante, Parigi il 4,4 per cento, Madrid il 5,4 per cento, Piazza Affari il 4 per cento con le banche ovunque nella tempesta. Alle due e mezzo, a Milano, crolla la Banca di Roma sospesa (9,84 per cento) per eccesso di ribasso ma anche Comit, Bnl, Imi e Sanpaolo cedono percentuali importanti. Solo dopo un'apertura (meno 68 punti» meglio del previsto di Wall Street, il Mibtel recupera quel tanto che basta (da -4,2 per cento a -3,5 per cento) da far sperare in un colpo di reni finale. Niente da fare. Wall Street non regge, perde 100, poi 120, poi 157, poi 200 punti in caduta libera sotto il 3 per cento. E in Europa, come poi a Wall Street, è un finale di giornata come peggio non si pensava con almeno 500 mila miliardi di capitalizzazione andati in fumo, 33 mila a Piazza Affari. Armando Zeni y sj UN BRUTTO GIOVEDÌ' DI PAURA [LE CHIUSURE DEI PRINCIPALI MERCATI AZIONARI INTERNAZIONALI. IN %] +0,26 CHIUSO -2,57 -2,51 13% I«L#«*, .0j83 . „1j93 -1,57 -1,56 -1,51 | ICIlBl-5,00 -7,59 -7,08 | "5-5,50 ^1 "f -5,41 MANILA . TAIPEI TOKYO GIAKARTA | HONG KONG | MADRID | ZURIGO | STOCCOLMA } MOSCA . CITTA' DEL MESSICO ; CARACAS j SINGAPORE KUALA LUMPUR SEUL BANGKOK • FRANCOFORTE PARIGI MILANO ' LONDRA SANPAOLO BUENOS AIRES NEW-YORK

Persone citate: Alan Greenspan, Michael Milken, Zeni