Ufficio Cambi nella bufera

Ufficio Cambi nella bufera Ufficio Cambi nella bufera «Investimenti azzardati nella Ltcm» ROMA. L'Ufficio italiano cambi finisce nella bufera per 410 miliardi di lire di riserve valutarie della Banca d'Italia investiti, da anni, nel Long Term Capital Management, il fondo statunitense specializzato in investimenti ad alto rischio finito a un passo dal crack. L'esposizione complessiva della Ltcm è stata valutata intorno ad un centinaio di miliardi di dollari e l'istituto è stato salvato in extremis dall'intervento delle banche creditrici. L'operazione dell'Uic è decollata nel 1994 ed è stata articolata in un investimento diretto nel capitale del fondo per 100 milioni di dollari, con una particolare formula di uscita programmata dopo preannuncio, e in un prestito a medio termine (che risale a un paio di anni fa) per 150 miliar¬ di. L'aver messo riserve pubbliche in un fondo che scommette prevalentemente sull'insidioso mercato dei prodotti derivati (circostanza rivelata dal Sole 24 ore) non presenta però, secondo i vertici dell'Uic, motivo di preoccupazione, anche se la notizia ha fatto esplodere un acceso dibattito politico sul futuro dell'Ufficio. «La nostra gestione delle riserve - spiegano fonti dell'organismo ora nel mirino viene effettuata per il 90% direttamente e l'investimento nell'Ltcm (nel quale non solo non abbiamo perso un centesimo, ma abbiamo guadagnato adeguati interessi) fa parte di una serie di piccoli portafogli accuratamente scelti per avere una finestra diretta sui mercati». Ipotizzando anche di perde¬ re i 100 milioni di dollari iniziali, spiegano all'Uic, e sommando le quote riscosse dal 1994 ad oggi, si ottiene una cifra pari ai 100 milioni e ad un volume di interessi superiore al 5%. Mentre per i 150 milioni del prestito, aggiungono «non ci sono timori». Il direttore Pier Antonio Ciampicali assicura: «è un investimento a bassissimo rischio». Forza Italia non è convinta: «L'Uic ha il compito di gestire le riserve, che vanno gestite in valuta e non in capitale di rischio, quindi suscita molte perplessità e riserve la decisione di investire nel fondo Ltcm», ha affermato il vicepresidente forzista al Senato, Giuseppe Vegas, ricordando che il suo gruppo aveva già chiesto «in epoca non sospetta, in occasione del¬ l'ultima finanziaria, di chiudere l'Uic». I senatori dell'Ulivo, per una volta, sembrano in sintonia con l'opposizione e ieri hanno chiesto l'avvio di un'indagine che accerti eventuali responsabilità. Le associazioni di mercato (dalle sim agli investititeli) affermano di essere sorprese della poca cautela dell'Uic che il leader Cgil, Sergio Cofferati giudica quanto accaduto «un episodio gravissimo». Il responsabile economico di Forza Italia, Antonio Marzano, sostiene che è la dimostrazione che «l'Uic è un ente inutile e co stoso»; per il presidente della Bnl, Luigi Abete, è una notizia che dimostra la necessità «di regole e riferimenti certi». Silenzioso il governo con Prodi che taglia corto: «Non ho alcun commento da fare». (r. e. s.]

Persone citate: Antonio Marzano, Giuseppe Vegas, Long Term, Luigi Abete, Pier Antonio Ciampicali, Sergio Cofferati

Luoghi citati: Roma