I fondi Usa ora fanno paura di Bruno Gianotti

I fondi Usa ora fanno paura La Fed: «Il salvataggio bancario della Long Temi ha impedito un crack mondiale» I fondi Usa ora fanno paura Greenspan: potrebbero saltarne altri WASHINGTON. La paura si allarga: dai mercati azionari ai Fondi di investimento il passo è breve e le connessioni sono complicate. Il caso Ltcm fa testo: 3,6 miliardi di dollari (più meno 6 mila miliardi di lire) è costato il salvataggio dell'hedgefund, il fondo-uovo ad alto rischio di rottura, sul punto di cadere e di innescare a suon di svendite una frittata di dimensioni cosmiche. Un campanello d'allarme giunto nel momento meno propizio, quando tutti i mercati finanziari del mondo vivono momenti di panico. In Europa i contraccolpi sono micidiali: la tedesca Dresdner Bank confessa di aver bruciato nel Fondo Usa 240 milioni di Marchi e promette che non tenterà mai più simili avventure, la svizzera Ubs annuncia per oggi una spiegazione, dopo aver spiegato che la sua esposizione verso Ltcm comporta un accantonamento di 950 milioni di Franchi. La paura è spessa a New York: Alan Greenspan, presidente della Federai Reserve spiega al Congresso che il salvataggio operato da 15 banche e favorito dall'istituto centrale, era a fin di bene, per evitare pesanti ripercussioni sulla finanza mondiale. Ma Ltcm potrebbe essere soltanto il primo caso, avverte il presidente: altri hedgefound potrebbero saltare in futuro senza che Congresso e autorità bancarie possono fare qualcosa per scongiurare «stupidi errori». Negli States, riferisce Greenspan, sono attualmente attivi circa 4000 Fondi privati ad alto rischio, che estendono il controllo su circa 400 miliardi di dollari di investimenti. E rimangono aperti grandi interrogativi: quanto vale il computer, il modello finanziario, rispetto al buon senso di un operatore? E quanto sapevano i creditori sui rischi assunti dal Fondo Ltcm? Il rischio è alto. Lo aveva già ammesso, durante la sua audizione, il presidente della Securities and Exchange Commission, Arthur Levitt: è «probabile» che esistano altri fondi a rischio, nelle stesse condizioni dell'Ltcm. Non è nella natura della Sec, struttura governativa, pronunciarsi sui rischi del mercato, ma gli operatori fanno le loro stime. Il colosso Chase Manhattan Bank rivela di essere esposta nei Fondi a rischio per 3,2 miliardi di dollari (5300 miliardi di lire, circa), Bankers Trust per 850 milioni di dollari. E rischi reali correrebbe un centinaio di Fondi su tremila, valuta Robert Medley, consulente finanziario presso la Medley Global Advisors, ma con l'aggravante di essere molto più piccoli, quindi di essere meno «salvabili» dalle cordate di investitori. Per salvare Long Terni Capital Management, spiega Greenspan, non c'era altro da fare: l'intervento del pool di banche è stato provvidenziale per i mercati finanziari di tutto il mondo, spiega Greenspan alla Commissione bancaria del Congresso. Ma qual è stato il ruolo della Fed (e quale potrebbe essere quello degli istituti centrali in casi simili), semplice regìa oppure pressione più o meno velata sulle banche? Greenspan si difende, chiari¬ sce: la Fed, tendenzialmente riluttante a partecipare al salvataggio di società di intermediazione, è stata indotta ad intervenire a fronte degli importi di denaro in gioco e della recente volatilità dei mercati finanziari mondiali. «Gli sforzi della Federai - aggiunge il presidente - sono stati fatti al solo scopo di aumentare le probabilità di un'ordinata soluzione a livello di settore privato, non per dettare il cammino che la soluzione avrebbe dovuto seguire. Non è stato messo a rischio nessun fondo della Fed, la Fed non ha fatto alcuna promessa e nessuna società è stata messa sotto pressione affinchè partecipasse al salvataggio». Strategia obbligata dunque: il regolamento delle posizioni Ltcm poteva innescare una svendita a prezzi ridottissimi che avrebbe provocato il «rischio di un prosciugamento della liquidità del mercato». Niente di grave se fosse avvenuto un anno fa, ma in questo momento, con i mercati impazziti, sarebbe stata una catastrofe. Resta però un'altra domanda, anzi, un'accusa, rivoltagli durante il «question time» dal repubblicano Paul Kanjorski: l'ultimo taglio dei tassi (0,25% sui Federai Funds) deciso dalla Fed martedì, avrebbe avuto lo scopo di aiutare il fondo Ltcm a superare la crisi. «La Fed ha accusato Kanjorski - non avrebbe mai tagliato i tassi se quei miliardari a New York non fossero stati in pericolo». Così facendo, ha insistito il repubblicano, Greenspan ha «spalmato» l'onere dell'aiuto al Fondo in difficoltà su tutti i titolari di un conto negli Stati Uniti. Alla contestazione, ripetuta più volte, Greenspan non ha risposto, com'è consentito dalle consuetudini Usa. Bruno Gianotti La Dresdner Bank ammette: bruciati 240 milioni di marchi Negli Stati Uniti la Chase Manhattan è esposta per oltre 3 miliardi di dollari Il presidente della Fed Alan Greenspan difende il salvataggio del Fondo Usa «Era una minaccia per l'intera economia Usa»

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