D'Alema: sto con il premier Troveremo i voti alle Camere
D'Alema: sto con il premier Troveremo i voti alle Camere «Devono assumersi in Parlamento la responsabilità della fine del governo. No ai voti Udr» D'Alema: sto con il premier Troveremo i voti alle Camere E l'atteggiamento di sufficenza di queste settiI mane di Prodi, se poteva far bene alla Borsa, non favoriva certo uno come lui che si prepara alla scissione dell'ultimo partito comunista. «Qui - si lamentava ieri Cossutta nel Transatlantico di Montecitorio - sembra tutto normale. I sondaggi dicono che neppure il 15% degli italiani crede alla crisi. C'è bisogno di drammatizzare. Se non voterò la finaziaria? Quello è un altro discor so. Vedremo. In politica c'è anche la tecnica». Così quell'espressione «.crisi di governo», pronunciata dal premier in Tv, serve allo scopo, a richiamare l'attenzione dell'opinione di sinistra sulla battaglia che si svolge dentro Rifondazione, a dare una motivazione in più a Cossutta. Ovviamente, però, chi conosce il Professore, chi sa quanto sia prudente e attento a garantirsi l'inamovibilità, si rende conto che sulla sua bocca quelle parole suonano in altro modo. Il termine crisi, infatti, nell'accezione prodiana o, almeno, nelle speranze del personaggio non ha un significato ortodosso: non prevede, insomma, dimissioni di sorta, consultazioni o nuovi governi. No: nel caso che il Comitato Politico di Rifondazione bocciasse senza appello la finanziaria, il premier ha in mente di mandare in scena la commedia dello scorso anno, più o meno. Lunedì o, al massimo martedì, il presidente del Consiglio comunicherebbe al capo dello Stato che la sua maggioranza politica è venuta meno e, senza dare dimissioni, verrebbe da Scalfaro rinviato alle Camere. In Parlamento Prodi dovrà poi verificare se ha a disposizione una maggioranza o no. Rispetto a dodici mesi fa l'epilogo più probabile prevede un'unica variante, anche se non di poco conto: la maggioranza dell'Ulivo non potrebbe contare più su Bertinotti, mentre manterrebbe l'appoggio di Cossutta e di qualche scheggia dell'Udr di Cossiga. Sarebbe certo una maggio- ranza debole e raffazzonata, ma pur sempre una maggioranza. E grazie a quel pezzo di Rifondazione e a qualche pattista di Mario Segni, finito nelle file di Cossiga ma eletto con i voti dell'Ulivo, Prodi potrà anche dire che, in fondo in fondo, si tratta della stessa maggioranza uscita dalle urne il 21 aprile del'96. Questi almeno sono i piani di palazzo Chigi. Piani che non fanno fronte a tutte le variabili possibili e che deb- bono puntare sulla disponibilità di Cossutta. Piani che non tengono conto della capacità di movimento di Francesco Cossiga, l'altro giocatore che potrebbe entrare all'improvviso in partita. «Bisogna evitare l'apertura di una crisi formale Non sarebbe gestibile» Cossiga avverte: non appoggeremo la Finanziaria senza un cambiamento del quadro politico cpppcpnngdt«qnm Qui sopra il segretario del Ppi Franco Marini, in alto Prodi con Fausto Bertinotti ENZA «JENSO di STEFANO BARTEZZAGHI ECHI PROMANI Caro Fausto Bertinotti non darmi altri (notti, notti!) scappellotti (lotti, lotti!) Fa' nuovi accordi con Ciampi (ampi, ampi!) Se tu oggi non mi appoggi (oggi, oggi!) torneranno i masnadieri (d'ieri, d'ieri!)
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