Berlusconi: subito alle urne
Berlusconi: subito alle urne Berlusconi: subito alle urne Marini: diciamo sì ai voti dell'Udr ROMA. Silvio Berlusconi insiste: elezioni anticipate. Il «governo non ha più la sua maggioranza», sostiene il Cavaliere; e dice che l'eventuale ricorso all'esercizio provvisorio non sarebbe affatto un dramma. Il leader di Forza Italia, intervistato dal Tg5 di Enrico Mentana, bolla come «menzogne terroristiche» i rischi sul versante economico e sul ruolo dell'Italia nell'Euro. «L'esercizio provvisorio non porta nessuna conseguenza negativa - osserva Berlusconi - non è vero quello che ho sentito dire rabbrividendo che non si pagano più gli stipendi agli impiegati statali e via dicendo... Lo Stato potrà continuare a spendere sulla base di quanto ha speso l'anno precedente, ogni mese avrà a disposizione un dodicesimo del bilancio dell'anno precedente». Il leader degli Azzurri preme il piede sull'acceleratore: «Occorre fare in fretta - aggiunge -, e senza indugi chiamare i cittadini al¬ le urne. Verrebbe fuori oggi la vera maggioranza del Paese che è quella dei moderati, e verrebbe fuori un governo con una politica economica che punterebbe allo sviluppo, alla crescita dell'economia, alla creazione di nuovi posti di lavoro e avrebbe una più ampia credibilità sul piano internazionale». Per contro, a suo avviso, il governo guidato da Romano Prodi «ha fatto aumentare le tasse, la disoccupazione, la povertà perché ha dovuto sempre dire di sì ai diktat di Rifondazione, un partito che vuole rifondare il comunismo nel prossimo secolo e che ha una ricetta che è contro il mercato, l'Occidente, l'Europa». Quindi - conclude il Cavaliere «non è possibile che l'Italia continui sulla base di un governo che non ha una maggioranza e non ha una linea di politica economica che va verso lo sviluppo». In mattinata, Berlusconi ha bastonato Prodi e governo anche sul piano internazionale: «Si profila un rapporto speciale fra Germania, Gran Bretagna e Francia con un'Italia nel ruolo di partner minore», ha scritto sul «Giornale». Di diverso avviso sugli sbocchi della situazione di impasse in cui si trovano esecutivo e maggioranza, si mostra Franco Marini. Il leader Ppi aspetta ancora ufficiabnente un ripensamento di Fausto Bertinotti. Tuttavia, in caso contrario («Se il Prc dirà di no alla finanziaria è un passaggio quasi obbligato quello di Prodi al Quirinale», dice; e forse potrebbe capitare già lunedì), il segretario dei popolari avverte che «non ci sarebbe nessuno scandalo nell'approvare la finanziaria con i voti dell'Udr». «Inaccettabile» sarebbe, invece, «una risposta ambigua» a conclusione del comitato politico nazionale di Rifondazione comunista. Naturalmente, aggiunge Marini, «se l'Udr vota la Finanziaria c'è un problema politico nuovo che affronteremo. C'è un cambiamento, ma non avremo problemi politici drammatici». «Far passare la finanziaria è prioritario», dice il segretario del Ppi. E, in serata, Marini ha accolto un invito a cena alla Farnesina avanzatogli dal ministro degli Esteri, Lamberto Dini. Il segretario Ppi, reduce da un lungo colloquio con Massimo D'Alema, ha avuto così modo di conversare a lungo (e a tu per tu) con il leader di Rinnovamento Italiano- [r. int.] Il leader del Polo Silvio Berlusconi
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