La vittoria del cognac di Enrico Benedetto
La vittoria del cognac Export in crisi, produttori sulle barricate: il governo concede gli aiuti La vittoria del cognac EPARIGI al 4° giorno di feroce battaglia, U cognac sconfisse Jospin. Invulnerabile per i suoi avversari politici, il condottiero ps sceglie un'ignominiosa ritirata strategica nella guerricciola con 700 vignerons tignosi come Astérix. Non gli giova l'alleanza con Blair, il sostegno di Schroeder, e un'Europa ormai rosa. Rieccoci dunque all'ennesimo apologo francese su un gruppo irriducibile che s'improvvisa Davide facendo barcollare la grandeur del Golia governativo. Da lunedi Cognac - 22 mila anime - era una cittadella inespugnabile. Proprio come al tempo della Riforma, che vide i suoi ugonotti trincerarsi contro l'armée cattolica. Venticinque blocchi stradali per impedirne l'accesso. Barricate con i trattori. E la popolazione unanime nel difendere il curioso «autoassedio» malgrado già scarseggiassero baguettes e medicinali: «Resisteremo finché Parigi non ceda». Si direbbe, in fondo, una que¬ stione di fede come quattro secoli fa. Credono a oltranza nel cognac, i rivoltosi. Che il whisky sia ovunque, e sempre più, la religione alcolica maggioritaria non li turba. I loro stock invenduti sfiorano i 400 milioni di litri? Il crack asiatico manda kappaò l'ultimo export lucrativo? Provveda Jospin con misure assistenziali. Dal premier si esige uno sgravio sulle tasse, sovvenzioni, aiuti... Dopo la fermezza iniziale, Parigi capitola. Non sull'intera linea, ma abbastanza perché gli ammutinati di Bacco gridino vittoria. Il «conyack» (furono gli inglesi a battezzarlo nel 1687, storpiando naturalmente il toponimo) salva l'onore. Ma non sarebbe il primo successo autolesionista. Privando la Gran Bretagna di cognac - e Bonaparte ne andava fiero - le guerre napoleoniche si risolsero in un formidabile boom per l'acerrimo rivale whisky. Enrico Benedetto
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