Munari, il giocoliere dell'arte
Munari, il giocoliere dell'arte Dal Futurismo alle «Macchine inutili»: è morto a Milano un maestro dell'avanguardia italiana, aveva 91 anni Munari, il giocoliere dell'arte Un esploratore fra pittura e design E| MILANO / morto la notte scorsa Bruno Munari. Scomparso Luigi Veronesi, era rima Isto lui il grande vecchio dell'astrattismo italiano, con i suoi quasi 91 anni di operosità eccezionalmente poliedrica solo alla fine bloccata dal progresso del male incurabile. E con Veronesi aveva appimto anche in comune la varietà e la vastità delle espressioni, degli strumenti, dei materiali visivi e degli interessi teorici e didattici. Ragghiami espresse in efficacissima sintesi questa poliedricità: «Munari sin dal principio mostra che non può operare secondo divisioni convenzionali, per lui pittura, scultura, forme, colori, volumi a due o più dimensioni, proiezioni, forme cinetiche sono modalità tutte ed anche simultaneamente convergenti per esprimere, nel movimento incessante, condizionale, costitutivo, un messaggio di trasfigurazione Urica del mondo visibile». In questa continua trasmutazione dinamica delle forme risiede forse la traccia del futurismo iniziale che lo portò, attraverso la conoscenza di Marinetti e di Prampolini, all'adesione nel 1927 e alla prima partecipazione a una collettiva futurista alla Galleria Pesaro; e ciò di fronte alla completa perdita della sua produzione, a parte la sua prima esperienza grafica nel Cantastorie di campari del 1932. Qui già si affaccia un altro dei suoi tanti e sempre geniali volti, quello ludico, rivolto ad una visione raffinatamente «infantile» del mondo e della vita, comprendente an che un personalissimo recupero del dadaismo di Duchamp e di Pi cabia, che troverà piena espres sione negli «oggetti trovati» espo sti per la prima volta a Milano nel 1950. La prima piena e autonoma af¬ fermazione, di cui sono sopravvissuti documenti visivi e materiali, è quella delle «macchine inutili» esposte nel 1933 alla Galleria 3 Arti a Milano, in cui si assommano in forme dinamiche o statiche del tutto originali, fra design e gioco, astrazione e dadaismo-surrealismo. Ai pochi esemplari rimasti in possesso dell'autore si sono aggiunte le ricostruzioni prodotte da Danese, con cui a lungo ha collaborato l'artista-designer nel secondo dopoguerra. Agli anni 30 risalgono anche, in un progressivo allargarsi della sfera creativa che non cesserà più lungo il successivo mezzo secolo, i primi dipinti concretistici paralleli a quelli degli astrattisti fra Como e Milano, e le prime sperimentazioni fotoastratte sulla linea di Moholy-Nagy e di Man Ray, prima tangenza con Veronesi. Il secondo dopoguerra vede l'artista, il designer, il didatta infantile (suo capolavoro Facciamo insieme un libro da leggere. Alfabetiere secondo il metodo attivo, pubblicato da Einaudi nel 1960) fra i protagonisti e i precorritori dell'astrazione ottica e dell'arte cinetica. E' dovuto fondamentalmente al suo esempio e alla sua elaborazione teorica (Teoremi sull'arte, Scheiwiller, Milano, 1961) l'incontro fra arte visiva e design nel Movimento Arte Concreta, di cui fu uno dei fondatori Munari scrisse oltre 60 libri, pubblicati da Einaudi, Laterza, Zanichelli e Adnkronos. Tra i titoli più noti: Le macchine di Mu nari, Arte come mestiere, Design e comunicazione visiva, Il dizionario dei gesti italiani. Come designer, fu soprattutto feconda di risultati la sua collaborazione con l'Olivetti, mentre un «logo» visivo fra i più esemplari e di lunghissima fortuna fi no ad oggi fu il cane-salamandra a sei zampe creato per l'Eni di Mattei. Fra i suoi oggetti, in cui si incontrano astrazione plastica di alto rigore estetico, manualità di materiali quotidiani e gusto del gioco, eccelle il pieghevole in cartoncino Scultura da viaggio del 1958. Fra le fondamentali antologiche ricordiamo quella organizzata nel 1979 all'Università di Parma da Arturo Carlo Quintavalle e il cui catalogo con testi di Giulio Carlo Argan e Alessandro Mendini ha il valore di una vera e propria monografia. Più recentemente si sono avute la grande antologica nel Palazzo Reale di Milano, alla fine del 1986, e le antologiche nel 1989 al museo di Gerusalemme, al museo di Sant'Agostino e all'Università di Genova. Marco Rosei Scrisse oltre sessanta libri Una visione infantile inventò il «cane a sei del mondo e della vita sulla zampe» per l'Eni di Mattei scia di Duchamp e Picabia 4pw- ... Qui accanto Bruno Munari con una delle sue creature. A sinistra «Schizzo per collage»
Luoghi citati: Como, Gerusalemme, Milano
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