Eliot, il diavolo fra le donne di Mirella Serri

Eliot, il diavolo fra le donne Un romanzo di follia e adulterio Eliot, il diavolo fra le donne 1 ROMA N santo o un malfattore? Un demone o un angelo? Probabilmente fu entrambe le cose uno dei maggiori poeti del Novecento, Thomas Stearns Eliot. A riaprire la discussione sulle profonde ambivalenze che contrassegnarono il grande personaggio, questa volta non è una biografia o un saggio critico, bensì il bel romanzo, L'archivista (uscirà a giorni da Guanda) dell'esordiente statunitense Martha Cooley. Il libro descrive le storie parallele del celebre poeta e del sessantacinquenne Matthias Lane, custode presso una grande biblioteca di Washington del fondo sigillato delle lettere di Eliot. Un filo sottile collega l'esistenza dell'archivista e del Premio Nobel che, nato a Saint-Louis, Missouri, nel 1888, designò come patria elettiva l'Inghilterra: entrambi infatti hanno avuto una moglie ricoverata in casa di cura psichiatrica. Ed entrambi hanno cercato di cancellare dalla propria vita l'infausta presenza. Matthias ha preso psicologicamente le distanze dalla follia della consorte, tanto che la moglie, intuendone la freddezza, ha tentato persino il suicidio. Eliot, invece, aveva fatto di peggio e, dopo che la sua Vivienne fu rinchiusa con il suo consenso, si limitò a pagare la retta senza mai concederle il beneficio di una visita. «Ho avuto difficoltà a far accettare il libro da una casa editrice racconta la Cooley di passaggio a Roma in occasione della pubblicazione del romanzo ni Italia -, proprio perché la vedova di sollevava obiezioni e faceva resistenza di fronte a questo mio ritratto del marito». Non c'è dubbio che il libro, elogiatissimo dalla critica americana per la raffinatezza dello stile e per la struttura del racconto, non poteva essere troppo apprezzato dai familiari dello scrittore. «Ho cercato di scavale a fondo in tutti i dettagli della vita di Eliot - commenta la scrittrice -. Unico tassello mancante al puzzle che ho voluto ricostruire sono proprio le lettere che Eliot spedì, nell'arco di vent'anni, alla sua amica americana Emily Hale. Non sappiamo che tipo di rapporto lo scrittore abbia avuto con la sua corrispondente d'oltreoceano. Probabilmente deve essere stata la sua amante. In ogni caso la giovane donna era l'esatto contrario di Vivienne. Quanto la moglie, che Eliot abbandonò nel 1933, era estroversa, impulsiva, incontenibile, tanto la Hale era timida e riservata nella manifestazione dei suoi sentimenti. Vivienne rappresentava la parte più oscura e inquietante del poeta». Il ritratto di Eliot in questo romanzo, che sarà pubblicato in Francia, Germania, Inghilterra e Brasile, è pieno di luci e di ombre: 10 scrittore appare, proprio come 11 bibliotecario, preda di grandi sensi di colpa per l'abbandono della moglie. La Cooley condivide a fondo la tesi di quanti sostengono che Eliot contribuì ad alimentare i disturbi psichici di Vivienne. Il poeta beveva abbondantemente mentre Vivienne si imbottiva di medicinali per tenere a bada le sue turbe psicofisiche come la colite, l'emicrania, gli attacchi di panico incontrollato. Dopo la conversione all'anglicanesimo, nonostante il suo profondo senso religioso, Eliot non perse il suo interesse quasi maniacale per le donne e per la sfera del sesso. «Un tipo sordido», lo definisce uno dei personaggi del libro. Nella ricostruzione della Cooley le lettere di Eliot alla Hale sono il cuore del romanzo: diventano il centro della vita di Matthias e della sua più giovane amica, la ricercatrice Roberta. Ancora oggi proprio queste missive contengono i tratti più segreti della vita di Eliot. «In quel lungo carteggio lui deve aver spiegato indubbiamente qual era il sentimento profondo che lo legava a Vivienne e quali le ragioni del suo tremendo abbandono». Nella fiction della Cooley il segreto delle lettere si scioglie, nella realtà il mistero continua poiché l'epistolario non potrà essere pubblicato prima del 2020. Mirella Serri

Luoghi citati: Brasile, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Missouri, Roma, Washington