Fs, slitta il piano aziendale

Fs, slitta il piano aziendale Fs, slitta il piano aziendale Consiglio diviso sulla terapia d'urto ROMA. Slitta a dicembre l'approvazione del piano d'impresa '98-2003 delle Ferrovie dello Stato: il consiglio d'amministrazione ha infatti avviato ieri l'esame delle linee generali del piano senza però concluderlo. Dopo 5 ore e mezza di riunione, i sette consiglieri non avrebbero approvato i cosiddetti «scenari di riferimento» presentati richiedendo al management i «numeri» del piano di riassetto della società per poterli esaminare e discutere in modo più approfondito. All'interno del vertice, i consiglieri si sarebbero divisi: da una parte la maggioranza del consiglio, dall'altra, isolati, il presidente Claudio Demattè e l'amministratore delegato Giancarlo Cimoli. Le Ferrovie smentiscono però qualunque divisione. Un comunicato di poche righe, diffuso al termine del consiglio, spiega che il piano di impresa sarà pronto entro dicembre e che il cda ha avviato la discussione del documento «Obiettivi di piano», che contiene le linee guida necessarie per portare l'azienda verso il mercato grazie a importanti recuperi di una competitività allineata a quella dei principali operatori europei. Gli obiettivi del piano rappresentano - aggiunge il documento - una base fondamentale «per un confronto con l'azionista sulle riforme strategi¬ che, indispensabili per la piena realizzazione della direttiva Prodi sullo sdoppiamento della società, e per la stesura definitiva da parte del management di complessi progetti industriali per consentire lo sviluppo dell'azienda in un quadro di grande miglioramento della qualità e dell'efficienza». All'inizio della riunione, il presidente Demattè avrebbe sottolineato esplicitamente che la discussione non riguardava il piano di impresa, ma esclusivamente gli scenari. E tutti sarebbero stati d'accordo sull'impossibilità di riportare in «nero» i conti senza una «sterilizzazione degli ammortamenti per le infrastrutture», senza un nuovo sistema tariffario e una riduzione del costo del lavoro. Una conferma indiretta delle anticipazioni uscite nei giorni scorsi e che parlavano di 24 mila esuberi in 5 anni (il taglio di organico consentirebbe il risparmio di 1900 miliardi sul costo del lavoro) e di un «rosso» di 2 mila miliardi nel 2003. All'interno del Consiglio sarebbero quindi emersi due orientamenti: uno, dei «falchi» favorevoli alla linea dura nei confronti dei sindacati e ad una sensibile riduzione del costo del lavoro; l'altro delle «colombe» favorevoli alla trattativa per evitare uno scontro del tutto inutile al raggiungimento degli obiettivi di risanamento.

Persone citate: Claudio Demattè, Demattè, Giancarlo Cimoli, Prodi

Luoghi citati: Roma