«Sono meglio i tedeschi in casa che un mercato troppo chiuso» di Ugo Bertone

«Sono meglio i tedeschi in casa che un mercato troppo chiuso» LUCIANO BENETfON «Sono meglio i tedeschi in casa che un mercato troppo chiuso» SCUSI Benetton, ma le fa paura la calata delle banche tedesche? «Sinceramente no», risponde pronto Luciano, fondatore e gran creativo dell'impero di Treviso. «Avrei paura della reazione opposta, della chiusura. Questo sì ci farebbe tornare indietro». Ma il rischio colonizzazione? Molti temono che si perda, dietro alle azioni bancarie, un pezzo di solidarietà... «Certo, sarebbe meglio se anche noi ce la facessimo a varcare il confine. Ma si fa quel che si può. Sarebbe assurdo cercare rivincite di pretsigio, senza avere le strutture adeguate. Non avessero fermato gli imprenditori nelle banche all'inizio degli Anni 80, quando anche noi ci muovevamo sul fronte della finanza, allora avremmo guadagnato vent'anni. Ma in Banca d'Italia, a suo tempo, hanno voluto così». Adesso avete scelto un'al- tra strada, quella delle alleanze. L'ingresso nel patto di sindacato Pirelli, innanzitutto. E' una scelta strategica? «Senz'altro sì. E' un'alleanza viva, di lungo periodo, a cui attribuiamo grande importanza. Vogliamo fare tanta strada assieme. Anche perché è Una scelta prestigiosa, e abbiamo entrambi molte idee, condivise, sulle tante cose da fare». Non perde il vizio della since¬ rità, Luciano Benetton, che proprio ieri ha approvato i conti del primo semestre. Alle spalle il gruppo ha un periodo difficile, dedicato a digerire le attività sportive, che hanno richiesto grossi sacrifici di bilancio, anche sul fronte del magazzino e della distribuzione. «Abbiamo fatto fuori tutte le scorte, ripulito i magazzini, ripensato ai punti vendita». Alla fine, l'utile netto consolidato è di 120,3 miliardi, contro i 140,5 di un anno fa, quando Benetton System non faceva ancora parte del gruppo. L'indebitamento netto è di 695 miliardi, in salita dopo l'acquisto di Benetton SportSystem («estremamente contenuto - si fa notare - rispetto ai mezzi propri» dato il patrimonio netto di 2052 miliardi, solo in lieve salita rispetto ai 2030 di un anno fa). Per il secondo semestre, riferisce una nota del gruppo, si scommette sulla ripresa al punto che l'utile di fine anno dovrebbe risultare pari a quello dell'esercizio '97. Questo significa che è in vista la ripresa dei consumi? «Non ci scommetterei. Sono convinto che una parte del mercato possa riprendere. Ma occorrono i prodotti giusti, un prezzo adeguato, i punti vendita attrezzati ne) modo migliore. Possiamo ripartire noi e altri che hanno fatto le scelte giuste. Gli altri, non credo». Chi è meglio piazzato: Europa, Usa o Oriente? «L'Europa, è ovvio. In Giappone pagano il prezzo della crisi, la prima da 40 anni e stentano a raccapezzarsi tra le difficoltà. L'America dà segnali di stanchezza. L'Europa mi sembra l'unica ad aver le carte in regola». Anche l'Italia? «Italia compresa, certo. Anche se si registra una certa stanchezza...». Se lo dice lei, ottimista da sempre... «Sul fronte delle privatizzazioni non c'è la stessa volontà di un anno fa. Noi andiamo avanti, ma al centro non si risponde con la determinazione giusta. A Nord-Est tutto, per ora, si è risolto in una montagna di chiacchiere. Poi c'è il Sud...». Lei è stato uno dei promotori dell'intesa tra Treviso e Manfredonia. Pentito? «Nient'affatto. Ma noi non chiedevamo contributi per partire. Nel nostro settore non c'è bisogno di fare grandi investi¬ menti iniziali, soprattutto dove già ci sono strutture produttive. Ci serviva, invece, uno stimolo fiscale, per accompagnare il decollo delle iniziative». E invece? «Pare che non sia compatibile con le regole di Bruxelles. Noi al Sud continuiamo a fare qualcosa, dalla Puglia alla Calbria. Certo, avremmo potuto fare molto di più con una politica fiscale adeguata». L'alternativa è l'estero? «Non credo. Ne abbiamo parlato anche oggi in consiglio. A prima vista molti Paesi, soprattutto nel Far East, offrono condizioni molto vantaggiose. Ma in Europa, oggi, il mercato è sempre più difficile. Vince solo il prodotto perfetto, capace di passare tutti gli esami di qualità, soprattutto nel mercato tedesco. Ed io credo che solo il made in Italy mi dia tutte le garanzie». Ugo Bertone Luciano Benetton

Persone citate: Benetton System, Luciano Benetfon, Luciano Benetton