Effetto Greenspan sui listini In forte calo tutte le Borse di Andrea Di Robilant

Effetto Greenspan sui listini In forte calo tutte le Borse DOPO IL TAGLIO DELLA FED Effetto Greenspan sui listini In forte calo tutte le Borse WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Brutta caduta a Wall Street, va a picco in Giappone e i listini in tutta Europa segnano forti ribassi: la modesta riduzione dei tassi americani annunciata martedì dalla Federai reserve ha lasciato gli operatori a bocca asciutta ed ha finito per alimentare l'inquietudine che domina i mercati in tutto il mondo. Il Fondo monetario ha applaudito l'inversione di tendenza decisa dalla banca centrale americana (la limatura dei tassi a breve dal 5,50 al 5,25 è la prima riduzione del costo del denaro in tre anni). Ma i mercati evidentemente si aspettavano un taglio più sostanziale. E la delusione degli operatori ha scatenato una corsa al ribasso su tutte le piazze. Le cose sono cominciate ad andare male con l'apertura dei mercati a Tokyo. A peggiorare drammaticamente la situazione è poi arrivata la notizia che l'agenzia Moody aveva appena declassato (da Al a A3) il rating della Nomura Securities, la più grande società finanziaria giap- ponese. Alla fine della giornata l'indice Nikkei aveva perso il tre per cento, ed era sceso ai livelli del febbraio 1986. Poche ore più tardi l'ondata di vendite si è abbatuta sui mercati europei. Londra è riuscita a contenere le perdite (-0,87) ma Francoforte (-2,27) e soprattutto Parigi (-4,17) prendevano una brutta botta. E a Milano l'indice Mibtel perdeva il 2,70. L'onda ha poi attraversato l'Atlantico e ha colpito Wall Street, dove l'indice Dow Jones, partito subito al ribasso, ha continuato a perdere terreno per tutta la giornata, tornando al di sotto di quota 8 mila, un'importante soglia psicologi¬ ca, e chiudendo con una perdita secca di 233 punti, pari al 2,8 per cento. A provocare la brusca caduta della borsa a Wall Street non è stato soltanto l'annuncio della Fed di martedì: la giornata ha registrato una pioggia di risultati trimestrali negativi da parte di molte aziende leader. Segno, dicono molti analisti, che la crisi economica in Asia, in America latina e in misura minore in Russia sta raffreddando l'economia americana più del previsto. Ma il Fondo monetario, nel rapporto annuale sullo stato dell'economia del mondo presentato ieri, assicura che gli una recessione negli Stati Uniti non è alle porte - parla piuttosto di un «soft landing», un atterraggio in dolcezza dopo il boom di questi ultimi anni. L'allentamento dei tassi deciso dalla Fed dovrebbe essere sufficiente a impedire un'eccessiva contrazione dell'economia, sostiene Michael Mussa, capo economista dell'Fmi. «Tanto più - aggiunge - che i mercati finanziari prevedono un ulteriore allentamento del credito nei prossimi mesi». I mercati si aspettavano un passo più deciso della Fed già questa settimana, ed hanno reagito quasi con rabbia all'annuncio di martedì. Ma sotto la guida di Alan Greenspan la banca centrale- americana si è sempre distinta per il suo approccio molto graduale, la sua strategia dei «piccoli passi». La cosa più importante, fanno notare gli osservatori più accorti, è l'inversione di tendenza, il ritorno ad un allentamento del credito dopo anni in cui la lotta all'inflazione è stata la priorità numero uno della Fed. E molti prevedono che la piccola riduzione dell'0,25 annunciata martedì sia in realtà l'inizio di un calo progressivo dei tassi nel corso dei prossimi mesi. Non solo: l'inversione di tendenza nella politica della Fed segnala l'intenzione della banca centrale di far fronte alla crisi di liquidità globale per evitare che buona parte delle economie mondiali entrino in recessione, se non addirittura in una depressione. La riduzione del costo del denaro negli Stati Uniti - anche se modesta - equivale ad un ricostituente che dovrebbe irrobustire la crescita Usa dopo sei mesi di stanca, stimolando l'investimento interno ma anche l'import da quei Paesi in Asia e in America latina che hanno economie in forte crisi. E del resto l'economia americana nell'insieme rimane robusta. Proprio ieri il Presidente Clinton ha reso noto che il bilancio federale sarà in attivo per la prima volta dal 1969 con un surplus di 70 miliardi di dollari. L'inflazione rimane sotto controllo e la disoccupazione è ai minimi storici. Quella americana - dicono molti economisti non è un'economia che ha bisogno di grossi stimoli in questo momento. Se la Fed ha deciso di allentare il credito è soprattutto per far fronte alla crisi finanziaria mondiale. E così facendo si è assunta la responsabilità 'di operare come una sorta di banca centrale nlanetaria. Andrea di Robilant II presidente della Federai Reserve Alan Greenspan

Persone citate: Alan Greenspan, Clinton, Greenspan, Michael Mussa, Moody, Nomura