«Giù i tassi per evitare la recessione»

«Giù i tassi per evitare la recessione» Appello di Washington ai Grandi dell'economia e ridimensionamento delle stime per la crescita «Giù i tassi per evitare la recessione» Funi: in Italia ripresa da consolidare ROMA. Il vento che tira è proprio cambiato, nelle istituzioni finanziarie mondiali. «Ridurre i tassi di interesse» è il messaggio del Fondo monetario internazionale, nel quadro di previsione sull'economia del globo tracciato, come d'uso, ogni sei mesi. In questa fase il nemico da battere non è più l'inflazione; è il rischio «di un rallentamento più profondo, più diffuso e più prolungato». Ma c'è fiducia che i sette grandi sapranno evitare una vera e propria recessione. Bene ha fatto la Federai Reserve americana a ridurre il tasso a breve di 0,25 per cento, pur se sostiene il capo economista dell'Fmi Michael Mussa - sarebbe stata meglio «una mossa più aggressiva». I grandi Paesi industriali del G-7 avevano dato il primo segnale in questa direzione con il loro comunicato del 15 settembre; ma finora alcune banche centrali attaccate ai loro dogmi hanno frenato. L'Fmi mette più in chiaro: nel caso la crisi internazionale minacci di aggravarsi, occorreranno nuovi cali del costo del denaro in Usa, Canada ed Europa. Per l'area Euro, la traiettoria ormai avvalorata dai governatori - convergenza dei tassi al livello tedesco, 3,3-3,5% - viene giudicata opportuna nel caso che la crisi non si aggravi. Se ci fosse da far fronte a un pericolo di recessione sarebbe meglio, secondo l'Fmi, andare ancor sotto. Nel World Economie Outlook, il rapporto dell'Fmi presentato ieri a Washington, non si fa cenno specifico del ritardo di convergenza dei tassi italiani, a 90 giorni dall'ora X dell'Euro. Si accenna al problema che la convergenza potrà creare ad altri Paesi euro (l'allusione principale è all'Irlanda) con economie in crescita vigorosa; e il consiglio è di compensare l'allentamento monetario con una stretta di bilancio. Non è certo il caso dell'Italia, dove l'Fmi vede una ripresa «ancora non consolidata» sulla quale, è scritto nell'Outlook, al contrario la convergenza eserciterà un effetto positivo. In un modo o nell'altro, non trova molti appoggi nel mondo l'analisi in base alla quale la Banca d'Italia sta ritardando la convergenza. Tra i responsabili del «Sistema europeo di banche centrali», dopo Hans Tietmeyer e Wim Duisenberg è toccato ieri a Fons Verplaetse, governatore della Banca del Belgio, esortare i Paesi euro con tassi alti ad ab bassarli per tempo, senza aspet tare il 31 dicembre: «Come eco nomista, ritengo che la cosa migliore sia un coordinamento tra loro» (ossia tra Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda). «Monetaristi noi? - esclama da parte sua il capo dell'ufficio studi Fmi, Mussa -. Ma se chie diamo di abbassare i tassi nei Paesi che rappresentano il 90% del prodotto mondiale!». Un tempo correva voce che titolo preferenziale per essere assunti all'Fmi era aver studiato a Chi cago, roccaforte del monetarismo, mentre Harvard era trop po keynesiana; ora forse non è più così. All'interno dell'Fmi so no comunque tempi di autocri tica, sotto un diluvio di accuse per la crisi asiatica. «Sì, abbia mo fatto molti errori», ammette Mussa, prendendosi senz'altro una colpa pesante, quella di aver consigliato nel '96 il Giap pone al rigorismo di bilancio, con gravi effetti recessivi. Il quadro delle previsioni sul l'economia mondiale che l'Fmi fornisce ogni sei mesi è il più dettagliato che esista, ma spesso poco aggiornato a causa di lentezze burocratiche. Così accade che la crescita dell'Italia quest'anno venga ancora stimata al 2,1 per cento, quando lo stesso governo non spera più di arrivare al 2 per cento. L'aggravamento della crisi cominciato in agosto con la catastrofe russa ha spinto a una revisione. La crescita complessiva dell'economia mondiale è valutata al 2% quest'anno (contro il 3,1% prima dell'estate) e al 2,5% nel '99 (contro il 3,7%). Per il momento, l'Fmi è dell'opinione che l'Occidente sarà colpito solo in modo lieve; ma si cautela notando che esiste «una moltitudine di rischi collegati, che rendono la situazione fragile in modo anormale». Nei sette grandi, nonostante la condizione difficile del Giappone, la crescita dovrebbe essere del 2,1% (non il 2,3%) quest'anno e dell'1,9% nel '99. Pressoché invariate restano le cifre dell'area Euro: 3% quest'anno, 2,8% il prossimo. E per l'Italia, l'Fmi prevede che l'abbassamento dei tassi con l'Euro darà nel '99 una spinta capace di farle allineare il passo con la Germania. Sulla grande scommessa dell'Euro il giudizio dell'Fmi è po¬ sitivo. Ma per non continuare a pagare un prezzo pesante in termini di occupazione i Paesi dell'Europa continentale dovranno riformare i loro mercati del lavoro troppo rigidi, e il welfare. E c'è anche un monito ai governi ormai quasi tutti controllati dall'Internazionale socialista: la crisi non si contrasta allentando il rigore di bilancio; occorre invece (secondo la tesi che è anche del commissariato di Bruxelles agli affari monetari) arrivare a «bilanci in pareggio almeno nel 2001». Stefano Lepri Giudizio positivo sulla moneta unica ma serve una riforma del mercato del lavoro e del Welfare State «Attenti alla crisi» E Wall Street precipita LE PREVISIONI DI WASHINGTON Tasso Disorc. PII INFLAZIONE Rapporta (% della (Variai. %) (Variai. °/o) deficit PIL" popolazione attivo) | '98 '99 '98 '99 98 '99 '98 '99 2,1 2,5 1,8 1,7 -2,6 -2,3 12,1 11,8 3,5 2,0 1,6 2,3 1,1 1,2 4,5 4,8 GIAPPONE -2,5 0,5 0/4 -0,5 -5,7 -7,0 4,1 4,3 GERMANIA 2,6 2,5 1,0 1,4 -2,6 -2,3 10,9 10,6 t I FRANCIA 3,12,8 1,1 1,3 -2,9-2,3 11,8 11,2 G. BRETAGNA 2,3 1,2 2,8 2,8 -0,1 -0,2 4,8 4,9 ^CANADA 3,0 %S 1,3 1,9 1,5 1,3 8,4 8,4r 'Doto percentuale. Il segno negativo indica un disavanzo Fonte; fmi, «Worid Economie Outlook» min

Persone citate: Hans Tietmeyer, Michael Mussa, Mussa, Stefano Lepri, Wim Duisenberg