TRIANGOLO CON QUATTRO LATI di Boris Biancheri

TRIANGOLO CON QUATTRO LATI TRIANGOLO CON QUATTRO LATI daffare della preparazione del congresso di Blackpool, di una frase che certamente non andava detta ma che corrisponde - io credo - più che a una precisa posizione politica a quello che e per Blair un semplice dato di fatto. Gli inglesi, d'altronde, sono pratici: se le cose sono così, perché tacerlo? E chi potrebbe negare che anche a Parigi vi sia qualcuno che ha sentimenti analoghi e che ve ne sia qualcuno anche a Bonn? Quel che il nuovo cancelliere tedesco pensa del nostro Paese lo si vedrà; per ora aspettiamo ad attribuirgli giudizi. In ogni caso, che vi sia chi ritiene che l'Italia sia malgrado tutto ancora un giocatore di secondo piano che non può essere messo al livello degli altri tre quando si tratta delle grandi strategie europee (e ancor più mondiali), non toglie nulla a cjuanto é stato fatto per ridare credibilità al nostro Paese sul piano della politica e dell'economia internazionale. Si è credibili se si ha continuità di linea politica e se le proprie ambizioni sono alla misura delle proprie forze. Avremmo perduto credibilità se, dopo esserci proposti prioritariamente il traguardo dell'Euro, non avessimo fatto i sacrifici necessari per raggiungerlo; se, dopo esserci spinti in avanti per riannodare il dialogo con l'Iran e con la Libia, ci fossimo ritirati ai primi rimbrotti; se, dopo aver chiesto di essere consultati sugli affari balcanici, avessimo esitato ad assumerci anche le responsabilità militari conseguenti. O, sul piano interno, se un governo che ha affermato di voler durare cinque anni fosse caduto dopo cinque mesi. Così non è stato e la nostra credibilità internazionale è cresciuta. Questo non vuol dire che gli altri partners si affrettino a fare spazio all'Italia in ogni e qualsivoglia circostanza. Tanto meno in una fase della vita dell'Europa come è quella attuale, in cui il gioco tende a svolgersi più fuori che dentro le istituzioni, in cui molti Paesi guardano ai loro interessi e a quanto tali interessi sono favoriti o compromessi dalle sfide future, l'allargamento ad Est, la necessaria proiezione nel Mediterraneo, la complicata e tuttora aperta partita balcanica. La Gran Bretagna, in particolare, persegue da sempre con molta coerenza una sua visione degli equilibri europei che è quella che non deve esservi in Europa una forza dominante cui la stessa Gran Bretagna sia estranea. La signora Thatcher, che non credeva all'integrazione europea, pensava a suo tempo che il contrappeso naturale al predominio tedesco - o, se vogliamo, franco-tedesco - in Europa fosse costituito dall'Unione Sovietica. Ma l'Unione Sovietica non esiste più, la Germania è più forte di quanto lo fosse allora e, con l'allargamento a Est dell'Unione, lo sarà ancor più in futuro. L'etichetta di mia nuova sinistra consente oggi a Blair di prospettare un triangolo al posto dell'asse franco-tedesco ideato da De Gaulle e Adenauer. Forse è una visione superata della politica estera, forse è una concezione invecchiata del potere cui la fine del bipolarismo rida solo temporaneamente attualità. Forse. Ma è ingenuo pensare che siccome Tony Blair è giovane, simpatico e moderno persegue non gli obiettivi che interessano lui ma quelli che interessano noiD'altronde, Francia e Gran Bretagna non hanno forse sostenuto con convinzione il diritto della Germania e non dell'Italia ad avere assieme a loro un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu? Non è questa la più chiara indicazione della scala di valori che questi Paeshanno, e non da oggi, in mente? La risposta dell'Italia, se vogliamo essere coerenti con la linea perseguita in tutti questi anni, non può essere quella di ambire a diventare un quarto lato del triangolo e a inserirci in qualche modo in un direttorio europeo ma di continuare a seguire la strada delle regole e delle istituzioni comuni e di batterci affinché sia all'interno di queste ultime - e non al loro esterno che le decisioni siano prese. Che le «terze vie», se ci sono, siano cercate non a Londra o a Washington ma anzitutto a Bruxelles. Non sarà cosa facile in un momento della vita internazionale in cui ciascuno sembra soprattutto impegnato a badare ai fattsuoi ma è la sola linea dignitosacoerente e compatibile con il nostro passato. Per farla accettaroccorre essere tenaci e credibilperché le resistenze esistono non vengono dalla sola Inghilterra. Ma occorre soprattutto evitare che una occasionale convergenza di coloritura politica in alcuni grandi Paesi si traduca in una scorciatoia rispetto alle lunghe, faticose ma insostituibili deliberazioni delle istituzioni comuni dell'Europa. Boris Biancheri

Persone citate: Adenauer, De Gaulle, Thatcher, Tony Blair