Schroeder a Parigi: non siamo più soli
Schroeder a Parigi: non siamo più soli PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Jacques Chirac lo accoglie in inglese per metterlo a suo agio, e Lionel Jospin finirà per trascinarlo nel suo borgo natale Meudon - che fortuna vuole sorga a pochi passi da Parigi. Gerhard, sei di famiglia! Parigi, ansiosa come una madre latina ma grata per l'onore fattole, riceveva ieri con qualche apprensione dopo l'interminabile era Kohl Schroeder, l'ultimogenito (ma forse il più coriaceo) nell'Europa rosa. E il presidente della Bassa Sassonia, che ha ormai la nomina a Cancelliere in tasca, non delude le aspettative. Così, fra un brindisi nel salone Pompadour e i «ciao ciao» ai fotografi, Jacques Chirac può annunciare neanche 180 minuti dopo averlo conosciuto: «Su Europa e relazioni bilaterali, abbiamo la stessa linea». Mai convergenza internazionale, e su due sponde ideologiche in teoria avverse, fu più rapida. Il colloquio ChiracSchroeder - «assai amichevole e particolarmente simpatico», dicono i loro staff mostrando un debole per il superlativo - sancisce dunque il new start nell'asse francotedesco. E il fantasma di Kohl non importuna, in definitiva, i vecchi partner. Chirac scopre uno Schroeder dalla statura mitterandiana. Bella sorpresa, rispetto al gigantesco Helmut. Significa che lo dominerà. Perlomeno in altezza. Ma chi attendeva dal vertice un semplice esercizio di public relations rimarrà deluso. Al lavoro! Il blitz inaugurale di una nuova epoca non si esime dalla concretezza. Schroeder renderà felice Parigi annunciando il suo «pieno accordo» per la Bretton Woods bis: «Bisogna controllare meglio il flusso planetario di capitali». In contropartita, la Francia sembrerebbe lasciarsi persuadere a intese più ampie con i britannici. Uno pari. Asserite dal summit, il terzo triumviro del socialismo europeo - Tony Blair - aleggiava comunque su Eliseo e Matignon. Lo stesso premier francese rile- Nulla di rituale nel primo incontro: «La stessa linea di sempre, ma modernizziamoci» Schroeder a Parigi: non siamo più soli «Rapporto prioritario ma non esclusivo» presidente francese Jacques Chirac (a sinistra) ha invitato il neo cancelliere Gerhard Schroeder a Parigi la sera stessa della vittoria elettorale delI'Spd I vera, emarginando Prodi (un abitudine, si direbbe) che «tre grandi Paesi» condividono un'analoga ispirazione politica. Andiamo verso il triangolo? chiede a Schroeder, inquieto, un intervistatore televisivo. «Lasciamo da parte la geometria» replica lui, sottolineando nondimeno è il suo ritornello da domenica sera - che lo storico legame con Parigi resterà «prioritario». «Ma non esclusivo», soggiunge perfido. - Ci amate come prima? gli ridomanda l'anchorman scivolando sul patetico. «Amo mia moglie» è la secca risposta. Ma Gerhard Schroeder - lo dimostrano i tre divorzi - è uomo dai molteplici amori. Anche politici, forse. Sull'Europa sociale e nuovo impulso all'occupazione, il duo Chirac-Jospin non poteva che trovarsi d'accordo con l'interlocutore d'oltre-Reno. Ma qui tal caso, l'input viene da Schroeder. Che i suoi ospiti intendessero lasciargli vincere il primo round? Qualcuno potrebbe sospettarlo. Nel gioco delle apparenze che accompagna i vertici, la coppia Chirac-Jospin teneva a mostrare un Gerhard Schroeder addomesticabile. Fatto. Il cancelliere virtuale li ripaga esibendo una tardiva francofilia. Ma il risultato più efficace lo ottiene forse risintonizzando Chirac e Jospin sulla medesima lunghezza d'onda. Impeccabili ambedue dinnanzi al «caro Gerhard». «E' una coabitazione fatta d'armonia» spiega, lirico, il primo ministro. Chirac concorda. Lancerà a Schroeder: «Quaggiù lei è a casa sua». Il leader Spd si schermisce con teutonica ritrosia. Non esageriamo. Enrico Benedetto Annuncia il pieno accordo sulla nuova Bretton Woods cara alla Francia Giudica «polverosi» i vertici semestrali tra i due alleati: la formula cambierà l'auspicio cade nel vuoto programmatico. In compenso, Parigi e Bonn varano gruppi di riflessione sull'euroriforma e il delicatissimo allargamento che l'Ue affronterà nel Duemila. Il metodo è vecchio. Creare un blocco a due, che orienti il dialogo fra i Quindici, polarizzandolo. Per Marianne e Germania, il rinnovamento passa anche attraverso le fruttuose abitudini d'antan. Quanto ai vertici semestrali in cui entrambe si ritrovano per tastare il polso del feeling, Schroeder li giudica «polverosi». La formula cambierà. Parola d'ordine è modernizzarsi. Meno sorrisi diplomatici, largo al confronto. Chirac si adegua. E non controvoglia: il rituale, che toccò l'apogeo nel periodo Mitterrand-Kohl, mostrava da tempo la corda. Restyling, infine, per il Trattato dell'Eliseo che Adenauer siglò con il Generale nel lontanissimo '63. Anche in Ecco la vignetta di Pancho su «Le Monde» Schroeder arriva al «Forum verso l'Europa sociale» Jospin e Blair gli chiedono se ha qualche idea e Prodi origlia
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