LA VENDETTA DELLE TERRE RAPINATE

LA VENDETTA DELLE TERRE RAPINATE LA VENDETTA DELLE TERRE RAPINATE M i r a i AI una pioggia simile sulla Riviera dei Fiori, a memoria d'uomo. Da 195 a 200 millimetri in due ore (20 litri d'acqua per metro quadro) contro la media di 700 distribuiti in dodici mesi. La concentrazione del fenomeno, evidentemente dovuto all'ormai innegabile cambiamento del clima, ha fatto crollare il sistema idrogeologico dissestato dalla febbre edilizia a partire dagli Anni Cinquanta («La speculazione edilizia» di Italo Calvino è del 1957) e dalla trasformazione delle colline per la floricultura in serre. Il suolo privo di manto vegetale e di alberi, coperto largamente dal cemento e dall'asfalto, non trattiene la pioggia e la scarica nei fiumi sugli abitati costieri. Il delitto ambientale, maturato per decenni grazie all'ignavia e alla trascuratezza dei responsabili pubblici, ha manifestato tutta la sua gravita, facendo vittime umane e danni immensi. Quasi per tradizione quando pioveva forte Sanremo e altre città della Riviera venivano allagate. Le strade diventavano torrenti, i corsi d'acqua straripavano, negozi e sottopassi venivano inondati. L'abitudine agii allagamenti, subiti passivamente come inevitabili prezzi dello «sviluppo turistico», ha ricevuto un durissimo colpo dal nubifragio eccezionale. Il territorio ha ceduto di schianto, rivelando che a Sanremo, Ventimiglia, Imperia, non si può continuare come prima. Le popolazioni colpite capiscono che il restauro naturalistico delle colline non è qualcosa che sta a cuore a minoranze di esteti o ambientalisti, è una necessità vitale per tutti, FeiTovia litoranea bloccata, ponti crollati o pericolanti, mettono in causa anche un tipo di ingegneria che presumeva di ignorare o sottovalutare i problemi geologici, la natura e la solidità dei suoli, la portata dei corsi d'acqua. 11 disastro chiama gli amministratori locali alle loro responsabilità: non possono più agevolare con disinvoltura nuove lottizzazioni e nuove costruzioni sulle colline, non possono più sottovalutare il dovere della manutenzione del letto dei torrenti e degli scarichi urbani. La richiesta di dichiarare lo «stato di calamità» apparirebbe una triste farsa se non fosse accompagnata da impegni seri per il riassetto idrogeologico, e per una gestione più severa del territorio. Paesaggio e ambiente naturale sono stati trattati in modo tale da aggravare anno per anno il dissesto, mettendo in pericolo intere popolazioni e il patrimonio ereditato da una società che riusciva a far convivere la cultura contadina con quella delle forme di turismo non distruttivo, prime quelle importate dagli inglesi, creatori di parchi e giardini. Sulla Riviera pesano decenni di incultura e di rapina. La pioggia eccezionale abbia almeno l'effetto di svegliare le coscienze addormentate e di rivelare l'urgenza di compiere i primi passi per ridurre i pericoli. Al governo e al Parlamento l'ennesima triste esperienza dovrebbe suggerire alcuni provvedimenti validi in tutta Italia, non solo in Liguria. La cancellazione degli stanziamenti per opere pubbliche capaci di causare altri disastri (anche se approvate con frettolose valutazioni di impatto ambientale), destinando i fondi al riassetto idro-geologico delle zone a più alto rischio. L'estensione a tutti i Comuni del divieto di costruire su «terreni sedi di frane in atto o potenziali, e al piede di dirupi» (divieto limitato ai Comuni ad alto rischio sismico). Un programma di «rinatnralizzazione» degli alvei cementificati, di pulizia e vigilanza dei corsi d'acqua, di rimboschimento delle pendici denudate. Ma non otterremo ascolto finché non usciremo dalla rassegnazione alle cosiddette «calamità» che favorisce il sonno o la trascuratezza dei politici e amministratori locali, tra un'alluvione e l'altra. Mario Fazio

Persone citate: Italo Calvino, Mario Fazio

Luoghi citati: Imperia, Italia, Liguria, Sanremo, Ventimiglia