Una poltrona per due di Filippo Ceccarelli

Una poltrona per due Carraro e Manzella nel futuro di un comitato allo sbando Una poltrona per due c Una pALCIO scommesse, appalti esagerati, atleti dopati, ministri tangentari smaniosi di far bella figura, ipocrisia e mancanza di progetti: fin dai tempi dei circenses, cattivo sport e mala politica finiscono prima o poi per incontrarsi. In tempi moderni questa attrazione magnetica si scarica di solito sul Coni, ridotto - come appare oggi - uno straccio non solo sporco, ma anche logoro. Dagli inghippi finanziari del caso Lentini alla vorace stadiolatria del Mundial, dalia gestione della tossicodipendenza di Maradona (e di chissà quanti altril alla crescente militarizzpzione delle tifoserie c'è qualche ragione di pensare che, anche con il rinforzo negativo del doping, l'ente che organizza lo sport italiano sia a qualche passettino dal baratro (anche sul piano della pubblica moralità). Al governo, al vicepresidente Veltroni in particolare, sembra opportuno, anzi non pare vero di poter mettere mano al Coni. La cui storia, d'altra parte, fin dalla fondazione durante il ventennio fascista, si è sempre adeguata agli equilibri vincenti nella Roma politica - con la dovuta predominanza, perciò, di proto, tardo, meta e post-andreottismo, pure articolato nelle distinte stratificazioni dell'era «Evangelisti» e di quella «Sbardella». Ma quel duttile e composito predominio, inaugurato con le Olimpiadi del 1960, non esiste più da diversi anni. Così, sullo sfondo tutt'altro che edificante dello sport odierno - giudici, minacce, bugie e campioni di urina - si in- travedono due figure di possibili «salvatori». Anche se per la verità non si riesce (ancora) a capire se sono parte di uno stesso disegno o se al contrario giocano in competizione (se non in alternativa). Di certo - ed è senz'altro l'aspetto più intrigante della faccenda - Andrea Manzella e Franco Carraro si stimano e sono anche amici. Vero è che nelle questioni.di potere l'amicizia è un sentimento povero, talvolta. Ma di sicuro i due hanno già utilmente collaborato, proprio sul terreno delie organizzazioni sportive. E poi hanno gli stessi codici sociali, vivono entrambi con signore sveglie e intraprendenti, frequentano gli stessi luoghi, gli stessi salotti, indossano più o meno gli stessi colori e le stesse stoffe, sono due uomini di riconosciuto successo e rinomata multilateralità (calcio, giure, industria, golf, politica, relazioni: tutto più o meno sullo stesso piano). Se l'espressione non suonasse marxisticheggiante o peggio ancora psico-dietrologica si potrebbe dire che al di là del¬ r due le opportune diversità Manzella e Carraro fanno parte della stessa oligarchia. E anche in base a questa sottile appartenenza, e a una rara disposizione dell'animo che li rende eccezionalmente privi di nemici, possono aspirare a qualsiasi potere che riguardi il Coni e più in generale lo sport italiano - le procedure apparendo nel loro caso una questione del tutto secondaria. A voler proprio spaccare il capello, in un'ideale collocazione geometrico-bipolare, Manzella sarebbe di sinistra e Carraro (che sulle spalle conserva un graffietto di Veltroni in prima pagina sull'(7nirà) sarebbe di destra. Il primo in quanto attuale deputato europeo dei ds, il secondo come ex ministro e sindaco craxiano di Roma. Ma le loro storie pubbliche reclamano un trattamento meno semplificato, chiamando in causa inusitate prudenze e straordinari equilibrismi, ai limiti della conciliazione degli opposti. Basti sapere che per Carraro fu coniato il termine di «socialdemocristiano» (di rito, per giunta, milanistico-andreottiano), mentre nel corso del tempo il professor Manzella, autore della riforma della Presidenza del Consiglio, consuocero di Mario Segni e nominato al Consiglio di Stato da Cossiga, ha via via prestato la sua collaborazione a Spadolini, De Mita e Ciampi. Prima di farsi eleggere dal pds di Cicchetto. Come si mtende, si tratta di due personaggi che non hanno itinerari obbligati. Lo sport italiano mvece sì. Filippo Ceccarelli Le loro storie pubbliche chiamano in causa straordinari equilibrismi

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