Il popolo dei fax: compagni, la crisi no di Antonella Rampino

Il popolo dei fax: compagni, la crisi no Il popolo dei fax: compagni, la crisi no La base Prc assedia il segretario: «Ripensaci» ROMA. L'altra volta era giusto un anno fa, era proprio d'ottobre. L'altra volta, mentre rischiava di scendere il crepuscolo sul governo, furono le Dame di San Vincenzo de' Paoli a chiedere a Bertinotti via fax la retromarcia, «Temiamo fortemente che l'intransigenza Sua e del Suo partito sia dannosa in questo particolare momento proprio a quelle categorie che Ella giustamente intende difendere...». Oggi, il messaggio è lapidario, «Non fate cazzate», e da terza ondata tecnologica : un fax mandato con il sistema di messaggistica dei cellulari Gsm, e dunque anonimo, che all'unanimità ha vinto il Pulitzer degli appelli al partito. Se ne sta appeso negli uffici parlamentari di Rifondazione. L'altra volta, quando Bertinotti minacciò la crisi a causa di inadeguata manovra di bilancio, furono Melandri e Bressa a dargli del «delinquente» e del «mascalzone». Melandri e Bressa, e cioè le propaggini di Botteghe Oscure e di Piazza del Gesù. Adesso, a viale del Pohclinico arrivano le arrabbiature brutali del popolo militante, quello che in piazza scendeva con le bandiere rosse e giura che non lo farà mai più, l'anziano partigiano dell'Anpi che con il groppo in gola vede svanire l'ultimo sogno di una sinistra di lotta e di governo, il geometra il cui cuore batte ancora al ritmo dell'Internazionale, la professoressa che, dice, «mi ricordo di Althusser e quindi io non vi voto più». Idee ed emozioni confuse, perché chissà cosa mai può entrarci l'ex gauchiste uxoricida di Francia con Bertinotti e Cossutta, ma tali sono gli umori della gente rifondarola. «Lei è un fanatico esaltato, la sua illusione è una dolce chimera. Crede davvero che i giovani disoccupati voteranno Rifondazione?»: da via Corrado Alvaro 5 di Pozzuoli, il signor Canfora Vincenzo di anni 75, già consigliere comunale del pds nel paesone puteolano, ha preso carta e penna, e così ha scritto all'onorevole Bertinotti Fausto. Premurandosi pure di inviare copia per conoscenza all'onorevole Cossutta Armando. Capello Giovanni, del partito del- la Rifondazione comunista di Torino, si è limitato a faxare uno slogan senza destinatario, «Rottamiamo il comunista da salotto». Poi ci ha ripensato e ha aggiunto: «Pregasi rottamare con urgenza il comunista da salotto. Ci rifiutiamo di vivere in un paese comandato dal nano di Arcore con Previti ministro della giustizia». Roberto Canevalli, o forse Corneralli, da chissà dove fa notare che «affossando questo governo per mi capriccio massimalista il gruppo dirigente si dimostra demagogico, irresponsabile, infantile», insomma ben di peggio dell'altra volta, quando per il rischio evitato di ima quasi-crisi di governo Massimo Cacciari emise per il partito della Rifondazione comunista la diagnosi di «fase del narcisismo anale». Ma oltre gli insulti, la rabbia, la sfiducia, l'ira funesta di un popolo che dice, come fosshno nel Cile di Allende, «questo governo fa schifo, ma è pur sempre il nostro governo», c'è anche come ovvio molto orgoglio. «Una volta la sinistra era attratta dal fascino perverso dell'irriducibilità: adesso le sinistre europee sanno vincere e governare, perché noi non riusciamo a competere per il buongoverno, in maniera moderna e antagonista?», fa sapere da Grosseto, via telegramma, un anonimo «comunista dal 1948». Dallo sconcerto al dolore, quando a prendere la penna è l'Anpi di Modena, «le partigiane e i partigiani scongiurano disastrose rotture por far avanzare il processo riformatore». Da).dolore al realismo: Dino Bianchi, operatore sociale nel Canton Ticino, dice che «noi lo sapevamo che dovevamo stare al governo con quelli E, mica ce l'abbiamo la maggioranza nel paese». Ma è difficile che a furia di spedire messaggi, «e votala, 'sta finanziaria», Bertinotti si convinca. L'altra volta, si disse che aveva ascoltato i compagni del manifesto: stavolta, la Rossanda sembra invece comprendere le ragioni della rottura. L'altra volta diede ascolto ai ragazzi della Fiom di Brescia: stavolta, anche il mitico operaio Maurizio Zipponi ha cambiato idea. Soprattutto, stavolta non è ancora uscito l'appello di Sabrina Ferini. La quale, l'altra volta disse al Tg3 «Fausto, ripensaci». E Fausto, come è noto, ci ripensò. Antonella Rampino Il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti

Luoghi citati: Arcore, Brescia, Canton Ticino, Cile, Francia, Grosseto, Modena, Pozzuoli, Roma, Torino