Marini al premier: attento

Marini al premier: attento IL FUTURO DEL GOVERNO Marini al premier: attento «I comunisti fanno sul serio» CROMA ON un sacchetto di plastica pieno di sigari, Franco Marini esce dal portone di Montecitorio e si produce in uno dei suoi numeri preferiti: «Allora? j Che novità ci sono? Io non so nulla...». Certo, la crisi è destinata a restare in una nebulosa fino a quando Fausto Bertinotti non farà la prima mossa sulla scacchiera, ma pian piano, scendendo la collinetta di Montecitorio, il leader del Ppi si scioglie. E racconta lo scenario per lui più probabile: «Come prima cosa dovremo verificare se Bertinotti conferì ìerà la sua uscita dalla maggioranza». Pare ci sia «una sorpresina»... Marini sorride: «Mi sembra come quelle uova di Pasqua che apri e non ci trovi niente dentro. Mi sa tanto di presa in giro: in politica le sorpresine non esistono». Ad un ravvedimento di Bertinotti credono in pochi e Marini guarda già oltre: «Se Rifondazione dirà di no, a quel punto credo che Prodi non possa far finta di nulla: dovrà salire al Quirinale e immagino che gli sarà chiesto di presentarsi in Parlamento...... E a quel punto? Inizia una lunga ricerca dei voti per fare passare la Finanziaria? «No, io all'ipotesi fatta da Dini di lavorare nelle commissioni non ci credo. Credo che il presidente del Consiglio verrà in Parlamento e chiederà un voto che contenga in sé sia la fiducia al governo e sia un giudizio complessivo sulla manovra». Marini non lo dice, ma lo scenario da lui tratteggiato si chiude con una crisi a breve scadenza e Prodi al Quirinale con le dimissioni in tasca. Ma Romano Prodi non la pensa allo stesso modo: a Palazzo Chigi si pensa ad una tattica più morbida, si immagina di ricucire una maggioranza parlamentare «nell'ambito del voto del 21 aprile 1996», come dice Walter Veltroni. Prodi lo sa: in Italia le crisi di governo si sa come cominciano e non si sa mai come finiscono. Dunque, se si può, meglio evitarle. E infatti il Professore ha trascorso la giornata di ieri per mettere a punto il pacchettooccupazione che, per i comunisti, dovrebbe costituire la parte più «appetitosa» della Finanziaria. Certo, anche ieri sera dallo staff di Prodi ripetevano che «le offerte a Bertinotti sono finite», ma il pacchetto elaborato dai tecnici di Palazzo Chigi e del Tesoro è un ponte lanciato verso Rifondazione. Un lavorìo complesso, tanto è vero che ieri sera - caso raro - non era stato ancora diramato l'ordine del giorno del consiglio dei ministri di oggi, chiamato a varare le misure sociali. Prima fra tutte quella Agensud tante volte reclamata da Bertinotti. Certo, in queste ore Prodi è diventato più sospettoso del solito. Lo ha irritato quella sortita dalemiana («Io a Palazzo Chigi? Se e quando l'Ulivo lo vorrà») perché Prodi immaginava di dover fare i conti con le ambizioni di D'Alema soltanto alla fine della primavera del 1999. «In quel periodo si concentrano tre scadenze importanti - spiega Enrico Letta, vice-segretario del Ppi, con un buon rapporto personale con Prodi -. Si elegge il nuovo Capo dello Stato, ci sono le elezioni europee e si va al rinnovo della Presidenza della commissione europea. E' naturale immaginare che a giugno del '99 si concluda in ciclo». E visto che Prodi è «un po' sospettoso», la sortita di D'Ale¬ ma non lo ha messo di buon umore, anche se a Palazzo Chigi non temono una prematura ambizione dalemiana. Per lo staff di Prodi il vero pericolo è un altro: una volta tagliati per davvero i ponti con Bertinotti, potrebbe prender quota un governo tecnico con i voti dei cossuttiani, dell'Udr cossighiana e magari aperto ad ulteriori apporti parlamentari. E per quel governo è già pronto un candidato di prestigio: «Il nome è quello di Carlo Azeglio Ciampi - spiega Bruno Tabacci, vicesegretario dell'Udr cossighiana -. Un governo tecnico di ampia convergenza sarebbe l'unica soluzione che consentirebbe di traghettare oltre il semestre bianco. Alla fin fine credo che anche Marini stia pensando a questo». E in questi giorni, ad infastidire Prodi ha contribuito oltre alla dimenticanza di Blair («Ora ci sono governi omogenei a Parigi, Londra e Bonn»), anche una piccola delusione ricevuta dal prossimo Cancelliere di Germania. Prodi aveva tele¬ fonato a Schroeder per fargli gli auguri e mentre i due stavano parlando, il sottosegretario Micheli ha suggerito al presidente del Consiglio di prospettare la possibilità di un incontro tra i due capi di governo. Prodi ha fatto un rapido accenno ad un eventuale incontro, ma Schroeder non deve aver capito e per il momento non è stata ancora fissata la data del vis-à-vis tra i due capi di governo. Fabio Martini E a Palazzo Chigi si lavora al «pacchetto occupazione» un ponte lanciato verso Rifondazione. Se Bertinotti rompe, si va verso la soluzione tecnica guidata da Ciampi Il segretario del partito popolare Franco Marini O OMA plagari, ortosi oi a? j n enario «Come ificare la sua a». Pasina»... bra coua che e den in gine non di Ber MariRifon punto «LROMcon udiagndel sotoriafuorianchnel svo. Pe me«nondimeM« Qui sopra il segretario del Pds Massimo D'Alema Il segretario del partito popolare Franco Marini

Luoghi citati: Bonn, Germania, Italia, Londra, Parigi