LA FRAGILE SINISTRA DEI SENTIMENTI di Gad Lerner
LA FRAGILE SINISTRA DEI SENTIMENTI LA FRAGILE SINISTRA DEI SENTIMENTI sicamente «crisi di metà mandato», normale quando gli elettori si accorgono che solo una parte delle aspettative riposte nella compagine governativa si sono rivelate fondate. In Italia è diverso per due ragioni: primo, per l'esistenza qui di un popolo di sinistra certo minoritario e forse anche residuale, ma pur sempre ampio e culturalmente legato all'idea della Grande Svolta, del Grande Cambiamento; secondo, per l'imponenza dei processi di riconversione produttiva e di esclusione sociale in atto su tutto il territorio nazionale. Ecco perché l'influenza dentro alla sinistra italiana del partito del conflitto - alleato solo provvisorio di un Ulivo che invece ha nei suoi cromosomi la filosofia della mediazione - oltrepassa di gran lunga le cifre del suo peso decorale. E so¬ prattutto: ecco perché delusione e rimpianto rischiano di esrendersi dentro la sinistra italiana fino a produrvi indifferenza e passività. Lo ha intuito Massimo D'Alema, e forse per questo ha scelto di chiamarsi provvisoriamente fuori dalla contesa con Rifondazione di cui si era assunto quasi per intero l'onere un anno fa. Lo ha intuito anche Romano Prodi, se è vero che ha repentinamente modificato i connotati della sua legge finanziaria, da «Finanziaria per lo sviluppo» a «Finanziaria per i ceti deboli». La partita della sinistra italiana oggi si gioca proprio lì, tra i ceti deboli, salvaguardati in parte dall'Ulivo durante la rincorsa ai parametri di Maastricht ma non fino al punto di restituire loro fiducia nel futuro. Per fare un esempio, non è affatto probabile che di fronte all'apertura di una crisi i metalmeccanici bresciani guidati da Maurizio Zipponi, che l'anno scorso calarono su Roma per rimettere insieme a forza i due tronconi se¬ parati della sinistra, sarebbero domani pronti a ripetere il loro gesto. Delusione e rimpianto, si tradurrebbero probabilmente in una rammaricata accettazione della fine di ogni speranza. Ancora una volta il fattore tempo potrebbe dunque rivelarsi decisivo. I dati che segnalano una sia pur timida ripresa dell'occupazione; il varo finalmente di un'Agenzia per lo sviluppo del Sud; la stessa proposta di impiego «sociale» delle riserve in eccesso delle banche centrali rivelata su questo giornale da Carlo Bastasin: agli occhi del popolo di sinistra può anche darsi che tali novità giungano troppo tardi. Lo capiremo solo nei prossimi giorni. Di certo possiamo già dire che il travaglio del popolo di sinistra - indipendentemente dall'esito della conta tra Bertinotti e Cossutta obbliga Romano Prodi a usare il pedale dell'acceleratore. La sua proverbiale cautela, stavolta, potrebbe rivelarsi un'imprudenza. t Gad Lerner
Persone citate: Bertinotti, Carlo Bastasin, Cossutta, Massimo D'alema, Maurizio Zipponi, Romano Prodi
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