CHE BELLO FARE L'ARBITRO! di Angelo Caroli
CHE BELLO FARE L'ARBITRO! CALCIO CHE BELLO FARE L'ARBITRO! Parola di Alfredo Trentalange uno dei migliori fischietti L'arbitro Alfredo Trentalange fa da paciere durante uri incanirò FiorentinaInter di qualche anno fa GLI arbitri vivono un momento difficile. Il campionato è già cominciato da poco e si prevedono nuovi venti di guerra. Non solo perché la loro «professione» (su questo concetto bisognerà abituarci) richiede un tempo via via maggiore affinché venga curata meglio la preparazione fisico-atletica-tecnica, ma perché l'universo del pallone, sempre più dominato da interessi e profitti, calamita polemiche, sospetti, incomprensioni e intolleranze. A pagare sono sempre gli arbitri, il bersaglio più facile, visto che sono chiamati a decidere in una frazione di secondo su gesti e comportamenti che sfuggono all'occhio umano, che solo la moviola riesce a bloccare e su cui tifosi, dirigenti, giocatori e tecnici possono discutere a tavolino, con calma, e magari senza arrivare a una soluzione univoca. Ma nonostante la bufera che ad ogni fine campionato si scatena su una classe poco protetta, c'è chi come Alfredo Trentalange (e i suoi colleghi la pensano in modo analogo) ama il proprio lavoro come la più attraente delle creature. «Vengo da un ciclo piuttosto duro di impegni: prima il raduno di Coverciano, poi Inter-Cesena, Grecia-Slovenia, Fiorentina-Empoli e infine Edimburgo-Palma di Maiorca spiega l'arbitro internazionale, 50 gare europee e 114 in serie A -. E sono felice, poiché al di là delle polemiche scottanti, dei sospetti e di certe assurde prevenzioni, ritengo splendido fare l'arbitro. Poiché si viaggia e, dunque, si conosce. Inoltre puoi passare dalla 3a categoria a un match di San Siro». Dalla passione, insomma, all'ambizione il passo è breve. «Più passione che altro. Vedi le cose che hai idealizzato e sognato, pren- di inoltre decisioni in un attimo e te ne assumi ogni responsabilità, proprio come un giudice. E il tutto in un ambiente ostile, anche se costruito attorno a un gioco. Un impegno, a farla breve, estremamente formativo». E i veleni? «Li accetti con filosofia - spiega ancora Trentalange che fuori dal campo è dirigente nell'area riabilitativa, con indirizzo psichiatrico - e così cresci e ti formi, come arbitro e come individuo. Il resto passa in seconda linea. Ti confesso che pagherei pur di fare l'arbitro. E inoltre lo sport permette di allenarti, di curare il tuo fisico. Insomma, arbitrare resta un fatto altamente positivo poiché si svolge e sviluppa in un ambiente particolare, dove tutti camminano con il tuo passo e parlano la stessa lingua». Spostiamoci in un'altra dimensione, passiamo dal nazionale al municipale e puntiamo il dito, non certo in segno di rampogna, sul settore che ogni anno fabbrica nuove leve. Che cosa c'è da segnalare nella cintura di Torino? «Un movimento dalle enormi potenzialità, anche se c'è tanto da lavorare. Per cui occorre moltissimo impegno. L'esempio viene dall'alto, ecco perché ho fiducia nei dirigenti. Io sono arrivato a questo livello grazie a loro, ho lavorato con Trono e gli sono riconoscente. Vedo all'orizzonte cittadino un ottimo prodotto, si chiama Roberto Rosetti, ha 31 anni e garantisce un futuro roseo. Nella vita è un esperto in riabilitazione motoria, come arbitro ha debuttato in serie A l'anno scorso (2 match all'attivo) ed è molto bravo. Sarà anche un esempio per i più giovani, come lo è stato Pairetto per me, un mito autentico». Angelo Caroli
Persone citate: Alfredo Trentalange, Pairetto, Roberto Rosetti, Trentalange, Trono
Luoghi citati: Cesena, Coverciano, Edimburgo, Grecia, Maiorca, Slovenia, Torino
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