Sportineria
Sportineria Sportineria SONO sempre più numerose le auto che nella civilissima Torino passano col rosso ai semafori non sempre notturni, non sempre deserti. In qualche caso - un esempio per tutti: dal fondo di corso Ferrucci a sinistra, per andare in corso Mediterraneo, tagliando la strada a chi arriva da corso Lione - si passa col rosso per la semplice ragione che non arriva o non sembra arrivare nessuno, e magari chi diligentemente attende il verde viene rampognato a colpi di clacson. Naturalmente si alza, qualche volta, il fischio di un vigile, qualche multa viene data. Ma evidentemente la repressione, come in un po' tutte le cosacce del mondo, non basta. A Napoli - meno però nell'attuale era bassoliniana di forte presa di coscienza cittadina - il semaforo rosso è ritenuto un optional, quando non una pura civetteria cromatica. Il più grande taxista di Napoli e quindi probabilmente del mondo, l'Armandino che porta gli arbitri in tempo per le partite a Fuorigrotta, che scorrazza Luciano Moggi per l'Italia, che sapeva dove andare a raccogliere Maradona all'alba, precisa che passando al semaforo con il rosso si gode dell'attenzione di quelli che stanno passando con il verde e che, sapendo che c'è chi appunto sta passando con il rosso, vanno cauti assai. Mentre se si passa con il verde, si può temere l'irrompere devastante di quelli che stanno passando con il rosso. A Torino non siamo ancora arrivati a queste sublimi interpretazioni della deregulation, ma le premesse esistono: e una volta tanto la nostra cara città prenderebbe qualcosa da una sua consorella, anziché inventare e regalare, o lasciarsi portar via. Si deve dire che al passaggio col rosso danno impulso i lavavetri e i questuanti, per sfuggire ai quali c'è chi è disposto a correre qualche rischio, specie se motivato dall'arancione che è appena apparso per chi incrocia. Ma - trasgressione per trasgressione - sarebbe auspicabile un'adesione alla interpretazione napoletana, molto logica, quasi impeccabile. Con un rischio: quello di perdere quel sensazionale senso di tempismo che suggerisce il colpo di clacson, al primissimo verde, dell'auto che ti sta dietro, o quello di non godere più l'immane concerto che si alza da tante auto suonatrici quando il signor Pautasso, a verde già apparso da un lunghissimo decimo di secondo, sta cercando di mettere la prima.
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